Vignetta di Niyaz Karim
Si è molto parlato della possibilità che Dmitri Medvedev, il primo ministro russo, possa essere messo da parte e sostituito dall’ex ministro delle Finanze Alexei Kudrin. Noi pensiamo che ciò accadrà, ma non ora: probabilmente in autunno.
Ad alimentare simili congetture è in parte lo stesso Presidente Vladimir Putin, il quale ha fatto di tutto per dimostrarsi compiacente nei confronti di Kudrin, che lo scorso anno lasciò il proprio incarico in seguito a un pubblico diverbio con Medvedev riguardo alle spese militari. In diverse occasioni Putin ha pubblicamente elogiato Kudrin, lasciando intendere chiaramente che egli continua ancora oggi ad occupare un ruolo chiave all’interno del Cremlino.
Cosa sta succedendo dunque? Stando alle supposizioni che circolano a Mosca, a Kudrin sarebbero stati offerti diversi incarichi di alto livello, compreso quello di direttore della Banca Centrale e, più recentemente, di capo dell’Amministrazione presidenziale, uno dei ruoli più influenti del Paese. Sembra però che Kudrin abbia declinato tutte le offerte e stia invece puntando alla carica di primo ministro.
Quel che è certo è che Kudrin si sta comportando come se fosse in campagna elettorale; di recente ha anche criticato molto apertamente il governo, invocando delle riforme radicali volte a scongiurare la stagnazione economica. “Anche se ci tirassimo su le maniche e ci mettessimo immediatamente al lavoro, ci vorrebbero dai tre ai cinque anni prima di raggiungere dei nuovi livelli di efficienza”, ha dichiarato Kudrin durante un’udienza parlamentare.
Kudrin ha in parte attribuito la colpa dell’attuale, indolente ritmo di crescita del Paese al partito Russia Unita oggi al potere, affermando che “il sistema politico non è al passo con le sfide dei nostri tempi, né garantisce un meccanismo in grado di attuare la modernizzazione del Paese”. Egli ha inoltre minimizzato l’ottimismo del ministro dell’Economia (e dei mercati), secondo cui il Paese riprenderà a crescere nella seconda metà del 2013.
Considerando che la maggior parte dei mezzi di comunicazione è controllata dallo Stato, le aspre e influenti critiche espresse da Kudrin non troverebbero una cassa di risonanza se non godessero dell’autorizzazione del Cremlino.
Secondo l’analista Chris Weafer, attualmente Kudrin verrebbe usato per raggiungere due obiettivi: “Il primo è quello di permettere a Putin di dimostrare ai russi che c’è un uomo competente che nell’evenienza di una crisi può essere chiamato in gioco. Il secondo è di ricordare all’attuale primo ministro e al suo gabinetto che in caso di errori o di un mancato miglioramento dell’economia c’è già qualcuno pronto a sostituirli”.
Probabilmente le cose stanno davvero così. Per comprendere appieno la situazione occorre innanzitutto ricordare che Putin ha dei programmi a lunga scadenza e ha già fatto piani di qui al 2020, come previsto dalla “Fase II” della sua strategia a lungo termine. La “Fase I”, implementata dal 2000 al 2008, prevedeva di riassumere il controllo del sistema politico sottraendolo agli oligarchi, di risolvere alla bell’e meglio i problemi economici più gravi e di inaugurare la seconda tornata di grandi privatizzazioni.
La “Fase II”, iniziata lo scorso anno con l’insediamento di Putin, ha l’obiettivo di riaffermare l’autorità del governo, questa volta, sui propri dipendenti, che hanno “preso” a piene mani. E le roadmap della riforma, adottate a partire da maggio 2013, rappresentano un tentativo per migliorare gradualmente il sistema Russia a partire dalle sue fondamenta.
Da un punto di vista pratico, ciò significa che Putin ha un ruolino di marcia ben definito a cui attenersi. Nel 2011, in occasione del forum di investimento della Sberbank, quando egli era ancora primo ministro, Putin aveva anticipato le roadmap; negli ultimi nove mesi però ne sono state lanciate di nuove - quasi trenta - e spetterà a Medvedev elaborarle durante una “fase preparatoria”, a cui farà seguito l’implementazione.
Oltre a stabilire un’agenda economica, Putin ha anche inaugurato il principale intervento della sua strategia politica, rappresentato dalla volontà di assumere un controllo più stretto sul governo attraverso l’imposizione di un giro di vite alla diffusa pratica delle tangenti.
Un tentativo analogo era già stato compiuto con le nuovi leggi che vietano ai funzionari del governo di possedere beni all’estero. L’iniziativa è ambiziosa. Nel 2000, quando Putin convocò gli oligarchi per un incontro che si rivelò critico, gli uomini da persuadere erano solo venti; questa volta i funzionari e burocrati del suo staff da ricondurre all’ordine sono invece ben più di un milione.
È chiaro che Medvedev in questo momento è, da un punto di vista politico, vulnerabile: l’attuale ristagno economico era stato ampiamento previsto (benché si sia dimostrato più grave delle attese) e Medvedev rappresenta chiaramente un capro espiatorio ideale, che può essere sacrificato in qualsiasi momento. Tuttavia, anche se l’economia russa sta soffrendo e la gente è preoccupata, le cose non vanno ancora abbastanza male da giustificare l’estromissione di Medvedev. Diversi quotidiani russi ipotizzano che egli sarà fatto fuori in autunno e solo se l’economia peggiorerà ulteriormente.
Un secondo punto a favore dell’attesa è da ricercare nel fatto che attualmente Putin dispone di un capitale politico assai limitato. Il Presidente ha sferrato un attacco terribile al suo stesso impianto politico, e deve quindi sorvegliare da vicino il processo di riorganizzazione prima di procedere a un nuovo, drastico stravolgimento. Il processo di verifica dei sostituti e delle imprese statali sarà completato entro giugno o luglio 2013 ed è allora che le nuove regole inizieranno a essere implementate.
L’entrata in scena di Kudrin rappresenterebbe probabilmente in un elemento di disturbo. A Mosca circola voce che egli non voglia semplicemente diventare primo ministro, ma ambisca a poteri ampi, che gli consentano di compiere delle riforme reali, destinate a pestare i piedi delle élite. Inoltre, al pari di Gref e Medvedev che lo hanno preceduto, Kudrin avrebbe bisogno di tutto il sostegno di Putin per fare attecchire le sue riforme.
Affidare l’incarico a Kudrin segnerebbe una svolta anche per l’immagine della Russia. Gli investitori stranieri amano Kudrin e darebbero qualunque cosa pur di vederlo occupare la carica di primo ministro e in grado di attuare il cambiamento. La sua nomina sarebbe di certo accolta con un deciso miglioramento nel clima degli investimenti, sia diretti che dei portfolio. Si tratta di una carta assai allettante, e considerando che il governo si è prefisso il dichiarato obiettivo di incrementare gli investimenti, i tempi [della sua nomina] andrebbero calcolati in modo da ottimizzare gli effetti.
Ovvero, quando? Di certo non ora. La valuta russa sta vivendo un momento particolarmente buio. La situazione dovrebbe migliorare se nella seconda metà dell’anno si verificherà, come si spera, la tanto attesa ripresa economica globale. O si potrebbe aspettare sino al 2014, quando la ripresa, in Russia e non solo, sarà molto più robusta. O forse [Putin] aspetterà addirittura più a lungo, lasciando a Medvedev il compito di svolgere la maggior parte del lavoro “sporco” per poi chiamare Kudrin a sistemare le cose.
Naturalmente, nulla di tutto questo potrebbe verificarsi, ma non riesco a immaginare un modo più semplice e allettante per stravolgere la storia della Russia e far sì che torni a essere considerata un’interessante meta di affari.
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