Continua il braccio di ferro tra Ue e Russia per l'abolizione dei visti (Foto: RIA Novosti / Evgeniy Karasev)
Sarà possibile recarsi senza visto dall’Ue a Sochi per assistere alle Olimpiadi invernali del 2014? No! E per assistere al Campionato del Mondo di calcio nel 2018? "Ci credo poco anche in questo!", risponde un massimo esperto di problemi di eurointegrazione dell’Istituto di Studi sull’Europa presso l’Accademia delle Scienze Russa.
E così ha precisato: "La terza unità dell’elenco dei passi della Russia e dell’Ue sulla via verso il regime senza visti (in totale di tali unità ce ne sono quattro) può essere eseguita all’infinito. È formulata nei seguenti termini: ordine pubblico, sicurezza, cooperazione nel campo giuridico. Ma contiene disposizioni molto vaghe, interpretabili in ogni modo".
L’8 aprile 2013 a Mosca è giunta una missione speciale dell’Ue per verificare lo stato delle cose in merito alla medesima terza unità: "Il problema principale della terza unità riguarda un accordo con l’EuroPol e l’Eurojust sullo scambio di informazioni operative. Accordo che offra alle parti l’accesso ai database relativi alla delinquenza organizzata.
La Russia ha già fatto la sua parte: ha modificato la legislazione nazionale, ha firmato la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla difesa delle persone fisiche nell’elaborazione dei dati personali. Ma c’è un nodo da scegliere: un protocollo supplementare alla convenzione secondo cui il processo di trasmissione di informazione sia controllato da un organo autonomo. Da noi vi provvedono il Roskomnadzor (Servizio federale di supervisione nel campo delle comunicazioni, tecnologie informatiche e comunicazioni di massa) e la Procura della Repubblica. Ossia strutture che hanno un rapporto particolare con il governo. Cambiare qualche cosa in questo campo è estremamente difficile".
"A proposito, - continua - lo stesso problema era stato sollevato ai negoziati sul regime senza visti tra l’Ue e gli Usa. Ma in quel caso Bruxelles aveva fatto delle concessioni e il regime senza visti si era messo in moto".
In molti casi si sostiene che il sasso d’intoppo del problema dei visti è rappresentato dal fatto che la Russia si vuole fare concedere delle agevolazioni per l’ingresso nella zona Schengen dei titolari dei passaporti di servizio. È davvero così? "Inizialmente si trattava dei detentori di oltre centomila passaporti. Poi la Russia ha ridotto il loro numero fino a 15mila, togliendo dalla lista militari, funzionari amministrativi delle ambasciate, una parte dei collaboratori dei gruppi statali. Lasciando solo coloro che possiedono passaporti di servizio biometrici. Dopo di che la Germania avrebbe ritirato le sue obiezioni. Ma una decisione definitiva al riguardo dell’Ue sarà adottata con la maggioranza qualificata. È difficile prevedere le sorprese che possono venire nell’ambito di questo processo".
Stando ai dati in possesso del Comitato Orientale di Economia Tedesca, per via del regime dei visti con la Russia, l’Ue perde ogni anno milioni di euro. Che cos'è che spaventa così tanto Bruxelles? Abbiamo rivolto questa domandea a Vadim Voinikov, professore dell’Università Baltica Kant di Kaliningrad: "L’Ue ha paura di immigrati illegali. Ha paura di traffico clandestino di droga, di altri fenomeni negativi legati all’Asia Centrale con cui abbiamo i confini assai trasparenti e con cui abbiamo il regime senza visti. L’Unione Europea ha paura anche di esportare terrorismo dal Caucaso del Nord".
Secondo quanto riferiscono i nostri esperti, l’Ue sta provvedendo a trasformare il problema dei visti in oggetto di banale mercanteggiamento. Sono in gioco alcune concessioni nel campo energetico, la situazione in Siria, la tutela dei diritti dell’uomo. Anche se si supponesse che nel caso specifico fossimo al mercato, lo scambio sarebbe esplicitamente inadeguato!
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