Ad aprile 2012 Dmitri Medvedev ha presentato un disegno di legge che introduce nuove procedure per i bambini nati in famiglie miste per ottenere la cittadinanza russa (Foto: PhotoXpress)
Negli anni Novanta una delle conseguenze del crollo della cortina di ferro fu il drastico aumento di matrimoni tra russi e cittadini di Stati stranieri. In linea di massima si trattava ovviamente di ragazze russe. Erano più pronte a spostarsi e soprattutto risultarono le più richieste nel mercato internazionale di fidanzati e fidanzate.
A quel tempo una ragazza o una donna russa su due probabilmente fantasticava che là – nell’opulento Occidente – avrebbe di certo incontrato il suo principe sul cavallo bianco, anzi, sulla Mercedes, che l’avrebbe portata, se non nel castello di famiglia, almeno in una villa con vista sul mare.
Le fantasie romantiche sui principi svanirono ben presto. Così la maggioranza delle novelle “cenerentole” dovette accontentarsi del modesto idraulico o di un carrozziere. Ma questi, come si dice, sono dettagli.
I veri problemi iniziarono dopo; quando, cioè, in queste coppie arrivarono i figli. Allora le mamme scoprirono con grande stupore che i loro diritti sulla prole erano considerevolmente ridotti e per di più, per quanto fosse paradossale, proprio dalla legislazione del loro Paese natio. All’inizio degli anni Novanta in Russia passò una legge secondo la quale la cittadinanza russa era data a un bambino nato da un matrimonio tra un russo e uno straniero soltanto previo consenso di quest’ultimo.
Nelle legislazioni degli altri Paesi sviluppati – Usa, Canada, Gran Bretagna, Italia, Germania, Francia, Finlandia – non esiste nulla di simile. Se uno dei genitori ha la cittadinanza del Paese corrispondente, suo figlio/a la riceve automaticamente oppure su richiesta di uno dei coniugi.
Inoltre per la cittadinanza italiana basta avere un bisnonno o una bisnonna italiani. Nei Paesi con una politica demografica orientata alla crescita della popolazione, come per esempio l’Australia e la Nuova Zelanda, ma anche l’Inghilterra e il Canada, bastano i nonni per ottenere la cittadinanza.
Alcuni Paesi, per esempio la Finlandia, dichiarano apertamente sui siti governativi: “Il bambino di una madre finlandese ottiene sempre la cittadinanza finlandese all’atto della nascita”. In effetti, dato che l’identità della madre è sempre certa, non si avanzano nei suoi confronti altre richieste affinché il figlio, nato all’estero, ottenga la cittadinanza.
Non si capisce in base a cosa soltanto in Russia sia stata introdotta una norma così discriminatoria per i cittadini. Alcuni anni fa i deputati cercarono di fare esaminare una legge che abrogasse questa disposizione. La risposta fu immancabilmente la stessa: “Così si lederebbero i diritti del genitore straniero”. Era difficile comprendere come facessero a spiegare tanta preoccupazione per il genitore straniero a danno dei propri cittadini.
La situazione è cambiata soltanto ad aprile 2012, quando l’allora Presidente della Federazione Russa Dmitri Medvedev portò alla Duma un disegno di legge che sanciva una nuova modalità per dare la cittadinanza russa ai figli dei matrimoni misti. In quell’occasione fu puntualmente dichiarato che il consenso del genitore straniero non sarebbe più stato richiesto.
Nella nota al documento si dice che nel caso di conflitti familiari la richiesta del consenso obbligatorio da parte del genitore straniero diventa un ostacolo insormontabile per la formalizzazione della cittadinanza del bambino.
Questo significa che, qualora ce ne sia bisogno, per la parte russa sarebbe difficile difendere gli interessi del bambino, in quanto cittadino di un altro Stato.
Il fatto che questo bisogno esista trova conferma proprio nella nota di chiarimento, dove si mostra che recentemente sono capitati non pochi conflitti all’interno di famiglie internazionali, in prevalenza a causa della tutela sui figli. In quei casi la mancanza della cittadinanza russa per i bambini ha giocato un ruolo decisivo.
In poco più di un anno dalla sua fondazione, circa 80 russi di 22 Paesi si sono rivolti all’associazione “Russkie materi” (Madri russe) dopo che gli organi locali di tutela avevano tolto loro i figli per affidarli a famiglie adottive.
La situazione più complessa si registra in Finlandia. A oggi sono 50 i bambini che, con i pretesti più vari e spesso completamente fittizi, sono stati tolti ai genitori russi. Anche in Norvegia ci sono molti casi simili. Nell’elenco rientrano pure la Germania, il Belgio, la Francia, il Canada, gli USA, l’Australia, l’Italia, la Danimarca, l’Austria, la Spagna e Malta.
Ogni volta l’aiuto offerto a questi genitori da parte dei diplomatici russi si scontra con uno sbarramento sotto forma di legge sulla cittadinanza.
Finalmente il 22 gennaio 2013 il documento introdotto dal Presidente ha passato la prima lettura nella Duma. Si spera che i successivi stadi dell’iter giuridico vengano superati senza particolari difficoltà; la maggioranza dei deputati all’unanimità si è espressa a favore.
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