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Credit: Niyaz Karim |
12 febbraio 2013
Non avrei mai detto che fosse possibile, soprattutto per me, che alle 22 tengo aperti gli occhi con gli stecchini. L'età di rave e party lunghi un'intera notte è passata da un po', ma restare a ballare in discoteca fino alle 2.30 del pomeriggio era un traguardo che non mi ero mai posta.
Certo, più di una volta, dopo una festa a casa di amici, mi era capitato di aspettare l'apertura della metropolitana alle 5.45 della domenica mattina e, soprattutto a Pushkinskaya, si è sempre in grande compagnia di nottambuli in ansiosa attesa di andare a dormire, accalcati davanti ai cancelli chiusi del metrò.
Ma arrivare a ballare in pista per 10 ore è un personale record da guinness. Certamente non un vanto, ma mi sembra ancora più sconvolgente se si ammette di non essersi accorti di aver saltato sonno, colazione e pranzo e che la notte fosse stata sostituita dal giorno, come è successo a me e alla mia amica qualche notte fa.
Dopo la solita festa del venerdì sera a casa di italiani, finita però troppo presto, nel cuore della notte, anche per aspettare l'apertura della metropolitana, io e Olya decidiamo di andare a vedere che gente c'è nella zona di Teatralnaya, dietro al Bolshoj, sempre pullulante di giovani, tassisti abusivi e locali glam per tutti i gusti e le tasche.
A Mosca si balla fino all'alba e anche oltre nei tanti locali che ospitano il popolo russo della notte (Foto: Ufficio stampa)
Dopo essere state rimbalzate da un paio di locali perché troppo pieni, decidiamo che il Cuba Libre fa al caso nostro: un posto piccolo su due piani, dove i balli partono già nello spazio all'ingresso. Troppo affollato per i nostri gusti, però, perché noi vogliamo ballare sì, ma anche parlare, ridere e scherzare. Allora andiamo al piano di sopra, sulla galleria con i tavoli che si affaccia sulla pista, accanto alla postazione del dj. Ci avviciniamo a un tavolo libero e subito il cameriere ci chiede 1.000 rubli a testa come anticipo per le eventuali consumazioni, se vogliamo sederci.
Io e Olya ci guardiamo: non avremmo bevuto dopo la cena ben innaffiata dalla quale arrivavamo. Così restiamo in piedi e, tra vecchi e nuovi successi della disco-music internazionale, trascorriamo un paio d'ore. Dopo di che ci balena un'idea: "Andiamo al Gogol".
Il Gogol è uno dei club più conosciuti dagli stranieri che transitano a Mosca. Si trova vicino alla metro Okhotny riad e quasi ogni week end vi faccio una capatina, per aprire o chiudere una serata. D'altronde pur trovandosi nella zona più chic di Mosca, tra le vetrine di boutique d'alto grido, è abbastanza economico come posto, nel panorama dei divertimenti notturni moscoviti, ed è soprattutto frequentato da studenti e artisti squattrinati.
Qui, come in tanti altri locali, le ragazze non pagano l'ingresso, ma il controllo della borsa c'è sempre. Anche se ormai non mi faccio più problemi se nella mia di Mary Poppins i buttafuori possono trovare di tutto, dal cambio scarpe al cambio d'abito. L'importante è non avere cibo.
Una volta dentro, il locale si sviluppa in lunghi corridoi con diversi ambienti, banconi e piste da ballo con musica diversa. Tanti sono così, in modo che sia molto facile perdere la cognizione di spazio e tempo. Qui, però, su tutti gli avventori si staglia un ritratto del mitico Nikolai, dal quale il club prende il nome. E così, sotto il suo sguardo severo, io e Olya continuiamo a ballare.
Arriva il mattino, ma il freddo e il buio ci spingono a infilarci in altri locali della zona, seguendo una processione continua di clienti che vanno e vengono da un club all'altro, incuranti del giorno che avanza e senza mai guardare l'orologio. Fino alle 14.30. Niente stanchezza, tanto divertimento e la prova che Mosca non dorme davvero mai.
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