(Foto: Ria Novosti)
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Credit: Niyaz Karim |
20 gennaio 2013
Ci sono
delle cose, a volte, che mi fanno pensare che i russi abbiano veramente una
marcia in più. Qualcosa di particolare, che li rende speciali con la gente e
nella vita. Suscitando negli stranieri stupore e ammirazione. Fra le tante
cose, elencherei innanzitutto la resistenza fisica, alla quale noi occidentali
forse non siamo abituati. O con la quale semplicemente non ci siamo mai messi
troppo alla prova. Parlo di quella loro curiosa capacità di sopportare con nonchalance le
temperature polari anche nelle condizioni più estreme. Semi-nudi, in mezzo a
una bufera di neve, a venti gradi sotto zero.
Li ho visti tuffarsi in mezzo ai cumuli di neve, dopo la banja. Immergersi in un laghetto ghiacciato in autunno inoltrato, quando la gente passeggiava già con la giacca pesante. Uscire dai chiassosi locali a maniche corte, per rispondere a una telefonata, quando il termometro ormai era precipitato abbondantemente sotto lo zero.
La tradizione dell'Epifania ortodossa che prevede di immergersi in acque gelate per tre volte (Foto: Ria Novosti)
L’ultimo spunto di riflessione arriva in occasione delle celebrazioni dell’Epifania ortodossa. Un rito magico e suggestivo, che ho avuto l’onore di intravedere – seppur a distanza -, assaporando il fascino di una tradizione che resiste al tempo. E al freddo.
Nella sola Mosca, ho letto, in occasione di quel giorno sono stati allestiti oltre cinquanta punti attrezzati. Duemilacinquecento quelli preparati in tutto il Paese. Una macchina organizzativa che ha coinvolto non solo fedeli, ma anche medici e bagnini, pronti a intervenire in caso di necessità. Nei giorni precedenti alle celebrazioni, i giornali hanno iniziato a pubblicare i consigli degli esperti per non ammalarsi. Niente vodka, niente immersioni prolungate, niente dimostrazioni di resistenza o nuotate goliardiche. Sembra semplice, no? A mio parere, però, per imprese del genere ci vuole un unico requisito: essere russi.
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