Calcio, la rivincita del Caucaso

I giocatori Samuel Eto'o e Rasim Tagirbekov, in primo piano, dell'Anzhi festeggiano un goal al Cska Mosca in una delle ultime gare del campionato russo (Foto: Ria Novosti)

I giocatori Samuel Eto'o e Rasim Tagirbekov, in primo piano, dell'Anzhi festeggiano un goal al Cska Mosca in una delle ultime gare del campionato russo (Foto: Ria Novosti)

Le squadre della regione, tra cui l'Anzhi Makhachkala e il Terek Grozny, nella Russian Premier League danno filo da torcere alle blasonate di Mosca e San Pietroburgo. Una risposta, anche, al razzismo

Russian Premier League in salsa caucasica. Un’invasione sportiva. Che contribuisce a riscrivere la geografia del campionato russo di calcio, rivoluzionato dalla variazione del calendario e dall’arrivo dei top players dai tornei europei.

Dal Caucaso, i club che provano a contrastare il potere delle società di Mosca. Cska, Dinamo, Lokomotiv, Spartak. Trentatré titoli su 53 sovietici. Un potentato a quattro. E solo sette team non moscoviti, tra cui la gloriosa Dinamo Kiev, riuscivano nell’impresa di aggiudicarsi il torneo. Insomma, un dominio quello delle squadre della capitale. Messo in discussione, assieme ai rubli dello Zenit San Pietroburgo e del Rubin Kazan, da una regione che ha sempre portato comunque grandi successi allo sport nazionale.

Alle Olimpiadi di Londra 2012 c’erano 30 atleti caucasici sotto la bandiera russa. Wrestlers, judoka, lottatori. Quattro medaglie d’oro, cinque d’argento, cinque di bronzo. Il 15 per cento del medagliere della Federazione. E a Pechino 2008 gli ori caucasici furono sei.

Non male, per un’area da sette milioni di abitanti. L’exploit in campo calcistico non era però atteso nel resto del Paese. Specie a Mosca. Con i club della capitale che hanno più volte accusato i proprietari delle squadre caucasiche (Ramzan Kadyrov, patron del Terek Grozny, è anche governatore della Cecenia) di usare il denaro federale per ingaggiare i calciatori, offrendo contratti milionari.

E gli incontri del campionato spesso sono divenuti occasione di violenze, con episodi d’intolleranza razziale verso i caucasici. Il punto di rottura con il passato c’è stato nel 2010. Con quattro club, Alania Vladikavkaz (Ossezia del Nord, che ha vinto il torneo nel 1995), Anzhi Makhachkala (Daghestan), Spartak Nalchik (Repubblica di Kabardino – Balkaria), Terek Grozny (Cecenia) contemporaneamente nella massima serie.

L’anno successivo, il patron del Terek, Kadyrov, portava in panchina Ruud Gullit, ex asso olandese del Milan di Arrigo Sacchi. Un flop. Ma segnale che di fatto apriva la strada alla crescita dei club del Caucaso.

Poi l’Anzhi del milionario Kerimov ingaggiava Roberto Carlos, terzino del Brasile pentacampeao, poi diventato dirigente del club. Due anni e mezzo di contratto, nove milioni di euro. A seguire, i vari Eto’o, Hulk. Ora l’Anzhi, in attesa della ripresa del campionato prevista per il 9 marzo 2013, è secondo in classifica. Il Terek Grozny è quinto, l’Alania è penultimo.

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