Siria, l’Is torna all’attacco per riconquistare Palmira

Uno scorcio del centro storico di Palmira.

Uno scorcio del centro storico di Palmira.

: Nikolaj Litovkin/Rbth
La controffensiva dello Stato Islamico minaccia di coinvolgere la Russia in una nuova fase del conflitto

Nei giorni scorsi fonti diverse hanno diramato la notizia dell’improvvisa controffensiva strategica condotta dagli islamisti per tagliare la rotta tra Palmira e la città di Homs. La minaccia della perdita di Palmira rischia di coinvolgere Mosca in una campagna militare prolungata il cui scopo finale è quello di definire a chi appartiene il controllo del sito patrimonio dell’umanità.

Il risveglio dello Stato Islamico

La notizia dell’offensiva che i combattenti dell’Is avrebbero effettuato per isolare Palmira da Homs, tagliando le linee di rifornimento dell’esercito governativo, sarebbe stata diffusa dall’“Osservatorio siriano per i diritti umani”, organizzazione con sede a Londra. “I combattimenti tra le forze del regime siriano e Daesh (denominazione araba dell’Is) continuano a intensificarsi”, ha comunicato nei giorni scorsi Rami Abdel Rahman, rappresentante dell’organizzazione, che ha definito gli scontri in atto alla periferia di Palmira “la più grande offensiva lanciata dall’Is dopo che l’esercito siriano con l’aiuto della Russia aveva conquistato la città”.

Tuttavia, secondo quanto riferisce a Kommersant una fonte dello Stato Maggiore della Federazione Russa, grazie alla mobilizzazione delle risorse disponibili sarà possibile controllare la rotta tra Homs e Palmira, anche se a sud della città si continua a combattere (gli ultimi scontri sono avvenuti non lontano dalla base aerea militare, a 70 chilometri da Palmira). “Sia la rotta che la città sono costantemente monitorate”, dice la fonte. “Per la difesa degli obiettivi strategici è previsto in caso di necessità l’intervento delle forze aeree, i nostri esperti operano sul campo”. 

Sminatori russi al lavoro per ripulire le strade di PalmiraAPSminatori russi al lavoro per ripulire le strade di Palmira
I militari russi stanno ripulendo dalle mine unu2019area di circa 180 ettariKonstantin Leyfer/TASSI militari russi stanno ripulendo dalle mine unu2019area di circa 180 ettari
Gli ingegneri militari russi sono arrivati in Siria per bonificare la zona dalle mine disseminate dai terroristi dellu2019IsAPGli ingegneri militari russi sono arrivati in Siria per bonificare la zona dalle mine disseminate dai terroristi dellu2019Is
Uno sminatore russo al lavoro tra le rovine della cittu00e0 patrimonio dell&#39UnescoKonstantin Leyfer/TASSUno sminatore russo al lavoro tra le rovine della cittu00e0 patrimonio dell&#39Unesco
Alcuni ordigni rinvenuti a PalmiraKonstantin Leyfer/TASSAlcuni ordigni rinvenuti a Palmira
 
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La settimana scorsa il Ministero della Difesa della Federazione Russa ha confermato il decesso del militare russo Anton Erygin, gravemente ferito nella provincia di Homs mentre scortava le jeep del Centro russo per la riconciliazione delle parti. Erygin era stato trasferito in ospedale e per due giorni i medici avevano tentato invano di salvargli la vita. Al Ministero della Difesa hanno poi precisato a Kommersant che al militare è stata conferita una medaglia al valore postuma.

La perdita di Palmira del 27 marzo era stata la sconfitta più grave subita dall’Is sul fronte siriano e il tentativo degli islamisti di recuperare le posizioni perdute appare logico. Un anno fa, quando l’Is preparava il primo attacco a Palmira, gli esperti avevano dichiarato che la peculiarità di Palmira consisteva nella relativa facilità con cui poteva essere conquistata, ma nella difficoltà di mantenerne il controllo. Le loro previsioni si erano rivelate corrette: alla fine del maggio 2015 l’Is era entrato nella città senza incontrare quasi la minima resistenza e aveva rafforzato la sua presenza.

Palmira di fatto è una sorta di oasi nel deserto: non è difficile isolarla dalle vie di comunicazione e per la difesa del suo territorio occorrono forze troppo ingenti. Concentrare in un’area pericolosa simili forze oggi non è facile per i sostenitori di Bashar Assad. L’esercito governativo, che aveva subito cospicue perdite nel corso della guerra civile, ha dovuto combattere contro una miriade di gruppi dell’opposizione anche alla periferia di Aleppo dove la situazione nelle ultime settimane si è drammaticamente inasprita. Se quanto è accaduto vicino a Palmira dovesse avere ripercussioni negative per Damasco, non è da escludere che in caso di un attacco l’esercito di Damasco non disponga di forze sufficienti per difendere l’antica città nel deserto.

Palmira: una guerra di simboli

In Russia la riconquista del controllo su Palmira da parte del governo siriano viene vissuta come il simbolo di una svolta nella guerra coi terroristi. Palmira continua, tuttavia, a rappresentare un simbolo anche per i combattenti dell’Is che hanno tra i loro obiettivi prioritari quello di ripristinare la propria immagine minata dalla serie di recenti sconfitte. Ciò nonostante nelle ultime settimane gli insuccessi dell’Is sembrano sul punto di interrompersi: per recuperare il loro potenziale offensivo le forze governative siriane hanno bisogno di tempo.

In viaggio da Latakia a Palmira, in SiriaNikolaj Litovkin/RbthIn viaggio da Latakia a Palmira, in Siria
In viaggio da Latakia a Palmira, in SiriaNikolaj Litovkin/RbthIn viaggio da Latakia a Palmira, in Siria
In viaggio da Latakia a Palmira, in SiriaNikolaj Litovkin/RbthIn viaggio da Latakia a Palmira, in Siria
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In viaggio da Latakia a Palmira, in SiriaNikolaj Litovkin/RbthIn viaggio da Latakia a Palmira, in Siria
 
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Dopo che Palmira è tornata sotto il controllo di Damasco alcune fonti avevano sostenuto che il successo delle operazioni militari, ottenuto con l’attivo sostegno delle Forze aeree russe, avrebbe aperto all’esercito siriano un varco verso Raqqa, la “capitale” autoproclamata del “Califfato islamico”. Tuttavia, l’offensiva non ha mai avuto inizio. Perdipiù, le ultime notizie dalla provincia di Homs attestano che la vittoria sugli islamisti potrebbe comportare molto più tempo e un impiego di sforzi molto più ingenti di quelli preventivati.

“Gli islamisti hanno estremamente intensificato le loro azioni e la possibilità di sconfiggerli appare ancora molto remota. Al contempo la Russia, che ha trasformato Palmira in un simbolo di vittoria, mettendo in campo una posta troppo alta, non può permettersi di fermarsi a metà strada e di perdere in tal modo la faccia nella campagna siriana. Ciò vorrebbe dire che Mosca potrebbe essere coinvolta in una nuova fase del conflitto militare in Siria con conseguenze imprevedibili”, spiega a Kommersant Grigorij Kosach, docente presso la Facoltà di Storia, politologia e diritto dell’Rggu, l’Università statale delle Scienze umane di Mosca.

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