Il leader dell’opposizione politica Alexei Navalny, nei guai per il caso Yves Rocher (Foto: AP)
È rimasta aperta poco più di 24 ore la pagina Facebook creata per organizzare una manifestazione a sostengo di Alexei Navalny, il leader dell’opposizione politica condannato a nove anni per il caso Yves Rocher insieme al fratello Oleg (per lui la pena è di otto anni). Aperta il 19 dicembre, la pagina ha raccolto in poche ore circa 12mila adesioni.
Il tribunale Zamoskvoretskiy di Mosca dovrebbe emettere la sentenza che riguarda i fratelli Navalny per il caso Yves Roches il 15 gennaio. Secondo le indagini, tra il 2008 e il 2013 Alexei e Oleg Navalny si sarebbero illegittimamente appropriati di 26,4 milioni di rubli (470mila dollari al cambio attuale) di Yves Rocher Vostok, così come di 4,4 milioni di rubli (77.500 dollari al cambio attuale) della Multifunctional Processing Company. La pubblica accusa ha chiesto nove anni di prigione per Alexei Navalny (dieci, tenendo conto dell’anno di sospensione della pena restante) e otto per suo fratello Oleg. I sostenitori del leader dell’opposizione hanno attaccato gli account Facebook e Twitter di Yves Roches, lasciando commenti e risposte sotto ogni post.
Ma il giorno successivo, il 20 dicembre, l’accesso risultava bloccato. L’Ufficio generale del procuratore, in virtù di una legge che rende possibile chiudere una pagina internet senza bisogno di una sentenza, ha infatti negato l’accesso alla pagina, così come ha piegato a Dozhd TV Vadim Ampelonsky, addetto stampa di Roskomnadzor, un’organizzazione che studia e tiene sotto osservazione i mass media.
Successivamente anche la comunità “Rally for Navalny” creata sul social network russo più popolare, VKontakte, è stata messa a tacere.
Tuttavia, così come ha riferito l’emittente televisiva Dozhd citando fonti anonime, Facebook e Twitter hanno deciso che le nuove pagine create dai sostenitori di Navalny non verranno nuovamente bloccate. Una presa di posizione, secondo Dozhd TV, che potrebbe causare la chiusura di questi social network in Russia.
Roskomnadzor continua infatti a bloccare l’accesso alle pagine VKontakte a sostegno di Navalny: lo ha riferito l’ex direttore tecnico del network, nonché fratello del fondatore Pavel, Nikolai Durov. Secondo quest’ultimo, l’ente di controllo finora aveva chiesto la chiusura di una cinquantina di pagine di questo tipo. Al tempo stesso, nel registro delle risorse non più accessibili sul sito web di Roskomnadzor queste pagine non compaiono. Durov ha detto che il management di VKontakte risponderà alle richieste di Roskomnadzor dopo aver incontrato gli azionisti.
La decisione di Facebook di chiudere la pagina di sostegno a Navalny è stata fortemente criticata dall’ex ambasciatore degli Stati Uniti in Russia, Michael McFaul, e da numerosi giornali americani come il Washington Post.
Facebook e Twitter verso il blackout totale?
Secondo fonti di Dozhd TV, tutte le altre pagine a sostegno di Navalny non saranno chiuse. Una di queste fonti è Leonid Volkov, co-fondatore della pagina originale chiusa, nonché capo del quartiere generale di Navalny durante le votazioni per eleggere il sindaco di Mosca del 2013.
Una delle nuove pagine di Facebook in effetti è ancora accessibile e ha già 28mila adesioni. Un’altra fonte ha riferito a Dozhd TV che anche Twitter ha deciso di non bloccare l’accesso agli account che contengono informazioni relative al raduno a sostegno di Navalny. Twitter informerà i proprietari degli account di Roskomnadzor di rimuovere quell’informazione, ma non prenderà iniziative per conto proprio. Uno dei sostenitori di Navalny, Georgy Alburov, ha già ricevuto tale notifica. La fonte ha quindi riferito a Dozhd TV che anche Twitter è pronto a essere messo completamente al bando in Russia. Fino a questo momento non ci sono state altre dichiarazioni ufficiali su questa faccenda, né da parte di Facebook né di Twitter.
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Le conseguenze
Artem Kozlyuk, responsabile del progetto Roskomsvoboda ha detto al quotidiano economico russo Vedemosti che le restrizioni all’accesso alle informazioni pubblicate su internet avranno come inevitabile conseguenza che questa informazione sarà ancora più diffusa. Un esperto dell’Istituto di studi orientali dell’Accademia russa delle scienze, Boris Dolgov, concorda e aggiunge che un modo per superare le restrizioni alla fine si trova sempre. “Le autorità decidono di bloccare l’accesso quando vogliono evitare eventi che possono destabilizzare la situazione. Le autorità russe non sono originali, perché tentativi di bloccare l’accesso ai gruppi sui social network sono stati fatti anche nel Regno Unito, a Hong Kong e in Spagna”, ha detto Dolgov a Vedemosti. Il politologo Mikhail Vinogradov, citato anch’esso da Vedemosti, ha detto che ci sono due scenari possibili per le autorità. Il primo è che una protesta politica non è pericolosa quanto una sui social: dovrebbero essere organizzate in periodi distinti ed è meglio evitare che per primo si svolga il raduno politico. Il secondo è che qualsiasi passo indietro dovessero fare adesso le autorità sarebbe percepito come un gesto di debolezza, quindi dovranno dimostrare di essere forti. “La scelta finale tra questi due possibili scenari sarà presa all’ultimo momento”, ha detto l’analista.
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