Il Presidente russo prima del suo discorso davanti all’Assemblea Federale (Foto: Konstantin Zavrazhin / RG)
La sensazione è quella di un generale ottimismo. Perlomeno è questo l’umore che si percepisce nel mondo degli affari russo all’indomani del discorso di Vladimir Putin, tenuto il 4 dicembre davanti all’Assemblea Federale. Le iniziative volte a supportare il business, a ridurre il controllo dello stato sull’economia e a favorire il ritorno dei capitali dall’estero suggeriscono spiragli di miglioramento per il settore. Mentre per quanto riguarda la politica estera, il discorso di Putin rivela un atteggiamento duro nei confronti dei paesi occidentali.
Vladimir Slatinov, esperto dell'Istituto di ricerca di scienze umane e politiche
Considerando non solo le dichiarazioni relative alla politica estera, ma anche quelle di carattere economico, il discorso di Putin è quello che dal punto di vista occidentale si può definire un tipico discorso neo-conservatore. Il neo-conservatorismo, nell’accezione occidentale, fa leva sui valori della tradizione e sugli interessi nazionali, combinati insieme al liberismo economico.
Finché i rapporti tra i partners non saranno paritari, la Russia continuerà ad adottare la linea dura in funzione anti-occidentale.
Andrei Nikitin, direttore dell'Agenzia per le iniziative strategiche
Stabilità del regime fiscale, assenza di controlli normativi e incentivi alla crescita è ciò di cui abbiamo bisogno. Vorrei ricordare un’altra questione molto importante, che rientra tra i nostri obiettivi, cioè l’accesso da parte delle piccole imprese agli appalti statali. Adesso la questione chiave è il decreto governativo che determinerà criteri e volume degli appalti pubblici, che dal prossimo anno saranno accessibili alle piccole imprese. Si tratta effettivamente di centinaia di miliardi di rubli, di gran lunga una cifra molto più alta rispetto a quelle del sostegno statale, delle sovvenzioni e così via. Si tratta di una reale opportunità di guadagno per le piccole imprese.
Alexei Pushkov, presidente del Comitato della Duma di Stato per gli Affari internazionali
Fondamentalmente la Russia sostiene di non aver voluto la crisi dei rapporti con l'Occidente, che questa crisi sia stata perlopiù imposta e che le potenze occidentali abbiano appoggiato il colpo di stato in Ucraina ricorrendo a metodi militari per risolvere i problemi in Ucraina. Pertanto non sarebbe stata la Russia ad aver generato questa crisi. A questo punto anche se in Occidente prevarrà il buon senso e se l’Occidente arriverà alla conclusione che effettivamente non sia molto saggio scommettere sull'Ucraina e perdere la Russia, sia come partner strategico che come mercato, noi non ci dimenticheremo di questo. L'Ucraina ha molto meno da offrire all'alleanza occidentale dal punto di vista economico e commerciale.
Così la Russia affronta lo stop alle importazioni
Se queste tendenze prevarranno in Occidente, allora saremo pronti a riprendere il dialogo e ad uscire da questa crisi. Ma questa posizione, alla quale Putin ha ripetutamente fatto riferimento nei suoi discorsi, rivela come non si stia per niente andando in direzione dell’auto-isolamento, e che noi non saremo gli iniziatori di un nuovo confronto militare e politico pluriennale con l'Occidente.
David Yakobashvili, membro del Consiglio dell'Unione russa degli industriali e degli imprenditori
Innanzitutto il ritorno dei capitali: è importante che i capitali all’estero rientrino e che le persone siano sicure che nessuno li tocchi, e questo vale per i funzionari, per gli uomini d'affari e per tutti i cittadini della Russia.
In secondo luogo, è necessario ridurre o rimuovere in qualche modo la pressione fiscale sulle imprese. Questa prova può essere fatta solo una volta ogni tre anni. Eliminare le tasse per le start up o per le piccole imprese inaugurando così le prime “vacanze fiscali”.
Tutti i diritti riservati da Rossiyskaya Gazeta
Iscriviti
alla nostra newsletter!
Ricevi il meglio delle nostre storie ogni settimana direttamente sulla tua email