Foto: Grigory Sisoev / Ria Novosti
Alla Duma di Stato della Federazione Russa si stanno mettendo a punto degli emendamenti per la legge “Sui fondamenti del controllo sociale” che consentiranno alle organizzazioni no profit di controllare gli apparati dello Stato, a patto che dimostrino di possedere un’esperienza di lavoro di più di tre anni e dichiarino tra i loro scopi staturari la tutela dei diritti umani. Attualmente questo diritto appartiene solo ai consigli sociali e alle camere presso i dicasteri.
Attivismo civile dal basso
A detta di un attivista dei diritti umani, Vladimir Osechkin, che fa parte di un gruppo di esperti della Commissione della Duma incaricati dello studio dei problemi delle organizzazioni sociali e delle associazioni religiose, le organizzazioni sociali non possono al momento controllare in modo adeguato l’operato dei funzionari poiché sono proprio gli stessi funzionari a controllare interamente la loro attività creando così un circolo vizioso. Le modifiche al progetto di legge potrebbero invece, a suo avviso, sanare questa situazione. Gli attivisti dei diritti umani propongono di autorizzare le Ong a effettuare monitoraggi, valutazioni, audizioni e indagini di controllo.
Secondo la coordinatrice di “Transparency International Russia”, Elena Panfilova, responsabile del settore che si batte contro la corruzione nel territorio russo, l’attivismo civile dal basso in Russia avrebbe cominciato a svilupparsi dal 2010.
“L’estate di quell’anno era particolarmente calda e nei boschi dell’intero paese divampavano un po’ dovunque gli incendi. Nessuno li spegneva ed era la gente stessa a recarsi sul posto per spegnerli” ricorda Elena Panfilova. “Poi sempre più persone hanno cominciato a impegnarsi in prima persona per risolvere i problemi sociali più disparati a livello locale. E successivamente si sono messe a controllare le spese municipali e a monitorare i seggi per consentire un corretto svolgimento delle elezioni. Così a poco a poco si è sviluppato un attivismo civile dal basso.”
Il sociologo Leontij Byzov, responsabile del settore analisi socio-politiche del Vtsiom (Centro panrusso per lo studio sulla pubblica opinione), sostiene che con l’arrivo delle nuove tecnologie oggi è diventato più semplice per i russi controllare l’operato dei funzionari: “Già ora è attivo un sistema di ‘linee dirette’ attraverso cui i funzionari di tutti i livelli fino al Presidente del nostro paese possono entrare in contatto con i cittadini, rispondere alle loro domande e accogliere le loro proteste. Molti dicasteri hanno dei forum di discussione in internet dove le persone possono scrivere le proprie opinioni e indicare i propri desideri e i funzionari sono tenuti a loro volta a rispondere agli interventi dei cittadini nell’arco di 30 giorni. È una modalità corretta e molto efficace, ma finora in Russia funziona solo a livello di sindaci ed enti municipali. A livello di governo o di Duma di Stato i cittadini non hanno per il momento la possibilità di farsi sentire. La società non ha ancora raggiunto questo obiettivo e perciò attualmente l’operato del potere esecutivo federale si trova al di fuori della zona di controllo della maggioranza dei russi”.
Controlli alla moscovita
Si può esaminare come funzionano i sistemi di controllo municipali prendendo come esempio Mosca, dove tali sistemi sono più avanzati. Qui le autorità cittadine hanno deciso di utilizzare a proprio vantaggio il malcontento dei moscoviti. La città ha esternalizzato tutti i servizi: le gare municipali per la costruzione di strade, ponti, ristrutturazione di facciate di edifici, rinverdimento di cortili, pulizia del territorio, ecc. vengono vinte da organizzazioni commerciali esterne. Se i cittadini si accorgono che questi lavori vengono effettuati male, che, per esempio, i loro cortili sono sporchi, il comune di Mosca li sollecita a postare le loro foto e a indirizzare le loro proteste a un apposito portale in rete. I funzionari esaminano questi portali e sulla base delle proteste dei cittadini multano le imprese sotto contratto che non eseguono in modo adeguato il loro lavoro. Le imprese multate rifanno il lavoro e i funzionari ne danno conto ai cittadini. In tal modo Mosca ha imparato a fare cassa con le proteste dei cittadini.
Risposte per pochi eletti
Accanto alle proteste via internet che possono essere inviate da tutti cittadini, esistono poi categorie professionali che hanno il diritto di comunicare direttamente coi funzionari: i deputati del popolo e i giornalisti. I rappresentanti del popolo possono inviare ai diversi dicasteri delle interpellanze parlamentari nelle quali richiedono di fornire le informazioni necessarie. I funzionari per legge sono tenuti a rispondere entro 15 giorni, vale a dire in modo due volte più rapido che non ai comuni cittadini. I deputati non hanno di fatto nessun problema a ricevere delle risposte alle loro interpellanze.
Anche i giornalisti possono inviare ai dicasteri richieste di informazioni, ma in questo caso la situazione si fa più complicata. Benché nella legge sui media sia detto testualmente che è obbligatorio rispondere alle domande dei giornalisti entro l’arco di sette giorni, oppure opporre un rifiuto ufficiale entro tre giorni, nella pratica queste scadenze non vengono mai rispettate.
Se rispondere a una certa domanda conviene ai funzionari, allora i giornalisti ottengono subito risposta, ma se le domande riguardano dei casi problematici che richiedono delle indagini, risulta di fatto impossibile ottenere delle risposte. Quasi tutti i giornalisti s’imbattono in simili problemi e per risolverli bisogna rivolgersi a un tribunale. Ma i media non si rivolgono ai tribunali per questo genere di richieste poiché comporterebbe un notevole dispendio di tempo, intoppi burocratici ed esborsi per il lavoro degli avvocati. In questo caso le perdite non giusticherebbero il risultato. I funzionari lo sanno bene e ne approfittano.
Tutti i diritti riservati da Rossiyskaya Gazeta
Iscriviti
alla nostra newsletter!
Ricevi il meglio delle nostre storie ogni settimana direttamente sulla tua email