Romani Prodi è intervenuto al Club Valdai, il forum di dialogo internazionale (Foto: Anton Denisov / Ria Novosti)
C’è anche un volto italiano al Club Valdai, il forum di dialogo internazionale organizzato da Ria Novosti, al quale per quattro giorni parteciperanno studiosi, giornalisti, politici e intellettuali russi e stranieri: l'ex presidente del Consiglio italiano Romano Prodi, intervenuto all’incontro, ha parlato delle relazioni tra Unione Europea, Russia e Ucraina, sottolineando che l’accordo che Kiev dovrebbe sottoscrivere con l’Ue in materia di libero scambio sarebbe compatibile con l’Unione doganale voluta da Mosca. "L'accordo non è incompatibile con l'Unione doganale – ha affermato Prodi -. Ho consultato degli esperti e tutti concordano nel dire che le due cose, in ottica futura, possono coesistere”.
L’argomento della seconda giornata del forum, comunque, è stato incentrato sui rapporti interreligiosi: un tema affrontato dai membri del Club nel monastero di Iversky. I dibattiti della mattina sono iniziati sotto un soffitto a volte con un’icona raffigurante Cristo. Due oratori appartenenti ad altrettante principali Chiese russe (l’ortodossa e l’islam) hanno intrattenuto il pubblico parlando del “dialogo interreligioso e interetnico come riflesso della situazione spirituale della società”.
Il Metropolita Hilarion (molto famoso anche come compositore) ha optato per una prospettiva storica per ricordare che l’impero dinastico diede prova di tolleranza verso i popoli musulmani. L’ortodossia non fu imposta, ma la tolleranza si basava sulla fedeltà agli zar delle élite locali. Le questioni dei polacchi e degli ebrei non furono risolte, ha fatto notare il metropolita che tuttavia non si è dilungato in ulteriori spiegazioni. Quando gli è stato chiesto di illustrare la crescente influenza del patriarcato sul governo, il metropolita ha risposto in tutta sincerità che avrebbe voluto che tale influenza si espandesse ancora di più. Riprendendo le sue parole, il portavoce ufficioso del clero ortodosso, Vsevolod Shaplin, ha spiegato con voce profonda che la chiesa si arroga il diritto di analizzare globalmente i valori contemporanei, fino alle modalità di conduzione degli affari o alla formazione dei funzionari. I due esponenti della Chiesa hanno chiesto agli occidentali di accettare la specificità della Russia e di ascoltarla con maggiore attenzione.
Il rappresentante musulmano, il muftì Damir-Hazrat Mukhetdinov, ha criticato l’ascesa dell’islamofobia: “Un vicino musulmano è considerato uno straniero, non un compatriota”, ha sottolineato, ricordando la presenza millenaria dell’islam in Russia.
“Perché per le strade di Mosca la lezguinka (una danza popolare caucasica) suscita reazioni di rifiuto, mentre la stessa danza nelle strade di Berlino nel 1945 ispirava orgoglio?”, ha chiesto il muftì, che ha poi parlato dei 27-28 milioni di musulmani che vivono oggi in territorio russo, a riprova che è impossibile ignorare una minoranza così corposa. Il muftì Mukhetdinov ha parlato sempre in termini politicamente corretti, ha evitato di criticare le autorità o il clero ortodosso, ma ha lasciato intendere che quello che si sta facendo per istruire e insegnare la tolleranza non è sufficiente.
Dal pubblico si sono levate parecchie voci che hanno tentato di far uscire il dibattito da questo contesto. Il pubblicista Aleksandr Prokhanov ha rimproverato alla Chiesa ortodossa di dividere la Russia tra “rossi” e “bianchi”. A tale osservazione Hilarion ha risposto che non era il caso di dimenticare i crimini storici commessi dal potere sovietico, ma che è necessario porvi rimedio con il perdono cristiano.
Interpellato da Gennady Gudkov dell’opposizione in merito all’islam radicale e al modo con il quale l’Umma musulmana intende lottare contro questo pericolo, il muftì Mukhetdinov ha risposto che è indispensabile adoperarsi molto nell’istruzione dei giovani musulmani, affinché non cadano sotto l’influenza di tendenze “estranee e non tradizionali” nel territorio russo.
Quando gli è stato chiesto se secondo lui è possibile negoziare o trovare un’intesa con il movimento salafita o quello wahabita ha risposto di no: “Se non si è d’accordo, per loro esistono soltanto due opzioni: annientarvi o convertirvi. E per raggiungere questi risultati ogni mezzo è buono”. Nessuno ha voluto contestare questa sua dichiarazione. Basta far presente che il Club Valdai non annovera tra le sue file alcun rappresentante salafita.
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