Alla ricerca di un'identità russa

Il politologo Sergei Karaganov ha aperto la prima sessione dell'incontro (Foto: Aleksandr  Natruskin / Ria Novosti)

Il politologo Sergei Karaganov ha aperto la prima sessione dell'incontro (Foto: Aleksandr Natruskin / Ria Novosti)

Per quattro giorni studiosi, docenti universitari e intellettuali russi e stranieri discuteranno del futuro del Paese al Club Valdai, la piattaforma di riflessioni dedicata alla Federazione

Una piattaforma intellettuale di riflessioni sulla Russia. Viene presentato così il Club Valdai, l’iniziativa di Ria Novosti e del Consiglio per la politica estera e la difesa, come ha spiegato il politologo Sergei Karaganov, cofondatore del club. 

Saranno 250 le persone che prenderanno parte ai quattro giorni di incontri: si tratta perlopiù di esperti russi e stranieri, di docenti universitari e di intellettuali, ai quali si aggiungono giornalisti, personalità politiche del governo, ma anche dell’opposizione (per l’edizione 2013 si attende l’arrivo di Vladimir Ryzhkov, Gennadi Gudkov, Ilya Ponomarev, Evgeny Roizman, Mikhail Prokhorov).

In occasione del suo decimo anniversario, questo forum itinerante è tornato al suo punto di partenza, ovvero la città di Valdai, e accoglierà il triplo dei partecipanti delle passate edizioni.

Karaganov ha inaugurato la prima sessione sollevando alcune domande cruciali per il futuro del Paese: “Non abbiamo ancora una base comune per discutere tra di noi, tra comunisti e nazionalisti passando per piazza Bolotnaya (luogo simbolo dell’opposizione). Non sappiamo chi siamo né dove andiamo”. Deplorando il “pessimismo di fondo”, Karaganov ricorda che “abbiamo perduto il coraggio nazionale che ha permesso al popolo russo di uscire vittorioso dalle fasi più difficili della nostra storia”.

Malgrado queste osservazioni, il tono del politologo non ha avuto nulla di patetico: al contrario, egli ha esortato caldamente la comunità degli intellettuali a uscire da questa routine consolidata. Per Karaganov, una delle strade da percorrere è la letteratura russa, perché “la letteratura ha plasmato la nostra intellighenzia nel XIX secolo e ci ha permesso  di continuare a riflettere in epoca sovietica, perché non vi era nient’altro a cui aggrapparsi dal punto di vista intellettuale”.

Il sindaco di Mosca Sergei Sobyanin, rieletto da poco, è arrivato in elicottero e ha fatto un intervento molto chiaro. Sia il contenuto di tale intervento, sia il modo col quale ha risposto alle domande del pubblico sono stati in linea con il personaggio che ormai conosciamo. È per questo che il divieto imposta dagli organizzatori alla stampa di rivelare le parole esatte del discorso di Sobyanin non priva i lettori di granché, senza dimenticare che molti dei partecipanti a Valdai non hanno potuto fare a meno di twittarne le dichiarazioni più importanti. Del resto, loro non erano giornalisti e quindi non hanno infranto alcun divieto.

Il pomeriggio è stato contraddistinto da un’accesa discussione dei rappresentanti dell’opposizione. Ryzhkov ha criticato aspramente le presunte manipolazioni elettorali dell’8 settembre 2013 e l’“ipercentralizzazione”  del Paese a Mosca. Il carismatico Roizman ha cercato di dimostrare che la democratizzazione del processo politico è una condizione essenziale per lo sviluppo economico, “perché soltanto colui che può influenzare le decisioni si comporterà come un autentico proprietario a casa propria e ne migliorerà l’ambiente”.

Poi, con un gesto teatrale, il nuovo sindaco di Ekaterinburg si è alzato e ha teso la mano al governatore della regione di Sverdlovsk (suo recente avversario elettorale), dichiarando: “Seppelliamo l’ascia di guerra e collaboriamo”. Si è poi eclissato per presiedere il suo primo consiglio municipale.

La prima giornata si è rivelata così interessante che la parola ormai sulle labbra di tutti, “Siria”,  non è stata mai pronunciata.

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