Migliaia di persone si sono riversate in Piazza Bolotnaya a Mosca, a sostegno di Alexei Navalny, esponente dell'opposizione russa, battuto al primo turno da Sergei Sobyanin alle amministrative della capitale (Foto: Reuters)
“Sono in ritardo. Non va bene”, mugugna una giovane, reggendo un cartello blu con la scritta “Navalny”. “È normale - ribatte il suo ragazzo - È oggi, d’altronde, che hanno finito di contare le schede elettorali. È una manifestazione a caldo, questa”. Improvvisamente, una marea di cartelloni con la scritta “Navalny” si levano in alto, per una fotografia aerea. Da quasi diciannove ore, un elicottero della polizia sorvola Piazza Bolotnaya, a due passi dal Cremlino di Mosca, dove migliaia di moscoviti si sono riuniti per contestare i risultati della tornata elettorale e sostenere il candidato di opposizione, il blogger Alexei Navalny.
L’orologio segna le 19.37. Accompagnato da una canzone del gruppo Lyapis Trubetskoj, un uomo con una bandiera del partito Alleanza popolare corre in mezzo alla folla. Sul palco, spunta un altro signore. “Chi è andato a votare ieri?”, chiede, rivolgendosi al pubblico. Migliaia di manifestanti iniziano ad agitare bandiere e striscioni. L’uomo in questione si chiama Leonid Volkov, è il responsabile della campagna elettorale di Alexei Navalny, oppositore di Vladimir Putin e, fino a ieri, in corsa per la poltrona di sindaco di Mosca.
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“Abbiamo distribuito venti milioni di volantini. Abbiamo lavorato per tre mesi di seguito. Avremmo meritato il secondo turno, ma ce l’hanno rubato – urla dal palco -. Oggi ci siamo qui riuniti per discutere dei risultati del nostro lavoro”.
Alle parole di Volkov fanno seguito gli interventi di diversi membri dello staff di Navalny. Una delle organizzatrici, Lena, parla del rischio che hanno corso gli attivisti nell’attaccare, sul vetro delle proprie auto, adesivi riportanti il nome di Navalny. Il sociologo Andrei mette in guardia il pubblico contro “la paura che non permette di lottare per difendere i propri diritti”. Il giornalista Sergei Parkhomenko, invece, fa appello ai volontari e agli osservatori, per continuare a vigilare e a tenersi pronti per la prossima battaglia.
Il giornalista e critico musicale Artem Troitsky prova a fare una stima dei manifestanti presenti: 70.000 persone, dice, paragonando il meeting a un festival di musica rock. Effettivamente, la massa si fa via via più pressante. Al centro della piazza, la gente è accalcata. La polizia, invece, sostiene che i manifestanti non siano più di 9.000. “Libertà ai prigionieri politici! Potere a Navalny! Libertà al popolo!”, urla Troitsky. “Secondo turno”, ribatte la gente.
Fra le altre persone intervenute sul palco, spuntano anche il marito di Nadezhda Tolokonnikova, una delle Pussy Riot arrestata, Petr Verzikov, Oleg, fratello di Alexei Navalny, e il sociologo Dmitri Oreshkin. Quest’ultimo sostiene che siano stati gli abitanti delle città i più propensi a votare per Navalny. Ma il suo discorso viene improvvisamente interrotto da un annuncio: la commissione elettorale ha accettato di esaminare le denunce avanzate dall’esponente dell’opposizione, in merito a presunte falsificazioni dei voti. La notizia viene accolta da un’esplosione di applausi.
Amministrative, Mosca resta di Sobyanin
Alle 22 in punto è lo stesso Navalny che sale sul palco per salutare i suoi sostenitori. Jeans e camicia azzurra. Al suo fianco, l’intera squadra che lo ha sostenuto. “Fino a questo momento non ero sicuro di poter vincere. Ma adesso so che un moscovita su tre ha votato per me. Perdonate questa mancanza di fiducia nei vostri confronti. La nostra manifestazione ha raggiunto il suo scopo: la commissione elettorale ha deciso di rivedere i risultati delle elezioni. Ma cercheranno di ingannarci di nuovo. E noi saremo di nuovo qui a resistere: scenderemo ancora una volta in piazza”. La gente applaude. C’è chi urla, o semplicemente sorride.
La folla infine si disperde. I manifestanti iniziando ad allontanarsi da Piazza Bolotnaya, riversandosi lungo il ponte Kamenny e le rive del fiume Moscova. Migliaia di persone. Migliaia di elettori pienamente consapevoli dei loro diritti.
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