Amministrative, Mosca resta di Sobyanin

Con il 51,33 per cento dei voti, il sindaco uscente riconferma la propria poltrona al primo turno. E mentre a Ekaterinburg l’opposizione festeggia la vittoria, gli esperti affermano: “Bassa l’affluenza alle urne, ma potrebbero arrivare venti di cambiamento”

L'8 settembre 2013 in Russia è stata la giornata delle elezioni. Le amministrative riguardavano diversi livelli, compresa l’elezione dei capi di otto soggetti federali e dei deputati delle assemblee legislative regionali di 16 regioni della Federazione Russa.

Gli occhi di tutti erano puntati sulle elezioni del sindaco di Mosca. E Sergei Sobyanin, al momento primo cittadino della capitale russa ad interim, ha ottenuto il 51,33 per cento dei voti, contro il 27,7 per cento del candidato dell’opposizione Alexei Navalny e del suo partito “Rpr-Parnas” (Partito repubblicano russo, ndr). Le cifre divergono sostanzialmente dalle previsioni: i sociologi, all’inizio della campagna elettorale, ipotizzavano per i due candidati rispettivamente il 60 e il 9 per cento.

A Mosca, quindi, non si andrà al ballottaggio, e a capo della megalopoli rimarrà il sindaco uscente Sergei Sobyanin. I sostenitori di Navalny sono intenzionati a contestare i risultati del voto annunciati ufficialmente e hanno organizzato per il 9 settembre 2013 una protesta a sostegno del loro candidato.

L’affluenza alle urne è stata bassissima: circa il 33 per cento, secondo i primi dati. L’ultima volta in cui i moscoviti erano stati chiamati a eleggere il loro sindaco, dieci anni fa, più della metà degli elettori invece aveva fatto visita ai seggi.

Come ha spiegato Mikhail Vinogradov, direttore del fondo “La politica di Pietroburgo”, la scarsa affluenza è la conseguenza di due fattori: la scomodità del giorno del voto e l’apatia degli elettori. “L’apatia degli elettori è ormai evidente. E non mi riferisco solamente a chi è schierato con l’opposizione: la cosa riguarda tutti quanti. Le persone sono convinte che niente dipenda da loro e non vanno a votare”, fa notare il politologo.

A causa della paura che potessero esserci delle irregolarità, le elezioni di Mosca sono state preparate con estrema attenzione. Ma di scandali non ce ne sono stati. La maggior parte degli elettori si è presentata al seggio nel pomeriggio.

A giudicare dai messaggi sui social network, i sostenitori di Navalny sono risultati i più disciplinati. Alla Commissione elettorale centrale sono arrivate da tutta la Russia 54 segnalazioni di irregolarità, 17 delle quali da Mosca e le rimanenti da altre 16 regioni. È al vaglio un caso di invio in massa di sms a favore di un candidato dell’oblast di Sverdlovsk, mentre nell’oblast di Yaroslavl è stato riscontrato un tentativo di corruzione dei votanti.

I rappresentanti di “Controllo cittadino”, l’associazione delle organizzazioni no profit impegnate nella difesa del diritto di voto, hanno segnalato che la presente campagna elettorale si è svolta in modo pacifico, con un numero di irregolarità di gran lunga inferiore rispetto al periodo delle votazioni per la Duma e per l’elezione del Presidente della Federazione Russa.

Alexei Makarkin, vicepresidente del Centro di tecnologie politiche, afferma che le elezioni appena concluse sono state le più trasparenti, ritenendo che sia una conseguenza delle azioni di protesta del dicembre 2011, quando la gente è scesa in piazza per difendere l’integrità del voto.

La sorpresa più grande è arrivata da Ekaterinburg, importante centro degli Urali, dove la maggioranza è stata ottenuta dal candidato all’opposizione e presidente della fondazione “Una città senza narcotici”, Evgeny Rojzman, che con il 30,11 per cento ha battuto Jakov Silin del partito Russia Unita.

Per quanto riguarda le elezioni nelle assemblee legislative regionali, nonostante la leadership assodata del partito al potere, Russia Unita, ci sono state anche qui delle sorprese: a Krasnoyarsk, per esempio, il partito Patrioti della Russia, orientato verso la sinistra moderata, è riuscito a strappare il consenso della maggioranza. In alcune regioni i comunisti, che per tradizione si posizionano sempre al secondo posto, hanno assicurato la vittoria del Ldpr (Partito Liberal-Democratico di Russia).

Nel complesso le votazioni hanno dimostrato che le varie regioni della Russia si muovono a velocità diverse. “Da un lato ci sono le regioni che vivono come nel passato: risultati eccellenti per il partito al potere, elezioni che non differiscono quasi da quelle precedenti. Ci sono però anche grandi centri dove la situazione è diametralmente opposta e il voto è di tutt’altro carattere. L’opposizione è riuscita a mobilitare i suoi sostenitori e iniziano i problemi per chi è al potere. Ora non è più possibile come una volta giocarsi la carta amministrativa; in definitiva hanno partecipato a queste elezioni soltanto i sostenitori della politica che volevano realmente dare il loro voto; gli altri hanno preferito andarsene fuori città. Da qui deriva il calo nell’afflusso dei votanti. Molti hanno deciso che niente dipende da loro”, spiega l’esperto.

Prima si credeva che la bassa affluenza alle urne fosse un vantaggio per il potere, ma le elezioni dell’8 settembre 2013 hanno dimostrato che non è così: “La bassa affluenza è vantaggiosa per il potere se ci sono le risorse amministrative, ma in caso contrario diventa vantaggiosa per l’opposizione - afferma Makarkin -. I sostenitori di Navalny inizialmente supponevano di votare per un uomo che non sarebbe diventato sindaco, per questo le dichiarazioni sulla sua inesperienza e sulle difficoltà di gestire una megalopoli non preoccupavano nessuno”.

L’esperto è sicuro che ora, tirando le somme, i rappresentanti al potere non ignoreranno più l’elettorato all’opposizione e cercheranno di tenere conto degli interessi di tutti i loro cittadini.

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