Spazio, la necessità di un nuovo cosmodromo

Il Presidente Vladimir Putin in visita al cantiere del cosmodromo Vostoсhnyj, nella primavera 2013 (Foto: Itar-Tass)

Il Presidente Vladimir Putin in visita al cantiere del cosmodromo Vostoсhnyj, nella primavera 2013 (Foto: Itar-Tass)

Aperto il supercantiere per la base di Vostoсhnyj, nell'Estremo Oriente russo, dove verranno trasferiti i lanci che oggi si effettuano dalla kazaka Bajkonur

L’incidente del missile “Proton” del 2 luglio 2013 e alcuni problemi nei rapporti con il Kazakhstan, sul cui territorio si trova il cosmodromo di Bajkonur, presa in affitto dalla Russia per 50 anni, hanno riportato in auge la questione del Vostochnyj, la struttura in costruzione nell’Estremo Oriente russo, vicino al confine con la Cina.

Il luogo per erigere questo gigantesco complesso dal costo di oltre 10 miliardi di dollari non è casuale: un tempo ospitava i temibili missili “Satana” e “Topol”. Nel 1996 lo spazioporto Svobodnyj venne chiuso, i silos missilistici distrutti, mentre l’infrastruttura e una serie di specialisti militari si riconvertirono per scopi pacifici. Le piattaforme mobili furono equipaggiate con il missile “Start”, prima impiegato per scopi militari poi riconfigurato per le esplorazioni spaziali, quindi si effettuò il lancio di alcuni satelliti; questa fu la breve vita del mini-cosmodromo.

Ma ecco che nel 2007 qui venne designata con un decreto presidenziale la megacostruzione dello spazioporto Vostochnyj.

Il governo decise che la Russia aveva bisogno della sua base di lancio indipendente: il cosmodromo Pleseck, a Nord, e le basi di lancio per missili convertiti negli Urali e nella regione del Volga (Kapustin Yar) non erano più sufficienti, incapaci di portare il peso necessario.

I lanci con equipaggio e le partenze dei pesanti “Proton” si effettuavano soltanto dal territorio del Kazakhstan. Oltre ai 115 milioni di dollari di affitto annuale i proprietari del terreno utilizzato per i lanci imponevano anche multe salatissime per qualsiasi incidente o problema di inquinamento. La Russia copriva anche le spese per i servizi sociali della città di Bajkonur. Gli argomenti economici apparivano quindi non meno importanti.     

Rinnovare le strutture esistenti costa due volte di meno rispetto a costruire da zero un nuovo spazioporto. Inoltre le traiettorie dei lanci dal Vostochnyj e il conseguente atterraggio di unità missilistiche nei luoghi inabitati del Nord e delle acque dell’Artico implicano meno rischi.

Il progetto persegue anche scopi social-demografici: per la sua realizzazione si faranno arrivare in Oriente specialisti altamente qualificati; ora sono 3.000 gli operai coinvolti, ma si arriverà a 15.000. 25.000 persone saranno impiegate nel cosmodromo; accanto si sta costruendo una città da circa 100.000 abitanti (nelle prime fasi di lavorazione sono già 35.000!).

Il lancio del nuovo “Sojuz-2” avverrà tra due anni e dopo altri tre un equipaggio sarà mandato sulla Iss. Parallelamente si sta preparando la partenza del vettore di lancio “Angara” (i lanci interplanetari sono previsti a partire dal 2015). Intanto si prepara un tavolo di discussione tra i costruttori russi che stanno cercando di aggiudicarsi l’appalto per costruire un missile capace di portare 75 tonnellate, se non addirittura più di 100.

Il Presidente Putin nella visita della primavera 2013 al supercantiere ha rilevato che la nuova piattaforma per una serie di parametri sarà di gran lunga più efficiente di quella esistente oggi. Non dobbiamo però dimenticarci che due anni fa Putin, al tempo primo ministro, aveva criticato il Roskosmos per il protrarsi dei tempi di costruzione. I concorrenti sono alle costole e il Paese ha bisogno di lanciare i nuovi missili per tempo, altrimenti il Vostochnyj rimarrà un’inutile catapulta… 

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