La raccolta di firme per la petizione che chiede alle autorità russe di riconoscere l’illegittimità dell'onorificenza di “Cavaliere dell’Ordine di Sant’Andrea” a Mikhail Gorbaciov è stata promossa, sul Web, da un gruppo di noti politologi, esperti e personaggi pubblici russi. Il testo integrale della lettera è stato pubblicato sulla pagina dell’agenzia di stampa Rex.
L’Ordine di Sant’Andrea venne istituito nel 1698 (secondo altre fonti, nel 1699) dallo zar Pietro I di Russia. Il primo cavaliere dell’Ordine fu il diplomatico Fedor Golovin. Prima dell’istituzione, nel 1714, dell’Ordine di Santa Caterina, era l’unico Ordine dell’Impero russo. Il 1° giugno del 1998 il titolo è stato ristabilito, mediante decreto, da Boris Eltsin, quale più alto riconoscimento della Russia. Nella lista delle personalità insignite del titolo, figurano il poeta Rasul Gamzatov, lo scrittore Daniel Granik, la cantante Lyudmila Zykina, l’accademico Dmitri Likhachev, l’armaiolo Mikhail Kalashnikov, il presidente del Kazakhstan Nursultan Nazarbayev e altri, per un totale di 15 persone
In esso si legge, in particolare, che il conferimento della più alta onorificenza della Federazione Russa all’uomo che violò il giuramento e distrusse con le proprie mani lo Stato di cui era a capo (l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche) è un oltraggio alla memoria delle persone che costruirono l’Unione Sovietica e la difesero con il proprio sangue e a costo della propria vita.
In una sola sera, la petizione è stata firmata da più di tremila persone. Tra di esse, figurano il politologo Boris Kagarlitsky, lo storico, editore e attivista sociale Modest Kolerov, l’economista Vasily Koltashov e altri.
“Gorbaciov è stato insignito della più alta onorificenza russa. Ma che cosa ha fatto, in realtà, per il nostro Paese? Che cos’ha lasciato in eredità alla Russia se non sangue, omicidi di massa, caos, disordine e povertà. È anche questo il punto di vista da cui va giudicato”, ha spiegato Modest Kolerov a Svobodnaya Pressa.
A suo avviso, tale decisione non solo sminuisce il valore dell’Ordine stesso: “Ora chiunque (immaginiamo una situazione teorica) voglia ottenere questo titolo, nella Russia moderna, dovrebbe, proprio come Gorbaciov - non importa sotto quale slogan - smembrare la Russia, lanciarla in una guerra civile, nel caos e nella povertà. Ritengo che per noi un esempio simile e un precedente simile siano inaccettabili…”.
Ancor più radicale è l’opinione del politologo e scrittore Maksim Kalashnikov: “Il crollo del Paese è imputabile in gran misura al grado di centralizzazione del potere. Quando la nave inizia a imbarcare acqua, la colpa è sempre del capitano. E vi posso dire con una certa sicurezza che Gorbaciov prese, a suo tempo, una serie di decisioni autodistruttive, come iniziare una riforma politica senza prima aver perfezionato quella economica”.
C’è però chi sostiene che si sia semplicemente ritrovato a gestire l’eredità lasciatagli da Brezhnev…
Maksim Kalashnikov: A tutti capita di gestire l’eredità di qualcuno. L’unica domanda è: come? Tutti aspiravano a una trasformazione dell’Unione Sovietica, inclusi gli avversari di Gorbaciov. Ma quando si realizza qualsiasi riforma, bisogna procedere per gradi, come nei missili: prima si stacca il primo stadio, poi il secondo, e così via. Gorbaciov, invece, staccò tutti gli stadi contemporaneamente e il Paese si frantumò. E non si tratta di un semplice errore strategico...
Leonid Polyakov, responsabile della Facoltà di Scienze Politiche della Scuola Superiore di Economia di Mosca ritiene che “la storia non debba essere banalizzata”: “Attribuire il crollo dell’Unione Sovietica all’operato di una sola persona è sbagliato. La situazione è molto più complessa. A mio avviso, Gorbaciov fu solo una pedina in questa tragica storia, nonostante lui si considerasse il re. Pertanto non credo sia affatto corretto attribuirgli tutta la colpa di un atto di dimensioni così globali o usarlo come capro espiatorio. Dopodiché, da quanto ne so, l’Ordine di Sant’Andrea è legato alla tradizione russa, a un certo fondamento cristiano, su cui si basa tutta la storia russa. Se invece consideriamo Gorbaciov come una persona che, di fronte a una situazione catastrofica, non ha preso, per risolverla, misure drastiche (che avrebbero indubbiamente portato a una guerra civile, in una potenza nucleare, sul modello della Jugoslavia), allora egli ha giocato, consapevolmente o inconsapevolmente, un ruolo di primo piano in questo passaggio dall’Unione Sovietica alla Russia di oggi. E ritengo persino che sia stato una delle figure chiave di questa transizione. Pertanto si è decisamente meritato un’onorificenza come quella dell’Ordine di Sant’Andrea”.
Secondo Nikolai Lisovoi, capo ricercatore presso l’Istituto di Storia Russa dell’Accademia delle Scienze russa, la questione non è se Gorbaciov si meritasse o meno tale onorificenza: “La questione non è se privare o meno Gorbaciov di questo titolo. Gorbaciov è responsabile del crollo di un grande Paese e merita di essere punito per questo: su ciò non ho dubbi”.
Ma non si può di certo dire che l’abbia fatto apposta. Chissà non sia stato un politico molto forte, che si gettava da un estremo all’altro, ma dire che l’abbia fatto di proposito…
Nikolai Lisovoi: No, credo, che l’abbia fatto in maniera consapevole. Una persona che consegna i piani strategici militari del proprio Paese ai capi di altri Stati, lo fa consciamente e non inconsciamente.
Come spiega il fatto che i russi abbiano nominato Leonid Brezhnev come loro migliore governante? Secondo i sociologi del Centro Levada, il 56 per cento dei nostri concittadini avrebbe un’opinione positiva di questo leader sovietico.
Nikolai Lisovoi: Sotto Brezhnev, la gente non era costretta a lavorare, non si insisteva troppo sulla difesa del Paese, non ci fu la Grande Guerra Patriottica, la grande industrializzazione, il dissodamento delle terre vergini. Non ci fu nulla. E persino l’intero programma spaziale venne interrotto. Pertanto, dal punto di vista dell’ uomo medio, questo fu un “periodo d'oro”.
Anche nei negozi non c’era nulla, se non delle lunghe code. Cosa c’è di buono in ciò?
Nikolai Lisovoi: Ora esagera…
Afghanistan e quindicimila morti , l’epoca di Brezhnev è stata anche questo…
Nikolai Lisovoi: Sì, anche questo si associa all’epoca di Breznev. Ma trovo la sua decisione (di inviare truppe in Afghanistan) corretta. Io avrei fatto lo stesso. Voleva solo fare in modo che tutto si risolvesse nel giro di un anno o due e che la guerra finisse. In ogni caso, per me, la figura numero uno rimane Stalin.
A proposito, secondo lo stesso sondaggio, Stalin ha ricevuto una valutazione positiva dal 50 per cento della popolazione.
Nikolai Lisovoi: Giustamente. Ma Stalin è per i passionari, per coloro che erano pronti a lavorare, a combattere e a sacrificare la propria vita per la patria e la costruzione di una società nuova. Non di certo per l’uomo medio, che si accontentava semplicemente di ricevere il suo salame in occasione del 7 novembre, altro non gli serviva.
Quindi è un male se una persona desidera vivere una vita calma e tranquilla? Si può biasimarla per questo?
Nikolai Lisovoi: Sì, perché questa è la condizione della società che precede il degrado moderno, la catastrofe moderna. La stasi di Brezhnev, perché di stasi si è trattato, ha portato a che oggi, qualora scoppi una guerra, non ci sia nessuno pronto a combatterla. Nessuno vuole più servire nell’esercito. L’istruzione versa in uno stato pessimo e l’assistenza medica e sanitaria è praticamente inesistente. L’“epoca d’oro” ha portato a questo.
È da diversi anni ormai che sentiamo questa storia…
Nikolai Lisovoi: Certo, ma la conseguenza è proprio questa. All’inizio vi fu la spinta passionale promossa da Stalin, che fu così forte, persino dopo la sua morte, che nel '57 venne lanciato un satellite, nel '61 venne inviato Gagarin nello spazio, venne creato il più grande complesso militare-industriale del mondo e il Paese divenne una superpotenza. Poi, invece, ebbe inizio l’era dell’uomo medio, in cui nessuno voleva fare nulla, ed è così che si è arrivati alla catastrofe.
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