La riforma della leva del 2012 dovrebbe entrare a pieno regime nel 2017 (Foto: RIA Novosti / Sergey Pyatakov)
Entro il 2017 il Ministero della Difesa russo prevede di portare il numero dei militari a contratto, che presteranno servizio come soldati semplici e sergenti, a 425mila unità, un numero di fatto equivalente ai due terzi dei soldati destinati a svolgere il servizio militare obbligatorio di leva. È quanto è stato annunciato alla seduta della Commissione del Consiglio di Difesa e Sicurezza della Federazione Russa.
Il relatore principale, il vice ministro della Difesa Nikolai Pankov, ha dichiarato che solo nel secondo trimestre del 2013 il dicastero prevede di assumere almeno 18.500 soldati a contratto. "Gli obiettivi del piano nel primo trimestre sono stati raggiunti al 107 per cento", ha rilevato il vice ministro.
La seduta della commissione speciale del Consiglio di Difesa e Sicurezza della Federazione Russa non è solo un’iniziativa pubblica e le cifre menzionate riflettono il quadro reale della situazione. Così il passaggio al reclutamento di soldati semplici e sergenti mediante ingaggio a contratto non può che essere meritorio.
La questione dell’ingaggio a contratto per il reclutamento di militari per l’esercito era stata sollevata già nel 2004. Tuttavia, fino al 2012 questo processo non era approdato a niente. Una delle ragioni principali era da imputare alla scarsissima attrattiva dell’esercito sui giovani, causa non ultima le paghe.
Secondo i dati dell’Istituto nazionale di Statistica russo, uno stipendio medio nel Paese si aggirava all’epoca sui 18mila rubli; mentre ai soldati a contratto veniva offerto uno stipendio iniziale di 8mila rubli. Tuttavia, i militari di professione, tanto quanto le reclute, avevano l’obbligo di alloggiare in caserma e di eseguire delle corvée e potevano allontanarsi dalla base militare solo su ordine dei comandanti dei reparti.
Con l’ingaggio di militari a contratto l’esercito ha potuto ottenere la stessa qualità ottenuta dal reclutamento dei soldati di leva, ma pagando in cambio somme decisamente elevate di denaro, malgrado il 70 per cento di loro venisse licenziato allo scadere dei tre anni di contratto. Il risultato era che la comparsa dei soldati professionisti non aveva alcun effetto sull’incremento del potenziale militare dell’esercito.
Il 2012 è stato decisivo. Nel quadro della riforma militare attuata dall'allora ministro della Difesa Serdyukov, dal 1° gennaio 2012, sono stati introdotti nel Ministero nuovi salari.
In definitiva la paga di un militare a contratto è stata aumentata fino a 30mila rubli e, in caso di straordinari per incarichi speciali, può raggiungere i 50mila rubli. In tal modo gli stipendi dei militari a contratto russi hanno raggiunto i livelli dei salari corrisposti ai soldati e ai sergenti dei maggiori eserciti del mondo. Tale tipo di impiego diventa così concorrenziale nel mercato del lavoro.
Un altro input significativo è venuto dal cambiamento dello status sociale dei soldati a contratto. Al posto delle caserme sono loro stati offerti degli alloggi in nuovi immobili militari; vale a dire, in appartamenti di due stanze dotati di tutti i comfort. Ai soldati coniugati il Ministero della Difesa ha concesso l’autorizzazione di alloggiare al di fuori della base militare e una parte delle spese per l’alloggio è a carico del dicastero.
Anche le norme del regolamento militare hanno subito dei cambiamenti. Se prima un soldato a contratto non aveva il diritto di lasciare la base militare senza l’autorizzazione del comandante, ora può farlo al termine della giornata di lavoro, sempre che nella base non si svolgano addestramenti o esercitazioni. I militari a contratto hanno la possibilità di ricevere un’istruzione superiore, cosa che viene vista dai dirigenti del Ministero come uno stimolo alla carriera professionale. Al Ministero della Difesa si ritiene che a prestare servizio come ufficiali nell’esercito debbano essere persone con un’esperienza di vita militare.
Il problema della fuga dei soldati a contratto si è potuto risolvere concedendo loro, e anche agli ufficiali, un sistema di ipoteche. La scappatoia sta nel fatto che l’esercito offrirà dei contributi in ipoteche finché i militari prestano servizio. Qualora un soldato a contratto decidesse di rompere i rapporti col Ministero della Difesa il peso del credito ipotecario ricadrebbe interamente sul Ministero.
Grazie alle misure adottate, il Ministero della Difesa ha potuto praticamente arruolare i militari a contratto per i compiti tecnologici più complessi nei reparti della difesa aereo cosmica, delle Forze missilistiche strategiche, della Marina militare e anche nelle unità della Direzione dei servizi di sicurezza.
L’obiettivo prioritario è attualmente quello dell’incremento della quota di soldati a contratto nelle forze di terra. A tal fine, per il triennio 2013-2015 si prevede di destinare 51,8 miliardi di rubli per promuovere la diffusione della professione militare. Una parte del denaro dovrebbe servire a potenziare gli incentivi per attrarre volontari nell’esercito e un’altra a costruire alloggi militari.
Comunque sia, i successi nella formazione di corpi di militari a contratto non influiranno in alcun modo sui meccanismi della leva obbligatoria tuttora esistenti in Russia. E la questione non riguarda tanto il denaro che sarebbe necessario per mantenere un ipotetico esercito di soldati professionisti. Per portare un esempio, il denaro assegnato ora per reclamizzare la professione militare supera di gran lunga le somme richieste dallo Stato Maggiore nel 2004 per il passaggio dal reclutamento all’ingaggio a contratto.
La ragione è che il Ministero della Difesa continua a orientarsi sulla discutibile, ma tuttora caldeggiata idea, secondo cui nell’eventualità di un conflitto militare di ampie proporzioni il paese avrebbe la necessità di mobilitare le sue riserve. E per preparare il Paese ci sarebbe un solo modo: mantenere la leva obbligatoria dei giovani.
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