Terminator sul campo di battaglia

I Paesi in prima linea per la difesa tecnologica sperimentano automatismi militari. Un fermoimmagine di "Terminator 3" (Fonte: Kinopoisk)

I Paesi in prima linea per la difesa tecnologica sperimentano automatismi militari. Un fermoimmagine di "Terminator 3" (Fonte: Kinopoisk)

Si fa sempre più reale l'ipotesi che tra 20 o 30 anni l'esercito del futuro arruolerà robot

Se si leggono attentamente alcuni resoconti di esperti militari di diversi Paesi sul carattere delle azioni di guerra nel futuro, l'idea che tra soli 20 o 30 anni negli eserciti di molti Paesi del mondo i soldati con fucili e mitragliatrici saranno completamente sostituiti da macchine del tutto autonome, con una grande potenza di fuoco, in grado addirittura di prendere decisioni da sole, appare del tutto normale.   

Attualmente è difficile dire in che misura abbiano ragione quanti ritengono criminale l'idea di utilizzare la tecnologia robotica sul campo di battaglia, per il timore che compaiano macchine impazzite - dei veri terminator - potenziali annientatrici di qualsiasi essere vivente. Ai giorni nostri, le strategie di difesa dei Paesi leader nel mondo prevedono un largo impiego di sistemi militari automatizzati.

Già oggi gli ingegneri russi attivi presso la base dell'Istituto centrale di ricerca scientifica per la robotica e la cibernetica (Rtk) di San Pietroburgo stanno sviluppando un centro unificato di controllo per gruppi di robot militari. Si tratta di diverse piattaforme robotiche per azioni militari, in grado tra l'altro di trasportare vari tipi di armamenti, ma anche di mezzi per attività di ricognizione, in particolare per monitorare il livello di inquinamento radioattivo.

Secondo le informazioni forniteci dal principale specialista dell'Istituto di robotica, "non si tratta semplicemente di uno stupido robot radiocomandato: è dotato di un preciso algoritmo di comportamento, di una sua autonomia". In questo caso, però, non si parla di capacità proprie, ma appunto di un algoritmo che aiuta l'operatore a governare l'apparecchio, sottolinea lo studioso.

Un'attenzione particolare è riservata allo sviluppo di robot di piccole dimensioni per la ricognizione. Un robot del genere si potrebbe introdurre, ad esempio, attraverso una finestra in una casa occupata da terroristi, per osservare tutto ciò che vi accade, dice lo studioso. Servono anche dei robot capaci di precedere i reparti delle forze speciali e informare il comandante sulla situazione nella zona delle azioni di guerra.

"Già oggi esistono dei robot che servono a rilevare le radiazioni ionizzanti, - spiega lo specialista. -  Questi robot possono individuare la fonte delle radiazioni, avvicinarsi, prelevarla con dei manipolatori e riporla in un apposito contenitore".

In sostanza, la Russia si trova ancora agli inizi in questo genere di ricerche, anche se ad oggi sono già state elaborate decine di tipi di mezzi militari robotizzati. Tra questi, gli aeromobili a pilotaggio remoto (Apr), sottomarini e navi di superficie, automobili militari senza pilota e robot per il disinnesco di mine.  

Gli specialisti russi stanno già valutando anche le potenzialità commerciali degli Apr sul mercato mondiale.

Secondo il direttore del dipartimento dell'Aeronautica militare Rosoboronexport, Sergei Kornev, "con un'appropriata organizzazione del lavoro, nel corso dei prossimi dieci anni potremo conquistare dal 3 al 5 per cento del mercato mondiale". 

Kornev osserva che in Russia sono già stati realizzati dei modelli concorrenziali di velivoli senza pilota: Orlan-10, ZALA-421-016, Eleron-10 e altri. Inoltre, "se parliamo delle necessità del mercato interno, sono notevolmente più alte. Pertanto il mercato russo è assai promettente e attira esportatori dall'estero", aggiunge Kornev.

Già nel 1989 la Flotta della Marina Militare sovietica decise di rinunciare all'impiego di piccoli sottomarini per compiere missioni di diversione, antidiversione e salvataggio. I militari calcolarono che era più proficuo condurre questo tipo di operazioni senza coinvolgere il personale, ma affidandole ai mezzi robotizzati. "Gli Stati Uniti stanno seguendo la stessa via", ci spiega Anatolij Shlemov, responsabile del Dipartimento per le commesse statali della Difesa della Corporazione Cantieristica Navale Unita (Osk).

Oggi i cosiddetti mezzi sottomarini autonomi, senza personale a bordo (Auv, Autonomous Underwater Vehicle), sono già largamente impiegati dai militari russi. Secondo quanto dichiarato dal rappresentante della Flotta del Mar Nero, Igor Frolov, questi apparecchi si sono dimostrati molto utili negli studi sui reparti di salvataggio della flotta.

Alla fine del 2011 la flotta del Mar Nero ha acquistato un nuovo AUV telecomandato, l'Obzor-600, prodotto dall'azienda russa Tetis-PRO. L'apparecchio rientra nella categoria dei piccoli AUV (pesa in totale solo 15 chilogrammi) e può compiere missioni fino a una profondità di 600 metri. La velocità massima che il sottomarino può raggiungere è di 3,5 nodi (6,4 chilometri all'ora).

L'Obzor-6002 è dotato di manipolatori e può sollevare carichi fino a 20 chilogrammi. Sull'apparecchio sono installati inoltre un idrolocalizzatore in grado di rilevare oggetti fino a una distanza di cento metri e una videocamera.

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