Governatori: elezioni dirette o no?

La Duma di Stato riunita (Foto: Itar-Tass)

La Duma di Stato riunita (Foto: Itar-Tass)

I deputati locali dovranno decidere se i presidenti delle regioni saranno scelti tramite voto popolare, dopo la riforma Medvedev

A nove mesi dalla reintroduzione delle elezioni popolari per la carica di governatore, avvenuta su iniziativa dell’allora Presidente Medvedev, il novanta per cento della Camera bassa del Parlamento russo ha approvato una legge che conferisce alle legislature regionali il diritto di eliminarle.

La Duma di Stato ha approvato quasi all’unanimità la prima bozza di una legge che permetterebbe ai legislatori locali di eliminare l’elezione popolare dei governatori. Abolite nel 2005, le elezioni regionali erano state in seguito ripristinate nell’aprile del 2012 nell’ambito di un pacchetto di leggi mirate a liberalizzare il sistema politico e approvato all’indomani delle proteste di massa a favore di elezioni corrette che si svolsero a Mosca e in altre città russe tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012.

La proposta di rivedere la legge, avanzata a dicembre 2012 da un gruppo di deputati di Russia Unita, ha ricevuto il sostegno del Presidente Vladimir Putin, la cui principale argomentazione a favore dell’iniziativa è che nelle repubbliche caucasiche multietniche l’elezione dei governatori tramite voto diretto potrebbe mettere a rischio il precario equilibro tra le diverse etnie.   

In base alla legge proposta, nel caso in cui un parlamento regionale decidesse di fare a meno delle elezioni dirette, ogni partito rappresentato in parlamento dovrebbe far pervenire al presidente i nomi di almeno tre candidati al ruolo di governatore, affinché il Presidente possa scegliere tre nomi tra i quali il parlamento regionale nominerebbe il leader della regione.

Commentando la proposta di legge, Vladimir Vasilyev, leader di Russia Unita alla Duma, ha spiegato che spesso nelle repubbliche nazionali il popolo vota per i propri “simili”, in base all’appartenenza etnica, e che i membri di altre nazionalità che rappresentano il secondo o il terzo gruppo etnico della repubblica reclamano il diritto di nominare dei propri candidati alla guida della regione. È questo il motivo per cui alcune regioni russe hanno adottato de facto l’usanza di affidare le cariche regionali di rilievo a membri di diversi gruppi etnici.

Alla vigilia del dibattito sulla nuova legge, il capo della Repubblica nord-caucasica dell’Inguscezia, Yunus-Bek Yevkurov, si è espresso a favore del diritto di rinunciare alle elezioni dirette per i governatori delle regioni. “L’amministrazione del Presidente non proporrebbe mai uno sfaccendato che non sa lavorare. Sarebbe contro i suoi stessi interessi”, ha affermato Yevkurov.

Alexei Malashenko, del Carnegie Moscow Center, ritiene che il centro federale non debba trattare allo stesso modo tutte le regioni del Caucaso. “Occorre che la questione sia affrontata caso per caso. Non ci sarebbe nulla di sbagliato, ad esempio, se nelle repubbliche multietniche (Daghestan, Cabardino-Balcaria e Karachajevo-Cerkessia) il Cremlino riadottasse la pratica di designare i governatori. Sarebbe preferibile al conflitto etnico. Nelle repubbliche monoetniche invece, come l’Inguscezia e la Cecenia, si potrebbero facilmente tenere delle normali elezioni democratiche”, ha concluso Malashenko.

Tale opinione è condivisa dal portavoce della Camera alta del Parlamento, Valentina Matviyenko. “La Russia è una Stato federato e Mosca non può imporre un’unica legislazione per tutte le regioni della Federazione, che non prenda in considerazione le specificità nazionali. Negli Usa, ad esempio, ogni Stato gode di ampi diritti e può approvare le proprie leggi, e le leggi differiscono molto da Stato a Stato. Alcuni Stati prevedono la pena di morte, e altri no”, prosegue Valentina Matviyenko.

Durante i dibattiti sulla legge Alexei Didenko del Pldr, ha sostenuto che i residenti delle regioni nelle quali le legislature decideranno di abolire le elezioni popolari per la carica di governatore verrebbero di fatto dichiarati cittadini di second’ordine. Anatoly Lokot, del Pcfr, afferma che dopo il “ripristino, ancorché filtrato, delle elezioni democratiche, le ultime proposte rappresentano un passo indietro”.

“Qualcuno potrebbe spiegarmi per favore cosa sta accadendo alla Duma statale? Nove mesi fa avevamo votato a favore delle elezioni dirette. Ci era stato detto che la questione era stata attentamente studiata e concordata con le regioni, e che non aveva nulla a che fare con le proteste -, domanda Dmitri Gudkov, membro del partito Russia Giusta. - Oggi mi piacerebbe sapere perché le cose sono cambiate. Cosa ha reso alcune regioni immeritevoli di eleggere direttamente i propri governatori? Certo, l’eliminazione delle elezioni popolari permetterebbe ai governatori di Russia Unita che hanno un basso indice di approvazione di restare al potere”.

Sergei Markov, vicecancelliere dell’Università russa di economia Plekhanov, nonché membro della Camera Pubblica, ha paragonato la legge a una di quelle assicurazioni che “si stipulano prima di un viaggio, senza aspettarsi che possano tornare utili”. “Un’assicurazione simile potrebbe essere molto utile in un momento critico. La possibilità di scegliere un modello diverso di nomina è una garanzia contro la destabilizzazione - in un’epoca in cui la destabilizzazione rischia davvero di diventare realtà”, ha fatto notare Markov.

Vladimir Pligin (Russia Unita), presidente del Comitato per la legislazione costituzionale e lo sviluppo statale presso la Duma, afferma che la legge, se adottata, potrebbe essere utilizzata sin dalla prossima giornata elettorale di settembre 2013.

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