"Dolmatov è stato spinto al suicidio"

Aleksandr Dolmatov, attivista dell'opposizione, trovato morto in Olanda, Paese dove aveva chiesto asilo politico (Fonte: vk.com)

Aleksandr Dolmatov, attivista dell'opposizione, trovato morto in Olanda, Paese dove aveva chiesto asilo politico (Fonte: vk.com)

L'accusa arriva dai familiari dell'attivista russo trovato morto in Olanda. Al caso si sta interessando anche il ministro degli Esteri Sergei Lavrov

I parenti dell'attivista dell'opposizione russa, Aleksandr Dolmatov, morto suicida, hanno chiesto alla regina dei Paesi Bassi di condurre un'indagine approfondita sulla sua morte.

La madre del membro dell'opposizione, Lyudmila Dolmatova, sospetta che il figlio sia stato spinto al suicidio, ha riferito Aleksandr Averin, portavoce del partito di opposizione non ufficiale "L'altra Russia". "Lyudmila Nikolaevna chiede di eseguire indagini approfondite -, ha detto Averin. - Ci sono sospetti che il figlio sia stato costretto a suicidarsi o può essere accaduto qualcosa di peggio. Aleksandr non pensava al suicidio. Un mese prima della sua morte, era allegro e vivace".

Nel frattempo, anche il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha chiesto di scoprire le vere cause del suicidio di Dolmatov. La Russia vuole conoscere la verità sulla vicenda, ha detto il ministro a Interfax.

Dolmatov era tra i manifestanti coinvolti nei disordini durante il meeting di proteste anti-governative organizzato a maggio 2012 dall'opposizione in Piazza Bolotnaja a Mosca. Si sarebbe suicidato il 17 gennaio 2013 in un centro per rifugiati nei Paesi Bassi. Il giorno prima, le autorità olandesi gli avevano negato l'asilo politico e si stavano preparando ad espellerlo in Russia, dove avrebbe dovuto affrontare un processo penale.

I compagni di opposizione accusano Amsterdam per la morte di Dolmatov e hanno istituito picchetti di protesta presso l'ambasciata olandese a Mosca. I Paesi Bassi, tuttavia, escludono che il suicidio di Dolmatov sia in alcun modo collegato alla concessione di asilo rigettata dalle autorità olandesi.

La scomparsa di Dolmatov, militante del movimento "L'Altra Russia", è diventata di dominio pubblico in Russia attraverso l'annuncio dato dal capo dell'organizzazione internazionale per i diritti dei rifugiati "United", Girt Eyts. Secondo i media, Girt Eyts ha chiamato Evgeny Arkhipov, capo dell'Associazione degli avvocati russi per i diritti umani, per informarlo del suicidio, avvenuto in un centro per rifugiati a Rotterdam, dell'attivista dell'opposizione, che aveva chiesto asilo politico in Olanda nell'estate 2012. "Non sono a conoscenza della causa o di altri dettagli", precisa Arkhipov.

Dolmatov, ingegnere capo presso una società della Difesa russa, lasciò la Russia nel luglio 2012, dopo aver partecipato il 6 maggio 2012 alla Marcia dei Milioni, una protesta dell'opposizione tenutasi alla vigilia dell'insediamento del Presidente Vladimir Putin. La marcia si era conclusa in scontri con la polizia. La commissione d'inchiesta aveva classificato l'evento come una rivolta di massa e una ventina di manifestanti erano stati arrestati.

In un'intervista a Kommersant, l'addetto stampa de "L'Altra Russia", Aleksandr Averin, aveva riferito le parole di Dolmatov, il quale sosteneva di non essersi trattenuto in Piazza Bolotnaja quel 6 maggio 2012 e di non aver opposto resistenza alla polizia. Ma dopo che la sua casa era stata perquisita, Dolmatov aveva deciso di lasciare la Russia e aveva chiesto asilo politico ai Paesi Bassi.

Il Servizio Immigrazione e Naturalizzazione del Ministero della Sicurezza e della Giustizia dei Paesi Bassi si è rifiutato di spiegare perché a Dolmatov era stato negato l'asilo politico. Nel frattempo, una fonte dell'organizzazione olandese dei diritti dei rifugiati ha detto a Gazeta.ru che è da poco diventato molto difficile per i russi ottenere lo status di rifugiato. "Si presume [nei Paesi Bassi] che la Russia si stia muovendo verso la democrazia, perché ha ora un'opposizione, movimenti, ecc. C'è anche un altro motivo: con il governo di destra al potere, viene contrastata l'immigrazione, anche se riguarda i rifugiati", ha commentato la fonte.

Dopo che a Dolmatov era stato negato l'asilo, era stato trasferito in un centro detentivo per immigrati. "Le condizioni del carcere sono decenti, ma le persone sono completamente tagliate fuori dal mondo esterno. Recentemente si è registrato un aumento del numero dei suicidi lì, anche se le cifre reali non sono poi così alte", ha aggiunto la fonte a Gazeta.ru.

È stato reso noto che Dolmatov era riuscito a presentare un ricorso contro la decisione delle autorità olandesi e che sarebbe stato ascoltato a breve. Gazeta.ru ha riportato le parole di un amico di Dolmatov, Denis Solopov, a cui è stato concesso asilo politico nei Paesi Bassi, il quale aveva detto che la madre di Dolmatov aveva difficoltà a contattare il figlio nei giorni precedenti al ​​suicidio. "Aleksandr aveva inviato un sms da un numero di telefono sconosciuto dicendo che era in una prigione all'aeroporto di Rotterdam e, in seguito, si è venuto a sapere che si era suicidato", le parole di Solopov.

Inoltre, Solopov insiste sul fatto che le autorità per l'immigrazione dei Paesi Bassi sarebbero state interessate alle conoscenze di Dolmatov sulle tecnologie militari russe. "Si è lamentato con me perché, durante gli interrogatori, funzionari e tutori della legge gli erano apparsi particolarmente interessati ai dettagli del suo lavoro. Aleksandr assicurava di non aver rivelato nulla, ma, dal momento che era convinto che il Servizio federale di sicurezza non gli avrebbe creduto e lo avrebbe classificato come traditore, lui continuava a temere la deportazione", ha aggiunto Solopov.

Secondo Gazeta.ru, Dolmatov aveva l'accesso a uno dei più bassi livelli di segreto di Stato. I suoi avvocati e gli amici recentemente avevano scoperto che l'uomo era depresso e aveva tentato il suicidio almeno due volte negli ultimi cinque giorni. "Era stato salvato e avrebbe dovuto ricevere una particolare attenzione -, ha detto a Kommersant Eyts. - Invece è stato mandato in prigione senza che nessuno si occupasse della sua condizione".

Il suicidio ha innescato una reazione immediata. L'Associazione degli Avvocati russi per i diritti umani ha pubblicato una dichiarazione sul suo sito Web in cui si sostiene che la responsabilità per l'esito tragico della vicenda va attribuita alle autorità russe, "che hanno costretto l'attivista dell'opposizione a lasciare la Russia e chiedere asilo politico altrove", e alle autorità dei Paesi Bassi, "che hanno rifiutato di concedere l'asilo politico".

Il gruppo olandese di Amnesty International riferisce di aver consegnato una dichiarazione agli enti locali per la morte del russo, senza rivelare il contenuto. Attivisti dell'opposizione, compagni di Dolmatov, hanno istituito picchetti presso l'ambasciata dei Paesi Bassi a Mosca e il Consolato dei Paesi Bassi a San Pietroburgo. Una protesta simile era prevista anche a Kiev.

I Paesi Bassi hanno rifiutato di riconoscere che il suicidio di Dolmatov sia in qualche modo collegato al rifiuto di concedergli asilo politico. Onno Elderenbosch, vice capo della Ambasciata olandese in Russia, ha detto che è stata trovata una lettera di Dolmatov indirizzata alla madre, in cui l'attivista dell'opposizione scrive che il suicidio che compirà non è dovuto alla bocciatura della domanda di asilo politico. Rbc ha sottolineato che Elderenbosch si è rifiutato, però, di rivelare tutti i dettagli della lettera, per rispetto della privacy.

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