Attacco Usa in Siria: come reagirà il Cremlino?

Il Presidente Usa Donald Trump al termine dell’annuncio dell’attacco in Siria.

Il Presidente Usa Donald Trump al termine dell’annuncio dell’attacco in Siria.

: AP
A differenza dei suoi predecessori, Trump ha dimostrato di essere pronto a compiere azioni drastiche. L’attacco alla base di Shairat ha provocato un numero limitato di vittime, ma ha tuttavia posto al mondo l’interrogativo di come reagirà Mosca, principale alleato di Assad

Il Presidente Usa Donald Trump al termine dell’annuncio dell’attacco in Siria. Fonte: APIl Presidente Usa Donald Trump al termine dell’annuncio dell’attacco in Siria. Fonte: AP

Le dichiarazioni di alcuni esperti secondo cui l’attacco alla base dell’aviazione siriana sarebbe il risultato di una “reazione emotiva” di Trump appaiono poco verosimili. Il momento è stato accuratamente pianificato per ridurre al minimo i rischi di un aperto conflitto con la Russia. I militari russi erano stati avvertiti dell’attacco, il che ha consentito ai loro alleati siriani di evitare perdite effettive, avviando in anticipo l’evacuazione dell’obiettivo militare.

Tutto ciò dimostra il carattere politico dell’azione che ha opportunamente coinciso con la visita ufficiale negli Usa di Xi Jinping, presidente della Repubblica popolare cinese. Ma il Cremlino è stato posto di fronte alla scelta di come reagire a un’aperta aggressione nei confronti di un suo alleato.

Per la prima volta dall’inizio della guerra civile in Siria è stato effettuato da parte americana un attacco contro l’esercito fedele ad Assad e questo cambierà i rapporti di forze nella regione e vanificherà i progressi ottenuti nell’arco di un anno e mezzo dall’esercito lealista siriano con l’appoggio degli alleati russi. Di fatto in Siria è cominciata “una guerra di tutti contro tutti”.

Al contempo, al Cremlino si è sempre ritenuto che una stabilità nella regione potesse essere garantita solo dalla restituzione sotto il controllo ufficiale di Damasco dei territori occupati dall’opposizione moderata e radicale. Dal momento che l’attacco missilistico odierno ha annullato tutti gli accordi sulla Siria, ora Assad potrebbe intensificare la lotta contro tutti i suoi avversari. Tuttavia, l’esercito governativo siriano, ormai indebolito da un conflitto che si protrae da cinque anni, non ha le forze per farlo. Ma l’attacco americano di oggi sortirebbe l’evidente effetto di un temporaneo rifiuto del ruolo di coordinamento militare della coalizione occidentale in Iraq e dell’esercito russo in Siria che potrebbe tranquillamente provocare una controffensiva dell’Isis.

D’altro canto, Damasco potrebbe agire con cautela all’eventualità di altri attacchi da parte degli Usa, questa volta più efficaci. Ciò nonostante con l’aiuto del sistema missilistico antiaereo russo il governo di Assad annullerebbe di fatto gli effetti di tali attacchi, il che porterebbe solo a uno scontro aperto tra gli Stati Uniti e la Federazione Russa. Gli scenari di un simile conflitto potrebbero ricordare il periodo della guerra del Vietnam quando i cannoni antiaerei sovietici abbattevano i caccia americani.

Dal momento che per ora non esistono prove effettive di attacchi chimici compiuti da Damasco, è evidente che Mosca potrebbe anche appellarsi al diritto internazionale nell’interesse del suo alleato, ma è poco probabile che otterrebbe dei risultati concreti.

Perdipiù l’esplicita dimostrazione di forza da parte di Washington rafforzerà la convinzione nei suoi alleati di quanto sia necessario continuare ad esercitare delle pressioni su Assad per ottenere la sua destituzione e creare un governo di coalizione. Un tale scenario, che risulterebbe per Mosca fallimentare, è inaccettabile per il Cremlino. Per questo l’unica risposta della Russia potrebbe essere quella di rafforzare il proprio appoggio a Damasco e garantire la sicurezza dello spazio aereo sul territorio siriano. Tutto ciò non farebbe che avvicinare rapidamente il mondo a un nuovo conflitto mondiale.

Al contempo la decisione di non impiegare le forze missilistiche antiaeree russe contro l’attacco di oggi alla base dell’aviazione siriana indurrebbe a pensare che si sia trattato di un “attacco concordato” che dimostra la non volontà di Washington e di Mosca di inasprire le relazioni bilaterali. Tuttavia, il Cremlino e Damasco hanno bisogno di ottenere seri risultati nella lotta contro gli estremisti islamici e l’opposizione che dimostrino la tenuta politica del regime di Assad e la disponibilità da parte del Cremlino a offrirgli il suo pieno appoggio.

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