Il massacro della festa di Nizza e i limiti della tolleranza

I soccorsi su Promenade des Anglais, a Nizza, in Francia, dove un tir ha falciato decine e decine di persone causando almeno 84 vittime.

I soccorsi su Promenade des Anglais, a Nizza, in Francia, dove un tir ha falciato decine e decine di persone causando almeno 84 vittime.

: EPA
Ancora attentati. Ancora morti. Come reagire all'ennesima strage? Secondo l'opinionista Maksim Yusin, la società europea sta dimostrando "troppa tolleranza verso coloro che la vogliono annientare"

Con il nuovo attentato alla Francia compiuto proprio nel giorno della festa nazionale del 14 luglio, i terroristi hanno raggiunto diversi obiettivi. In primo luogo, hanno dimostrato che nessuna misura di sicurezza può fermare “i soldati della jihad” nel momento in cui essi individuano un Paese come bersaglio (in occasione di Euro 2016 erano state prese misure di sicurezza straordinarie, e anche per il 14 luglio erano state mobilitate le forze di sicurezza).

In secondo luogo, si vuole dimostrare al mondo intero che i recenti fallimenti militari sofferti dall’Is in Siria e Iraq non significano affatto che gli islamisti radicali si siano indeboliti, né che sia minato il loro spirito per combattere. Al contrario, sono pronti a colpire nelle retrovie del nemico, nelle pacifiche città europee, agendo con maggior astuzia e decisione di prima. Mai fino ad ora un attentato terroristico di tale portata era stato compiuto in Europa in questo modo: il camion non è esploso, ma ha falciato decine e decine di persone. 

Inoltre, il terrorismo internazionale sta inviando ai servizi segreti europei un chiaro segnale: l’iniziativa resta nelle nostre mani. Basta pensare a quante persone originarie del mondo islamico vivono nel nostro continente, quante fra queste potrebbero essere “agenti dormienti”, pronti in qualsiasi momento a uscire allo scoperto. Come dire, siete destinati a una serie interminabile di attentati, quando e dove vogliamo.

Quali conseguenze ci saranno dopo il “massacro della festa” di Nizza? In linea di massima, nessuna particolare ripercussione. Che i terroristi non avessero intenzione di fermarsi a Parigi e Bruxelles era chiaro. Che siano pronti a nuovi grandi attentati in Europa, i servizi segreti già lo sapevano da tempo e da tempo mettevano in guardia. Così come non era un segreto che sia in corso una radicalizzazione di una parte della popolazione musulmana a seguito della propaganda da parte dell’Is e di altri movimenti islamici, non solo in Francia e in Belgio, ma anche in Germania, Inghilterra e, ovviamente, anche in Russia. 

Il 14 luglio, nel giorno della presa della Bastiglia, gli islamisti hanno inflitto alla Francia un grosso colpo. Non è il primo. E purtroppo non sarà l’ultimo. Cosa bisogna fare? Continuare a vivere. Quali altre opzioni ci sono? Continuare a vivere e imparare a resistere a un nemico spietato e senza scrupoli, capace di infiltrare le proprie cellule terroristiche nel cuore dell’Europa. Non mettere a tacere il problema, non far finta che il radicalismo islamico non esista. Non permettere ai “guerrieri della jihad” di ritorno dalla Siria e dall’Iraq di restare in libertà, di vivere come se niente fosse in mezzo a cittadini onesti. Manifestare insomma tolleranza zero.

La società europea però non è ancora pronta alla tolleranza zero. Si sta dimostrando troppo tollerante verso coloro che la vogliono annientare. Ma in tempo di guerra la tolleranza non sempre si dimostra la scelta migliore.

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