Le nuove strade del gas

Disegno di Konstantin Maler

Disegno di Konstantin Maler

Le recenti tensioni tra Russia e Ucraina rischiano di far saltare importanti progetti congiunti. Cosa aspettarsi dal futuro?

È da un anno e mezzo che Gazprom, al pari di altri trader europei, vende gas all'Ucraina secondo il sistema dei contratti prepagati (la quantità erogata corrisponde alla somma di denaro corrisposta in anticipo). Verso l'inizio di dicembre, quando cioè i volumi di gas acquistati si sono esauriti, l'Ucraina è riuscita a consumare nel complesso quasi un miliardo di metri cubi di combustibile. I depositi ucraini hanno da sempre rappresentato un'infrastruttura di sostegno per il transito del gas in Europa. Tuttavia, visti i tempi di prelievo del gas, pari a 50-125 milioni di metri cubi al giorno (questi i valori rilevati per l'anno scorso), già all'inizio di febbraio il livello delle riserve nelle cisterne potrebbe scendere al di sotto del limite dei 9 miliardi di metri cubi e la velocità del prelievo del gas potrebbe, da un punto di vista puramente tecnico, diminuire.

Nei depositi europei si trova stoccato in media un quantitativo non inferiore all'80% della capacità totale della cisterna. Saranno sufficienti queste riserve per l'inverno? Se si parte dal presupposto che si ripeteranno le condizioni dell'inverno precedente, allora non ci saranno problemi. Altra questione è invece, se si verificherà una stagione invernale rigida e lunga. Simile situazione si è registrata alcuni anni fa, quando i consumatori europei, in particolare quelli delle parti più orientali, si sono trovati esposti al rischio di una possibile interruzione delle forniture.

Nella seconda metà del 2000, Gazprom ha preso attivamente ad elaborare progetti di trasporto del gas secondo percorsi alternativi che permettessero di evitare l'Ucraina, principalmente volti a soddisfare i bisogni crescenti dell'Ue: "Nord stream" (con passaggio del gas attraverso il fondo del Mar Baltico fino alla Germania) e "South stream" (con passaggio del gas attraverso il fondo del Mar Nero fino alla Bulgaria e prosecuzione attraverso una serie di altri paesi fino in Austria).

Il "South stream" ha però in seguito subito le pressioni da parte dell'Ue, nonostante il sostegno di tutti i paesi attraverso i quali sarebbe dovuto passare il gasdotto. Sui cocci di questo progetto è dunque sorto "Turkish stream". Con ciò, solo un quarto del volume di gas complessivo (pari a circa 15 miliardi di metri cubi) sarebbe stato destinato ai bisogni della crescente economia turca. Il resto del gas sarebbe stato direzionato in un sistema di nuovi gasdotti recentemente approvati dalla Commissione europea, riconosciuti come progetti infrastrutturali prioritari: si tratta della realizzazione di tre gasdotti diretti dall'Europa sud-orientale all'Europa centrale: "Eastring", "Tesla" e anche l'ampliamento del futuro gasdotto Bulgaria-Romania-Ungheria-Austria. tutti questi progetti consentono a Gazprom di evitare il transito attraverso l'Ucraina.

Gli ultimi eventi riguardanti i rapporti fra Russia e Turchia potrebbero rinviare a data da definirsi la realizzazione del "Turkish stream". A mio avviso, in primo piano passerà il progetto di ampliamento del percorso "Nord stream" attraverso il fondo del Baltico: "North stream-2" (la cui capacità dichiarata è pari a 55 miliardi di metri cubi all'anno), benché nove paesi abbiano già espresso preoccupazione a proposito di questo piano: Polonia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Ungheria, Estonia, Lituania, Lettonia e persino Grecia. Le cause sono due: la perdita dei guadagni dal transito o la posizione politica.

È evidente che per un'integrazione completa di Gazprom nei nuovi realia del mercato europeo sia indispensabile, per la compagnia russa, agire in accordo con le norme previste dal terzo pacchetto energetico europeo. Secondo queste regole, i proprietari dei gasdotti disposti in territorio europeo non possono essere quelle stesse compagnie che si occupano dell'estrazione del gas. Queste ultime, debbono in questo caso vendere i propri attivi in Ue, oppure trasmettere il diritto di controllo dei gasdotti a compagnie indipendenti europee. Oltre a ciò, qualora le compagnie-operatrici fossero guidate da stranieri, dovrebbero superare una procedura di certificazione, in seguito alla quale agli operatori verrebbero esposte nuove esigenze. La Federazione Russa sta già provvedendo a correggere le proprie "mancanze". All'inizio del prossimo anno in Europa arriverà il gas venduto da Gazprom sulla borsa russa. "North stream-2" verrà realizzato in osservazione delle normative antimonopolio Ue. Ne ha dato annuncio già a settembre il capo di Gazprom, Aleksej Miller. È arrivato il momento di unire gli sforzi da entrambe le parti per ricavarne un comune vantaggio.

L'autore è direttore della Fondazione dello sviluppo energetico

L'articolo è stato pubblicato sul numero di RBTH del 3 dicembre 2015

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