Una rivoluzione prematura?

Disegno di Nyaz Karim

Disegno di Nyaz Karim

Cosa resta della Perestrojka? È ancora presente l'eredità di Gorbaciov? E quanto di quel programma di modernizzazione del Paese è ancora attuale?

In Russia, il rapporto nei confronti della Perestrojka, dei suoi esiti e delle sue conseguenze resta controverso. Il “paradosso di Gorbaciov” sta nel fatto che, sia i suoi avversari, che i suoi sostenitori ritengono che la politica di Perestrojka da lui iniziata sia terminata con un fallimento. Con ciò, molti "maledicono" Gorbaciov per quanto è riuscito a realizzare, altri invece, per le promesse che non è riuscito a mantenere. Più di ogni altra cosa, l'iniziatore della Perestrojka è accusato di incoerenza, esitazioni, oscillazioni nelle strategie adottate. La sua cautela, la tendenza a lasciar correre in avanti la società, fornendole così l'opportunità di maturare per il cambiamento, il suo spingere “da dietro” piuttosto che dirigere sono stati interpretati da molti come segnali di incoerenza e insicurezza.

 
La Perestrojka, trent'anni dopo

Tuttavia, volendo provare ad evidenziare con una linea i cambiamenti fondamentali avvenuti dopo questi anni e nel periodo sovietico, tanto in URSS quanto nel resto del mondo, gli “zigzag” dell'incerto Gorbaciov tracciano in realtà una linea quasi retta. Nominerò ora quanto ritengo essere il “residuo insolubile” della Perestrojka. La Russia ha dato un morso alla “mela proibita” delle libere elezioni e della trasparenza, includendo così nel proprio elenco delle priorità, la libertà d'opinione e l'informazione libera. Rinunciando alla pretesa di costituire una civiltà alternativa e una dottrina ideologica alla quale tutto il mondo avrebbe dovuto aderire, Mosca prese l'iniziativa di porre fine alla Guerra fredda, che minacciava allora di sfociare in un terzo conflitto mondiale. Il risultato di questi anni è la ricomposizione di fatto della storia del mondo, che si era scissa, all'inizio del XX secolo, dopo la rivoluzione, in due correnti.

Nel nostro mondo mortale però, ogni cosa ha un prezzo. Il prezzo pagato, suo malgrado, da Gorbaciov per la trasformazione del proprio paese è stato il crollo dell'Unione Sovietica seguito dalle proprie dimissioni. Col senno di poi non è difficile elencare gli errori e le illusioni, Gorbaciov stesso non si discosta dal farlo. Egli credette ingenuamente nella prontezza del partito a sacrificarsi in nome della riforma democratica. Ma l'ambiente, al contrario, non ardeva dal desiderio di dare un volto umano al socialismo reale, non intendeva ripetere l'esperienza della primavera di Praga.  

Un'altra illusione degli iniziatori della Perestrojka risiedeva nella convinzione che la maggior parte del popolo sovietico fosse abbastanza maturo per liberarsi da quella subordinazione feudale allo stato burocratico cui era uso e che a questo scopo, fosse pronto a sacrificarsi in nome della promessa libertà. Questo equivoco costò a Gorbaciov e alla sua squadra la risorsa principale: il supporto di massa della popolazione che, stanca di attendere i frutti dell'epoca, respinse così il nebuloso progetto democratico già prima di ritrovarsi sotto i cingoli dei carri armati comparsi nell'agosto del 1991.

Anche gli esiti della politica estera di Gorbaciov con la quale aveva preso inizio il disarmo nucleare vengono interpretati, nel migliore dei modi, nella Russia attuale, come ingenuità, nel peggiore invece, come tradimento degli interessi nazionali. Si può affermare che né la Russia postsovietica, né il resto del mondo abbiano superato la prova loro offerta dalla “rivoluzione preventiva” della Perestrojka. La società russa non resse il test della libertà inaspettatamente concessa. Sprofondando dapprima nel caos del governo di El'tsin e nell'affarismo sfrenato del capitalismo oligarchico poi, essa fece ritorno sotto l'ala dell'abituale, “solido” regime assolutista. Il mondo occidentale, d'altro canto, non si trattenne dalla tentazione di dichiararsi assoluto vincitore della Guerra fredda, nonché erede unico della storia. Nel complesso, i partner occidentali di Gorbaciov, sul cui buon senso egli contava ancora più che sull'aiuto materiale, si rivelarono essere alleati di certo non più affidabili degli ex collaboratori di partito.

 
Cosa resta di quel periodo

Oggi Gorbaciov rimprovera l' Occidente non tanto del mancato sostegno dei suoi leader all'epoca (si rende conto perfettamente che il destino della Perestrojka non dipendeva da loro), quanto piuttosto di non aver saputo disporre ragionevolmente dell'unica opportunità che avrebbe aperto al mondo una nuova politica e di aver inteso lo slancio della società sovietica verso la democrazia come una mera dichiarazione di debolezza interna. Non trovarono realizzazione né il progetto della casa comune europea, parte del quale sarebbe dovuta essere un'Unione Sovietica riformata, né l'idea di creare nuove strutture di sicurezza globale (un possibile Consiglio di sicurezza), che avrebbero permesso di evitare la tragedia e lo spargimento di sangue in Jugoslavija, nonché i drammi dell'attuale conflitto civile in Ucraina.

Abbattere il muro di Berlino fu molto più semplice che porre fine alla logica e alla psicologia della rivalità programmata come strumento di politica che lo aveva generato. All'ombra confortevole di tale parete simbolica hanno prosperato gli sciovinisti e i falchi politici. Il mantenimento dei vecchi e la creazione di nuovi muri dimostra che nel XXI secolo, i politici, tanto ad ovest, quanto ad est, non sono pronti a liberarsi dai pregiudizi e dagli stereotipi. La ragione di ciò consiste evidentemente nel fatto che la Guerra fredda è stata sostituita da una serie di conflitti caldi, diffusi su tutto il pianeta. E anche la stessa vecchia, decrepita Guerra fredda che Gorbaciov credeva di poter seppellire definitivamente al tempo degli incontri a Reykjavik, Malta, Washington o Mosca con i precedenti presidenti americani, ha fatto il suo ritorno negli attuali rapporti russo-americani.

Se ancora a trent'anni dall'inizio della Perestrojka, essa continua, nella società russa, a rappresentare un fallimento politico, quando non addirittura un progetto anti nazionale, ciò significa in sostanza non capire o voler negare consapevolmente il motivo principale della Perestrojka, sostenuto attivamente all'epoca da tutta la società sovietica: il progetto di riunione storica della Russia con la storia mondiale e il rinnovamento democratico del paese. Significa negare il pluralismo dell'opinione, le elezioni oneste dei capi, l'immunità della persona umana, la reale concorrenza in politica e in economia, la trasparenza del potere di fronte alla società.

L'autore è l'ex portavoce del Presidente dell'Unione Sovietica

Tutti i diritti riservati da Rossiyskaya Gazeta

Questo sito utilizza cookie. Clicca qui per saperne di più

Accetta cookie