L’economia nell’anno che verrà

Nel 2015 si potrebbe assistere alla riduzione dell’attività economica in Russia, a una diminuzione della spesa per i beni di consumo e a una fase di adattamento delle imprese a nuove condizioni. Le previsioni per i prossimi mesi, secondo l’esperto

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Nel decennio antecedente al 2013, il rublo è cresciuto in termini reali di circa il 45 per cento, che è una percentuale molto alta. Al confronto, economie in forte espansione come quelle di Cina e India hanno rafforzato le loro valute di appena il 10 per cento, anche se in quei paesi la qualità della vita, calcolata in Pil pro-capite, è cresciuta molto più rapidamente rispetto alla Russia. Se in Russia la crescita è stata dell’85 per cento, in Cina ha raggiunto il 206 per cento e in India il 120 per cento. La Russia è riuscita a migliorare gli standard di vita in buona parte grazie alla più forte valuta nazionale e a un rapido incremento dei redditi reali. Indubbiamente, però, quella situazione non poteva andare avanti per sempre: una valuta sempre più forte e costi imputati crescenti hanno significativamente ridotto le capacità di esportazione dell’economia.

 
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Ecco perché, a iniziare dal 2012, ha preso piede un trend sempre più negativo, che è sfociato in un calo di redditività per tutti i settori economici, con l’unica eccezione di petrolio e gas, in un calo degli investimenti e in una frenata nell’incremento dei guadagni reali. Di conseguenza, in pratica l’economia russa ha iniziato a rallentare rispetto a tutti i parametri possibili. Nel 2014 la situazione è stata ulteriormente esacerbata dalle tensioni geopolitiche, dalle sanzioni, dalla perdita di accesso ai mercati esteri e da una rilevante fuga di capitali. A partire dall’estate, pressioni ancora più forti sono arrivate dal brusco calo del prezzo del petrolio. È diventato praticamente impossibile mantenere il rublo ad alti livelli e, dopo che la Banca Centrale lo ha sganciato e reso fluttuante, la valuta nazionale russa infine è andata a picco.

Al momento, la dinamica del tasso del rublo rispecchia da vicino la dinamica del prezzo del petrolio. Quali fattori esterni avranno un effetto determinante sull’economia russa nel 2015? Prima di ogni altra cosa, il prezzo del petrolio. Nel momento in cui smetterà di calare e si stabilizzerà a un certo livello, molto verosimilmente diventerà il segnale di una svolta nell’economia. La maggior parte degli analisti concorda che il petrolio era ed è un bene di consumo la cui domanda non farà che crescere a mano a mano che l’economia mondiale si va sviluppando. I vistosi cali nella domanda o i picchi nelle forniture, come quello provocato dal boom del petrolio da scisto negli Stati Uniti, sono temporanei, laddove permane invece il trend a lungo termine dell’aumento dei prezzi petroliferi. Pertanto, quando si stabilizzeranno i prezzi petroliferi si stabilizzerà anche il tasso di cambio del rublo.

 
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In secondo luogo, l’economia russa sarà fortemente influenzata dalla politica perseguita dalle banche centrali straniere. Se la Banca del Giappone continuerà a stampare denaro su vasta scala e ad acquistare debito pubblico; e nel frattempo all’interno della Banca centrale europea proseguirà l’acceso dibattito sull’eventualità di riprendere ad acquistare eurobond nonostante la forte opposizione della Germania; e negli Usa continuerà il processo in corso e si intensificherà ancor più il desiderio di rimuovere la liquidità in eccesso dal mercato, verosimilmente tutto ciò si tradurrà in un ulteriore indebolimento dello yen e dell’euro contro il dollaro. E, tenuto conto che la maggior parte dei beni di consumo d’esportazione è commercializzata in dollari, si potrebbero venire a creare maggiori pressioni sui prezzi dei prodotti.

In terzo luogo, si moltiplicano le opportunità per i paesi asiatici, e in primis la Cina, per penetrare più a fondo nel mercato russo e allacciare rapporti a lungo termine in settori che sono di reciproco interesse. Al contempo, il problema principale è quello delle limitazioni dei mercati finanziari di quei paesi e delle restrizioni alla valuta estera. Questi fattori impediranno di investire attivamente in Russia. Premesso ciò, una collaborazione con i Brics potrà senz'altro contribuire a risolvere il problema, se non altro sul medio periodo. All’interno dell’economia russa, gli sforzi della Banca centrale di tenere a freno l’inflazione e di stabilizzare il rublo imporrano severe restrizioni alla crescita economica. Tutto ciò ha a che vedere col fatto che con una valuta libera di fluttuare, gli unici strumenti più importanti rimasti sono la questione monetaria e il tasso di interesse. Al momento, stiamo assistendo a restrizioni imposte alla liquidità e a tassi di interesse piuttosto alti. Questa politica indubbiamente evita un aumento dell’inflazione e tiene sotto controllo la speculazione, ma d’altro lato non contribuisce a una maggiore disponibilità di capitali in prestito per l’economia. Di conseguenza, le imprese, prive di un accesso ai prestiti, dovranno rimandare i loro programmi di investimento e tagliare le spese.

Nel complesso, con ogni probabilità nel 2015 assisteremo a una riduzione dell’attività economica in Russia, a una spinta a tagliare le spese, a una fase di adattamento delle imprese alle nuove condizioni e a una riduzione della spesa per i beni di consumo. Nondimeno, si può considerarlo un periodo di transizione indispensabile per passare da un’economia di “eccesso di petrolio e gas” a un’economia di crescita equilibrata e sostenibile.

Purtroppo, come si evince già dall’esperienza di altri paesi, queste trasformazioni potranno rivelarsi alquanto dolorose, ma il ricorso a meccanismi di economia di mercato potranno accelerarli in maniera significativa.

Konstantin Korishchenko, capo del mercato azionario e del dipartimento delle Finanze presso la Facoltà di finanza e studi bancari dell’Accademia presidenziale russa dell’Amministrazione pubblica nazionale per l’economia, è anche ex vicepresidente della Banca centrale russa.

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