Vignetta di Alexei Iorsh
Il conflitto del gas tra la Russia e l'Ucraina è scaturito da problemi geopolitici ed economici irrisolvibili. Le ragioni geopolitiche derivano dalla possibilità che gli Stati Uniti hanno di intervenire nelle relazioni commerciali ed economiche fra la Russia e l'Ucraina, incoraggiando quest'ultima a creare problemi al transito del gas attraverso il proprio territorio. Il risultato di tali situazioni indotte è il possibile indebolimento dell'economia, tanto dell'UE che della Russia, in determinati periodi di tempo, le ripercussioni sul corso della valuta, sul prezzo delle materie prime e su altri coefficienti economici. L'attuale conflitto affligge l'economia dell'UE e della Russia già da tre mesi e porta all' economia europea (UE+Russia) miliardi di perdite. La Russia ha intrapreso sforzi per liberarsi dalla dipendenza del transito dall'Ucraina attraverso la costruzione dei gasdotti del nord e del sud, ma solo quello del nord non ha incontrato problemi, mentre quello del sud rischia di scontrarsi con difficoltà analoghe a quelle del transito per l'Ucraina, dato che passerà attraverso il territorio di quei paesi che dipendono anch'essi dalla politica americana.
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Le ragioni economiche consistono nel fatto che l'Ucraina riceve soldi solo per il passaggio del gas (3 miliardi di dollari all'anno) più lo sconto sul prezzo del gas russo per il consumo interno. Secondo l'accordo fra Gazprom e Naftogaz, Gazprom vende il gas al confine dell'Ucraina e dei paesi europei, secondo il prezzo stabilito dal contratto tra la Russia (Gazprom) e gli acquirenti europei del gas. L'Ucraina ambisce a ottenere entrate decisamente superiori, e non dal transito del gas, bensì dalla partecipazione nel mercato del gas in qualità di intermediario. Facendo leva sul potere politico degli Stati Uniti, l'Ucraina potrebbe proporre alla Russia di vendere gas a prezzi più bassi ai propri confini, e rivenderlo poi a prezzo più elevato ai consumatori europei. Considerando la prevedibile differenza di 100 dollari su 1.000 metri cubi di gas e un volume di forniture pari a 80 miliardi di metri cubi di gas all'anno, il reddito dell'Ucraina potrebbe crescere dai 3 agli 8 miliardi di dollari all'anno. Ciò non piace assolutamente alla Russia, poiché comporterebbe una riduzione del fatturato di Gazprom, mentre per quanto riguarda gli acquirenti europei, per i quali l'Ucraina è assai poco prevedibile, si potrebbe trattare di un problema assai più grosso che per la Russia.
Il passo falso di Putin in Ucraina
Tutti i recenti eventi in Ucraina devono essere intesi nella logica di questi due motivi. Il 17 agosto il parlamento dell'Ucraina ha approvato una legge sulla possibilità di vendita del 49% del sistema dei gasdotti dell'Ucraina a compagnie americane ed europee. Di fatto, gli Stati Uniti otterranno il controllo del sistema ucraino di trasporto del gas molto presto. Al contempo, si preparano ad adottare la legge sull'imposizione di nuove sanzioni contro la Russia, per via delle quali, a Gazprom verrà vietato di prender parte all'accordo sul passaggio del gas attraverso l'Ucraina. Secondo questa legge, la Russia dovrebbe costituire una nuova compagnia con la quale, la compagnia ucraino-americana, proprietaria dei gasdotti ucraini, concluderebbe un accordo sull'acquisto del gas russo al confine tra Ucraina e Russia.
Le opinioni degli esperti russi in merito a tale prospettiva si dividono. Una serie di specialisti ritiene che la situazione migliorerebbe, dato che il problema del transito “scomparirebbe” e gli europei se la sbrigherebbero dunque da soli con l'Ucraina in caso di interruzione delle forniture di gas. Altri esperti invece considerano che, in caso di modifiche della situazione attuale, la Russia avrebbe non solo la peggio ma perderebbe anche la possibilità di vedersi restituito il debito ucraino per il gas già consegnato, pari a circa 5 miliardi di dollari.
L'autore è direttore dell'Istituto Internazionale di sviluppo del territorio (MIRT)
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