La roulette ucraina

Vignetta di Konstantin Maler

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Un'analisi della conferenza stampa di Putin. Tra le ragioni della Federazione e gli obiettivi della comunità internazionale

Per la prima volta dall’inizio della crisi politica in Ucraina Putin ha incontrato i rappresentanti della stampa. Il Presidente è apparso del tutto sereno e sicuro della giustezza delle proprie posizioni e si è detto deciso a proseguire lungo la linea adottata sulla questione ucraina. Ciò per quanto concerne i toni usati dal Presidente nelle sue dichiarazioni sulla situazione attuale, il cui intento era quello di raffreddare le teste calde e i mercati finanziari – dove i titoli russi sono stati massicciamente svenduti – e alcune capitali occidentali, Washington in testa, dove sono state rivolte minacce all’indirizzo di Mosca.

Ucraina, il vicolo cieco

Tuttavia, riguardo al futuro evolversi degli avvenimenti, il Presidente ha rilasciato una dichiarazione che farà sensazione. La Russia non sembra disposta a riconoscere la sovranità territoriale dell’Ucraina. ”Quando noi affermiamo che quanto è avvenuto in Ucraina è un colpo di Stato incostituzionale, ci sentiamo replicare che non si tratta di un colpo di Stato militare, ma di una rivoluzione. Ma se è una rivoluzione, mi è difficile non convenire con l’opinione dei nostri esperti i quali ritengono che in questo territorio si stia formando un nuovo Stato”, così si sarebbe espresso Putin secondo una nota riportata dall’agenzia Interfax.

“E con questo Stato noi non abbiamo mai siglato accordi da cui possiamo ritenerci vincolati”, ha osservato il Presidente della Federazione Russa, portando come analogia i fatti del 1917 in Russia, quando la rivoluzione produsse come esito la dissoluzione dell’Impero russo e la comparsa di un nuovo Stato.

L'Ucraina dopo piazza Maidan

Tutto ciò è stato dichiarato in riferimento al Memorandum di Budapest del 1994 in base al quale la Russia, d’intesa con Stati Uniti e Gran Bretagna, era tenuta a rispettare la sovranità territoriale dell’Ucraina in cambio del ritiro delle armi nucleari sovietiche e la rinuncia al nucleare. Putin non ha rammentato che tale documento non era stato mai ratificato da Mosca, né da Londra, né da Washington. Inoltre, in esso si prevede l’eventualità di riconoscere non solo l’indipendenza della Crimea, su cui con ogni probabilità saranno chiamati a esprimersi gli abitanti della penisola nel referendum del 30 marzo, ma anche i risultati di analoghi referendum in altre regioni della Riva sinistra ucraina. Rispondendo alla domanda sulla possibilità di un’annessione della Crimea alla Russia, il Presidente ha risposto: “No, non è prevista e in generale ritengo che spetti solo ai cittadini, che risiedono in un determinato territorio, di decidere in piena sicurezza e autonomia del proprio futuro. Ciò è stato consentito, per esempio, ai kosovari, agli albanesi del Kosovo, e in molte altre parti del pianeta, e a quanto mi risulta il diritto di una nazione all’autodeterminazione, è tuttora sancito nei documenti dell’Onu, e nessuno l’ha ancora eliminato”.

Queste diffuse e articolate dichiarazioni di Putin testimoniano la sua disponibilità ad avviare una discussione internazionale sull’aspetto più dolente della crisi ucraina, quello della secessione dall’Ucraina delle regioni orientali confinanti con la Russia, che è anche, naturalmente, quello più determinante della crisi. A giudicare da ciò che è chiaramente trapelato nel corso della conferenza stampa, Putin non vuole una guerra contro l’Ucraina, sebbene al contempo non abbia intenzione di rinunciare del tutto al ricorso alla forza per difendere la popolazione russofona. Una variante russa della formula americana: sul tavolo del Presidente tutte le opzioni sono presenti.

A giudicare dalle notizie diffuse dai media occidentali, il tema della sovranità territoriale era già al centro nei dialoghi telefonici intercorsi tra il Presidente russo e quello statunitense, anche se l’ufficio stampa del Cremlino nei suoi comunicati non ne fa menzione. Riguardo alle consultazioni con i leader occidentali sulla questione ucraina, Putin si è così espresso: “I nostri colloqui hanno un carattere confidenziale e alcuni hanno luogo persino su linee riservate, perciò non mi ritengo in diritto di rivelare i contenuti e le modalità della discussione con i miei partner”. I colloqui su linee riservate ricordano quelli che sono soliti avvenire al di fuori dei dicasteri di politica estera, che permettono di risolvere i più problemi più aspri rapidamente, senza bisogno di intermediari. Così era accaduto, per esempio, ai tempi della crisi caraibica.

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