Vignetta di Alexei Iorsh
La questione corre sui tavoli delle diplomazie di mezzo mondo. E può essere riassunta in una domanda: come possono la Russia e l'Unione Europea proseguire la loro convivenza nel continente che condividono? La risposta a questa non facile domanda doveva venire da un incontro tra i ministri degli Esteri dei paesi dell'Europa unita e della Russia, che si è tenuto lo scorso 17 dicembre a Bruxelles. I colloqui si sono svolti a porte chiuse, sotto forma di colazione di lavoro, e si sono protratti per un'ora e mezza oltre la durata prevista. La dichiarazione fondamentale rilasciata dal ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov a conclusione dei colloqui informali è che il dialogo tra Mosca e Bruxelles andrà avanti in tutte le direzioni precedentemente concordate. Anche il summit di gennaio si svolgerà nelle date prefissate.
Il titolare del dicastero degli Esteri della Federazione Russa ha formulato in una conferenza stampa i principi che regoleranno i futuri rapporti con Bruxelles. Contrariamente all'opinione di alcuni esperti, secondo cui i contrasti sulla questione ucraina sarebbero la dimostrazione che Russia ed Europa restano avversarie da un punto di vista geopolitico, Lavrov ha evitato di esprimere un giudizio categorico. Al contrario, il ministro ha cercato di individuare delle strade che Russia e Unione Europea possano percorrere insieme. Lavrov non ha però nascosto che all'interno dell'Europa unita vi siano delle forze che "stanno artificiosamente ostacolando lo sviluppo del dialogo tra Mosca e Bruxelles". A una domanda circa i rapporti che intercorrono attualmente tra la Russia e l'Unione Europea, il ministro ha dato una risposta chiara e univoca: siamo partner strategici.
Contrariamente ai pronostici secondo cui l'incontro tra i ministri degli Esteri di 28 stati europei e Lavrov si sarebbe trasformato in uno scambio di accuse riguardo agli avvenimenti dell'Ucraina, non è avvenuto niente di tutto ciò. La discussione sull'Ucraina c'è stata, e non poteva non esserci. Come ha reso noto una fonte del giornale Rossiyskaya Gazeta, durante l'incontro di Bruxelles i partecipanti europei hanno più volte affermato che le autorità ucraine non prestano ascolto all'opinione di decine di migliaia di partecipanti alle manifestazioni in piazza Majdan. Il titolare degli Esteri russo ha ricordato a sua volta i milioni di cittadini francesi che sono scesi in piazza per protestare contro la legalizzazione nel loro paese dei matrimoni tra persone dello stesso sesso. "Non è stato proprio lei ad affermare che la piazza non può dettare legge?", ha domandato Lavrov al ministro francese Laurent Fabius, che non ha trovato nulla da ribattere.
Quest'anno la lista dei temi affrontati nell'incontro interministeriale di Bruxelles non è stata meno ampia del solito. Al tradizionale ordine del giorno, che prevede problematiche relative ai visti di ingresso e all'economia, si sono aggiunte le questioni geopolitiche. "Abbiamo raggiunto un accordo sul fatto che qualsiasi progetto riguardante i paesi che non fanno parte dell'Unione Europea o di altre organizzazioni simili non debba essere usato per indurre questi stati a prendere una decisione piuttosto che un'altra", ha spiegato Lavrov. Stando alle sue dichiarazioni, i partner europei si sono detti d'accordo con questo tipo di approccio. "Mettere questi paesi, che ancora non hanno preso una risoluzione, di fronte a una scelta artificiosa non è un atto legittimo", ha aggiunto il ministro.
È difficile dire fino a che punto questi accordi verbali raggiunti a Bruxelles saranno rispettati dalle istituzioni europee responsabili delle politiche economiche dell'Unione. A differenza dei rappresentanti della Commissione Europea, che si sono fermamente rifiutati di condurre il dialogo sulle condizioni per l'associazione dell'Ucraina all'UE in un formato trilaterale, con la partecipazione della Russia, i partecipanti dell'incontro interministeriale non sono stati così categorici. Secondo quanto ha riferito Lavrov, "numerosi paesi sono d'accordo sul fatto che i problemi che sono insorti possono essere discussi con la partecipazione di Mosca".
Rispondendo a una domanda di Rossiyskaya Gazeta su come i ministri degli Esteri europei abbiano spiegato la presenza sulla piazza Majdan di Kiev di numerosi politici dell'UE, in attività e in pensione, che si sono espressi a favore dell'opposizione, Lavrov ha confermato di avere discusso della questione con i suoi colleghi. "Ho mostrato loro, portando degli esempi, come ci comportiamo noi e come si comportano quei politici che propongono all'Ucraina la cosiddetta 'scelta libera, ma soltanto a favore dell'Europa'", ha raccontato il ministro russo, entrando nel dettaglio della discussione avuta con i suoi omologhi. Stando alle sue parole, l'affermazione per cui la Russia non sarebbe disposta a collaborare con l'Europa è una "falsa insinuazione". La creazione dell'Unione Doganale e dell'Unione Economica Eurasiatica, a cui Mosca invita Kiev a prendere parte, farà crescere la competitività degli stati membri, portandola a un livello grazie al quale la cooperazione economica con l'Europa non dovrà più avvenire in condizioni aleatorie. "Attuare questa cooperazione partendo da posizioni che già sappiamo essere svantaggiate sarebbe un atto irresponsabile", ha aggiunto il titolare degli Esteri.
Lavrov ha risposto anche a una domanda su quanto siano giustificate le accuse rivolte a Mosca dal ministro degli Esteri svedese Carl Bildt. Il politico svedese ha affermato che in Russia non viene presentato in maniera corretta il contenuto dell'accordo di associazione tra l'Unione Europea e l'Ucraina. "Durante il nostro incontro ministeriale Bildt non ha affermato niente di simile", ha osservato pacificamente il ministro degli Esteri russo, definendo il collega svedese come un suo amico di vecchia data. Lavrov ha però aggiunto che ritiene "non professionali i tentativi di interpretare le mosse economiche della Russia nei confronti dei suoi vicini come una forma di pressione". "Tutte le nostre azioni sono dettate dagli interessi economici della Russia", ha spiegato il ministro.
Eppure, nonostante l'ampio spettro di questioni discusse a Bruxelles, resta ancora poco chiaro se l'Unione Europea sia o meno disposta a mettere in pratica i programmi già delineati insieme alla Russia. Ad esempio, la firma dell'accordo già predisposto sull'ulteriore liberalizzazione del sistema dei visti di ingresso (il documento prevede l'aggiunta di nuove categorie di cittadini a quelle che già usufruiscono del regime semplificato per l'ottenimento dei visti), o la ripresa dei lavori per la stesura di un nuovo accordo quadro tra Mosca e Bruxelles.
Dall'incontro interministeriale non è arrivata una risposta univoca alla domanda su come la Russia e l'Unione Europea proseguiranno la loro convivenza nel continente europeo. Lavrov ha nuovamente invitato i partner europei a rinunciare a delle logiche da guerra fredda del genere "chi non è con noi è contro di noi". E li ha esortati ad attenersi ai principi di una sicurezza unica e indivisibile, che non può essere garantita da nessuno stato singolarmente. Ora la scelta spetta a Bruxelles. Molte questioni saranno chiarite in occasione del summit Russia-UE del prossimo gennaio. Secondo una fonte di Rossiyskaya Gazeta, nell'incontro di gennaio potrebbero essere sottoscritti alcuni accordi precedentemente predisposti, e tra questi anche dei documenti che porterebbero in dirittura d'arrivo l'accordo sull'abolizione dei visti tra la Russia e l'Unione Europea. Sempre che i governanti europei non trovino un nuovo pretesto per tenere da parte questi accordi, come un asso nella manica, in vista dei prossimi incontri ai massimi livelli.
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