Vignetta di Alexei Iorsh
I dibattiti sulla "scelta europea" da parte dell'Ucraina sono sfociati in proteste di massa e grosse contestazioni. Le cariche della polizia contro i manifestanti che in Piazza dell'Indipendenza sostenevano il "sì" all'Europa sono a dir poco incomprensibili. A quanto pare, sta iniziando un gioco di forza con gli obiettivi posti alle prossime elezioni presidenziali del 2015.
Strade bloccate e uffici pubblici chiusi. I manifestanti pro Unione Europea continuano a scendere in piazza: dopo la manifestazione che ha radunato oltre 400mila persone, oggi, 2 dicembre 2013, l'opposizione ucraina ha occupato il palazzo del governo a Kiev, chiedendo le dimissioni di Yanukovich.
Yanukovich ha evitato il collasso sociale ed economico, che ci sarebbe irrimediabilmente stato se avesse accettato le condizioni dell'Accordo con l'Unione Europea.
Nemmeno i nuovi patti con la Russia promettevano molto, ma almeno consentono al Paese di restare a galla in previsione di future contrattazione con l'Europa.
L'opposizione, da parte sua, ha trovato un grande slogan per la propria campagna: "Ci hanno rubato il futuro europeo", dicono. Nel frattempo, Yulia Timoshenko continua a restare in carcere.
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Ucraina e Unione Europea: le ragioni di un "no" |
Il governo non tornerà certamente sui propri passi. Se lo facesse, dimostrerebbe troppa debolezza.
Tra i manifestanti che stanno guadagnando potere ci sono le forze radicali; e il compromesso con loro appare impossibile. Ma non è chiaro che tipo di compromesso si potrebbe trovare. La battaglia interna sta assumendo una componente geopolitica.
L'Unione Europea ce l'ha con con Yanukovich per il fallimento al vertice di Vilnius. La cosa più probabile, quindi, è che appoggi qualsiasi forza che contrasti il presidente ucraino. Non importa che si tratti di forze ancor meno intenzionate, rispetto al presidente, ad associarsi alla UE. Come, ad esempio, il partito nazionalista Svoboda e il suo leader, Oleg Tiagnibok.
L'eccessivo uso della forza contro i manifestanti, comunque, potrebbe non portare alla stabilità. Costringendo Yanukovich, poi, a cercare solidarietà unicamente a Mosca. Una cosa che lo priverà di una certa indipendenza.
Inoltre la Russia si troverebbe costretta a inserirsi nella politica ucraina. In questo torbido pantano, però, ci siamo ritrovati già più di una volta. Si ha la triste sensazione che non ci siano scenari positivi per l'Ucraina. L'intento di obbligare un Paese che non è cosciente dei propri interessi nazionali a decidersi definitivamente, sembra più che altro una prova di resistenza, ogni volta con maggiori rischi e sempre meno garanzie.
Fedor Lukjanov è presidente del Consiglio per la politica estera e la difesa
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