Il presidente iraniano Hassan Rouhani, considerato un politico moderato negli affari nazionali e in quelli internazionali (Foto: AP)
Si sono conclusi a Ginevra i negoziati fra il Gruppo 5+1 e l’Iran sul programma nucleare di Teheran. L’unico risultato formale della due giorni è stata la comunicazione che il prossimo round di colloqui si terrà, quasi subito, nel giro di poche settimane. Un importante passo avanti, tuttavia, è stata la presentazione da parte dell’Iran di un nuovo piano per risolvere la controversia nucleare.
All’inizio dei colloqui, il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif e la sua squadra hanno presentato un piano in tre fasi che permetterebbe di risolvere la crisi nucleare, che ormai si protrae da lungo tempo, “nel giro di un anno”, o meno. Ricordiamo che, alla vigilia dei negoziati, anche il Segretario di Stato americano John Kerry aveva menzionato la possibilità di risolvere le controversie nel giro di 3-6 mesi.
I dettagli del piano iraniano non sono stati resi noti. È chiaro, però, già da adesso, ciò che Russia, Stati Uniti, Cina, Gran Bretagna, Francia e Germania vogliono dall’Iran. Alla vigilia dei colloqui, il vice ministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov aveva dichiarato: “La leadership iraniana ha più volte partecipato a negoziati, anche ai massimi livelli, in cui ha dichiarato l’inaccettabilità delle armi nucleari. Ciononostante, la comunità internazionale continua a nutrire delle preoccupazioni in merito a una serie di questioni che rimangono aperte. Pertanto, quanto prima le alte sfere prenderanno una decisione in grado di fugare queste preoccupazioni, tanto prima si smetterà di giudicare e discutere quale sia, oggi, la scelta dell’Iran: se pacifica o militare”.
Il discorso ruota, ovviamente, intorno alla trasparenza del programma nucleare iraniano e ai metodi di verifica della sua natura pacifica.
A Ginevra, l’Iran si è dimostrato disposto a “chiudere queste questioni”. Al termine del primo giorno di colloqui, Abbas Araqchi, capo-negoziatore della delegazione iraniana, ha riferito che Teheran è pronto ad ampliare le ispezioni e le visite da parte degli ispettori delle Nazioni Unite ai suoi impianti nucleari.
Secondo quanto riferito dall’agenzia Itar-Tass, che cita una fonte della delegazione iraniana, il piano proposto al Gruppo 5+1, a Ginevra, prevede almeno due fasi per riconquistare la fiducia dei suoi interlocutori. Nella prima fase, che durerà da tre a sei mesi, Teheran arresterà la produzione di uranio arricchito mantenendosi al 20 per cento. Oltre a ciò, l’Iran è pronto a fornire informazioni più dettagliate in merito al reattore ad acqua pesante di Arak. La seconda fase prevede la possibilità di ridurre i volumi delle attività di arricchimento dell’uranio e il numero delle centrifughe installate presso le strutture iraniane. Questa fase, secondo le proposte iraniane, potrebbe durare circa un anno.
Si tratta di una concessione significativa, di un evidente passo in avanti. Tuttavia, l’agenzia di stampa ufficiale iraniana Irna ha riferito che la proposta di Teheran non implica la sua adesione al protocollo del trattato di non proliferazione delle armi nucleari, che consente ispezioni senza preavviso a qualsiasi impianto; una misura esaustiva, altamente auspicabile, ma anche estremamente sensibile per l’Iran, che ha programmi, che pur non essendo nucleari, sono comunque importanti nell’ambito militare.
Solo i prossimi round di negoziati potranno dire se per l’Iran l’adesione al protocollo è una questione di principio o si tratta di una posizione cautelativa, su cui le parti possono ancora patteggiare.
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Tuttavia, è sin da ora chiaro che gli iraniani confidavano, a quanto pare, nell’euforia di una possibile svolta nei negoziati, sulla base dei giudizi positivi espressi dall’Occidente nei confronti del loro nuovo presidente Hassan Rouhani e il sensibile riscaldamento delle relazioni tra Washington e Teheran. E ora sembrano delusi.
Nel suo intervento davanti ai giornalisti, a Ginevra, Abbas Araqchi si è dichiarato perplesso per le dichiarazioni del rappresentante dell’UE Michael Mann, il quale ha sottolineato, nel suo discorso, che Teheran dovrebbe fare il primo passo e adempiere ai suoi obblighi internazionali. “Il signor Mann ha parlato del clima positivo dei colloqui, eppure le sue parole suscitano delusione. Se in questa fase esistesse davvero un equilibrio che ci permettesse di intraprendere passi concilianti, allora sì che si potrebbe parlare di un progresso dei negoziati. Ciononostante, per il momento, non sono stati compiuti passi che favoriscano un riavvicinamento”, ha dichiarato il diplomatico iraniano, rimproverando l’Ue .
Gli iraniani sanno che i loro interlocutori non li considerano ancora dei “bravi ragazzi” e vogliono da loro che svuotino le tasche. Loro, invece, a quanto pare, aspirano già a rapporto egualitario. “L’Iran è e si considera una potenza regionale e vuole semplicemente essere riconosciuto come tale”, osserva Sergei Seregichev, esperto dell’Istituto del Medio Oriente (Mosca).
La centrale nucleare di Bushehr consegnata all’Iran
Ciò, tuttavia, non è un compito facile. Secondo Anton Khlopkov, membro del gruppo di esperti sulla sicurezza internazionale presso il Consiglio di Sicurezza della Russia, la crisi iraniana ha una lunga storia ed è legata non solo al suo programma nucleare, ma anche alle relazioni irano-americane in generale. “Le dichiarazioni iraniane evidenziano la volontà di raggiungere un compromesso, ma tutti devono essere pazienti. Ci vorranno mesi per ripristinare la fiducia che è stata persa durante oltre trent’anni di ostilità”, sottolinea l'esperto.
Risposte simili sono pervenute anche dai diplomatici russi. “Le posizioni dell’Iran distano chilometri da quelle delle grandi potenze del Gruppo 5+1, e stiamo avanzando solo a piccoli passi”, questo è stato il commento del Viceministro degli Esteri russo, Sergei Ryabkov, sul progresso dei negoziati.
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