L’importante per Assad è vincere la guerra mediatica

Vignetta di Sergei Elkin

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Come potrebbe concludersi la guerra civile in Siria: il parere di Leonid Isaev, docente della Scuola Superiore di Economia di Mosca

Le forze governative hanno inferto una serie di duri colpi agli avversari di Bashar Assad. L’esercito siriano è pronto a potenziare l’offensiva su Aleppo. Si può dire che il conflitto siriano sia finalmente arrivato a un punto di svolta e pertanto prevedere come si concluderà la guerra in Siria?

La giornalista Farida Rustamova, corrispondente di Gazeta.ru, ha cercato di dare una risposta a queste domande, intervistando Leonid Isaev, uno dei principali esperti russi di Medio Oriente e docente presso la Facoltà di Scienze Politiche della Scuola Superiore di Economia di Mosca.

Si può dire che le forze governative abbiano ormai preso il sopravvento sulle forze dell’opposizione?

La svolta, in realtà, è avvenuta a maggio 2013. Nel corso dell’anno, invece, la situazione non era affatto a favore di Assad. Questa svolta si è prodotta, in primo luogo, perché la Russia ha avviato, nonostante tutto, la fornitura di armi a Damasco. Ciò ha aiutato notevolmente le forze di Assad, che erano davvero stremate. In secondo luogo, a maggio, è risultato chiaro che l’America non è più così tanto interessata al conflitto siriano. Gli Stati Uniti, come molti altri Paesi occidentali, si sono stancati. Ha persino preso piede una credenza secondo cui starebbero aiutando gli islamisti. Infine, in terzo luogo, la situazione in Egitto ha incominciato a togliere protagonismo alla Siria. Il conflitto siriano era alimentato, in gran parte, proprio dalla componente mediatica. I mezzi di comunicazione non facevano che parlarne e la crisi siriana era costantemente all’ordine del giorno della comunità internazionale. Ora, questo interesse è iniziato a sfumare. L’Egitto ha catalizzato tutta l’attenzione su di sé.

Eppure i Paesi occidentali stanno valutando se fornire o meno armi all’opposizione siriana. Qualora ciò avvenisse, potrebbe alterare l’equilibrio di forze?

Non credo che l’equilibrio di forze cambierà drasticamente. Certo, gli americani cercheranno di mantenere i loro impegni. Forniranno sostegno con gli armamenti alle forze dell’opposizione, ma non tutto arriverà al destinatario, giacché una quantità enorme di denaro scompare sempre e non si sa dove. Ciò che fa la Russia per l’esercito ufficiale siriano, in termini di fornitura di armi, supera di molto le forniture dei Paesi occidentali e di quelli del Golfo Persico. Inoltre, bene o male, il Libano sta cercando di frenare il contrabbando.

I nuovi successi militari di Assad possono dividere l’opposizione siriana?

La stanno già dividendo. Innanzitutto, le forze dell’opposizione sono sempre più demoralizzate. Inoltre, molti militanti stanno deponendo le armi, perché, tra i guerriglieri che combattono per l’Esercito siriano libero (Esl), ci sono molte persone che combattevano per un ideale. Queste persone erano scese in piazza, nel 2011, perché auspicavano a un miglioramento della situazione e l’avvento di una società democratica. Ora, si rendono conto che il Paese si sta muovendo non verso una democratizzazione, bensì verso il degrado. Le persone che hanno combattuto per un ideale e che amano la propria patria, depongono le armi, soprattutto dopo l’amnistia annunciata da Assad. È stata una mossa davvero intelligente. Tutto ciò crea una forte spaccatura in seno all’opposizione.

Quante probabilità ci sono che Damasco e l’opposizione si siedano al tavolo delle trattative? Sia Russia che Stati Uniti sostengono questa idea.

Per la Russia e gli Stati Uniti l’importante è riuscire a salvarsi la faccia e dimostrare che avevano ragione: la Russia a sostenere Assad, e gli Stati Uniti a sostenere l’Esercito siriano libero. Sia Obama che Putin si rendono conto di quanto sia importante porre la parola fine a questo conflitto. Ma devono pensare anche a salvarsi la faccia. Russia e America non sono ancora riuscite a mettersi d’accordo sulla cosiddetta Ginevra-2, che sarebbe vantaggiosa per entrambe le parti. La conferenza è stata rinviata e continuerà a esserlo, credo, finché il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov e il Segretario di Stato americano John Kerry non raggiungeranno un accordo.

Come potrebbe finire il conflitto in Siria? Si potrebbe assistere a una divisione del Paese?

Nel caso in cui Assad venisse improvvisamente ucciso, sarebbe una disfatta, considerando che tutta l’élite siriana si è ora radunata attorno a lui. La Siria non potrebbe evitare la guerra civile e la sua successiva disintegrazione. I curdi iracheni sono, di fatto, già liberi. I curdi siriani rimangono, invece, ancora legati ad Assad alla luce di un accordo di principio stipulato con il leader siriano. Qualora Assad venisse a mancare, però, anche l’accordo cesserebbe di esistere. C’è l’impressione che il conflitto sia agli sgoccioli, ma la situazione in Siria continuerà a essere instabile per molto tempo. Sarà un lungo conflitto latente con attentati e, forse, persino scontri militari aperti, che divamperanno periodicamente. Ciò che è importante ora per Assad è vincere la guerra mediatica, cioè riuscire a fare in modo che si smetta semplicemente di parlare della Siria. Fatto ciò, sarà necessario avviare un lavoro sistematico per spegnere i focolai separatisti.

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