L'agenda di Putin e Obama

Vignetta di Sergei Elkin

Vignetta di Sergei Elkin

Durante il vertice del G8 in Irlanda del Nord, è emerso che la Russia non è disposta a cambiare la sua posizione sulla Siria e che persistono differenze inconciliabili sulla questione della difesa antimissile Usa in Europa

La Russia non ha intenzione di cambiare la sua posizione sulla Siria. È risultato evidente dall’incontro che si è appena svolto in Irlanda del Nord tra Vladimir Putin e il presidente degli Stati Uniti Barack Obama a margine del summit del G8. Permangono divergenze inconciliabili sulla questione dello scudo antimissile americano in Europa, ma, tuttavia, i leader dei due Paesi cercheranno di realizzare un programma più positivo all’incontro bilaterale che avrà luogo a Mosca il 3 e 4 settembre 2013.

Secondo quanto dichiarato dal portavoce del Cremlino, “uno dei temi nodali degli incontri che si sono svolti in Irlanda del Nord è stata la questione siriana”. Putin, dopo i colloqui con il presidente americano, si è espresso a riguardo della Siria con un certo tatto: “Le nostre posizioni ancora non collimano su tutto, ma a unirci è il comune obiettivo di far cessare la violenza e limitare il numero delle vittime e trovare una soluzione al problema con strumenti di pace, anche mediante i colloqui di Ginevra”. La stessa posizione è stata ribadita da Obama: “Sulla questione siriana abbiamo alcuni punti di vista divergenti”.

Non va comunque dimenticato che, proprio alla vigilia del G8, Mosca aveva dichiarato con irritazione di ritenere che non vi fossero prove fondate sull’impiego di armi chimiche da parte delle truppe governative siriane e di valutare le dichiarazioni statunitensi in merito solo un pretesto per legittimare un appoggio militare aperto agli oppositori di Assad. A detta di Putin è improbabile che le forniture di armi ai ribelli “siano avvenute per quegli scopi umanitari propagandati e professati  in Europa già centinaia di volte”.

Appare quindi chiara la volontà di Putin di continuare su questa linea di rifiuto di ogni ingerenza armata nel conflitto interno siriano, anche rispetto alla posizione consolidata degli altri leader del G8 con alla testa gli Stati Uniti. E benché l’intera controversia sembri ruotare attorno alla questione delle dimissioni del presidente Assad, alla base della logica di Mosca resta il rifiuto radicale di un rovesciamento del regime politico mediante una pressione violenta dall’esterno, come già è avvenuto in Jugoslavia, Libia e Iraq, di là dell’odio suscitato dai leader alla guida di quei Paesi.

A giudicare dalle dichiarazioni che hanno rilasciato, i leader di Russia e Stati Uniti non sembrano aver mutato di una virgola la loro posizione sulla questione della stabilità strategica. “Il nostro reale obiettivo dev’essere quello di evitare un’escalation della tensione esistente per proseguire il lavoro già avviato con la firma del nuovo Trattato di misure per un’ulteriore riduzione e limitazione delle armi strategiche offensive”, ha dichiarato Obama ai giornalisti dopo l’incontro, alludendo al fatto che sarebbe giunto il momento di proseguire le trattative sul disarmo nucleare. Tuttavia, Mosca ancora in maggio ha dichiarato che future trattative su questo tema sono impensabili senza un freno allo scudo antimissile americano in Europa, che preoccupa seriamente la Russia. E nel complesso sembra disposta a condurre trattative di disarmo solo su base multilaterale e nel contesto di un comune equilibrio di forze sulle armi comuni, tattiche e strategiche.

A una tale inversione di tendenza nel campo delle idee su una pace senza armi nucleari Obama non sembra ancora pronto.

Al tempo stesso l’avvenuto incontro tra Putin e Obama rappresenta senza dubbio un passo avanti se confrontato con l’ultimo colloquio messicano di Los Cabos del 2012, nell’ambito del summit del G20.

Allora a giudicare dalla dichiarazione congiunta, Mosca aveva messo una croce sul concetto di “resettaggio” delle relazioni bilaterali avanzato a suo tempo da Obama. Continuare a resettare il sistema non è normale, bensì è un segno di deterioramento, ha spiegato, in altri termini, commentando la situazione, il ministro degli Affari esteri russo Sergei Lavrov.

Tuttavia, poiché l’hardware – i presidenti di Russia e Stati Uniti – è rimasto lo stesso, è emersa in tutta la sua evidenza la necessità di un nuovo programma per il nuovo software.

Nella dichiarazione congiunta approvata alla fine dell’ incontro si rileva che Russia e Stati Uniti “sono giunti a  un’intesa sulla necessità di un programma più positivo nelle relazioni tra i due Paesi”.

In particolare riguardo all’importanza di sviluppare contatti regolari tra il capo del governo russo e il vice presidente degli Stati Uniti per un maggiore incremento del commercio e degli investimenti e anche per l’avvio di un dialogo nella forma “due più due” tra i ministri degli Affari esteri e della Difesa, finalizzato a un esame delle questioni relative alla stabilità strategica.

Tuttavia, queste forme si sono già sperimentate nei rapporti bilaterali, mentre, invece, la collaborazione nel campo  delle minacce cibernetiche appare una novità.

Gli Stati Uniti e la Russia hanno inoltre convenuto di creare una linea di comunicazione diretta tra i gruppi operativi di risposta agli incidenti informatici e tra i Centri per la riduzione dei rischi nucleari e i funzionari di alto livello. Ciò rappresenta un passo ulteriore nell’elaborazione di un codice di comportamento tra gli stati nella sfera della tecnologia informatica. La sua attualità è divenuta evidente dopo che gli Stati Uniti hanno ufficialmente ammesso di sviluppare e utilizzare programmi informatici a scopo bellico in Medio Oriente, in particolare contro l’Iran. 

Infine, è stata ribadita la necessità di  intensificare la cooperazione reciproca nella lotta contro il terrorismo internazionale dopo gli attentati terroristici di Boston e Makhachkala.

Ciò nonostante, si tratta solo degli abbozzi di un nuovo programma che i leader delle due superpotenze potranno meglio valutare nel corso della visita ufficiale a Mosca del presidente Usa, il 3 e il 4 settembre 2013. I colloqui avverranno alla vigilia del summit dei Venti a San Pietroburgo, la seconda capitale della Russia. Lì Putin non si ritroverà così solo nella sua posizione sulla Siria, come invece è avvenuto in Irlanda del Nord all’incontro del G8.

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