Vignetta di Niyaz Karim
I recenti eventi verificatisi in diverse regioni del mondo hanno dimostrato che la minaccia del terrorismo non si è attenuata, ma ha assunto semmai una nuova dimensione; si adatta alle nuove realtà, estendendosi a regioni che ne erano rimaste indenni.
Dopo aver varcato da tempo le frontiere nazionali, il terrorismo si sta armando rapidamente ed è alla ricerca di nuove fonti di finanziamento. Al-Qaeda e i talebani continuano a generare minacce terroristiche, facendo grande affidamento sul traffico di droga. Purtroppo, dopo il conflitto in Libia, il terrorismo si è esteso all’Africa occidentale e alla regione del Sahel. Vecchie rivalità tribali, unite al flusso incontrollato di armi, hanno contribuito pesantemente al terrorismo e alla diffusione dell’ideologia radicale.
Ciò rappresenta una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionali. Una minaccia difficile da prevedere e da fronteggiare. E se si vuole affrontare con efficacia questa sfida sovranazionale, è fondamentale che i Paesi collaborino tra loro.
Molto è già stato fatto per creare un sistema di risposta globale. Nel giugno del 2012 l’assemblea generale dell’Onu ha rinnovato l’impegno della comunità internazionale verso la Strategia globale delle Nazioni Unite contro il terrorismo, sottolineando in questo modo la volontà di sostenere le vittime del terrorismo in ogni parte del mondo e di adottare una strategia a tutto tondo basata sul rispetto dei diritti umani e della legge. Tuttavia, nessuna strategia può rivelarsi efficace se non mira a colpire le condizioni che favoriscono l’emergere del terrorismo. Il nesso tra sviluppo e sicurezza è quanto mai critico.
Le Nazioni Unite rivestono un ruolo essenziale nel coordinare tale strategia. Attribuiamo un’enorme importanza all’operato del Comitato anti-terrorismo dell’Onu – focalizzato sulle sanzioni e la prevenzione del terrorismo nucleare – e ai comitati istituiti dalle risoluzioni “1267” e “1988”, incentrate rispettivamente su al-Qaeda e i talebani.
Il primo ministro britannico David Cameron ha ripetutamente affermato che il tema della violenza estremista e terroristica sarà una delle priorità del summit del G8 che si terrà il 17 e 18 giugno 2013 in Irlanda del Nord. Citando il conflitto in Mali e l’attentato terroristico in Algeria, Cameron ha detto di ritenere che tutti gli Stati del G8 sono nel mezzo di una lunga battaglia contro i terroristi assassini e l’ideologia letale che li sostiene.
Mosca appoggia la posizione del governo britannico, tanto più che – come ha affermato il Presidente Vladimir Putin – la stessa Russia è stata una delle prime vittime del terrorismo internazionale.
Il recente attentato di Boston ha dimostrato ancora una volta che la lotta al terrorismo richiede inoltre una maggiore cooperazione tra le forze dei diversi Paesi: lo scambio tempestivo di dati e una risposta appropriata alla ricezione delle informazioni rimangono una priorità per tutti gli Stati. La diffidenza, alimentata da orgoglio, pregiudizi e istinti che affondano le proprie radici nell’era del Patto, non dovrebbe intralciare la collaborazione, che ci aiuta a salvare le vite dei nostri cittadini. È precisamente questo il motivo per cui è così importante che i leader di Russia e Gran Bretagna abbiano deciso di ripristinare in parte la cooperazione tra i loro servizi segreti.
Per cinquant’anni (a partire dal 1866, quando Dmitri Karakozov tentò di uccidere Alessandro II) la Russia ha vissuto sotto la minaccia del terrorismo interno, che, insieme alla Prima Guerra Mondiale, è stata uno dei numerosi motivi che hanno portato al crollo del Paese.
Ai nostri giorni, in cui ogni processo è accelerato, nessuno può concedersi il lusso di sedere sugli allori o temporeggiare. Viviamo in un mondo globalizzato, e siamo legati da un destino comune. Il nostro successo dipende dagli sforzi coesi e coordinati di ogni Paese.
Aleksandr Yakovenko è l'ambasciatore russo presso il Regno Unito; ha ricoperto in passato la carica di vice ministro degli Affari Esteri
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