Vignetta di Niyaz Karim
La dichiarazione del Ministro russo della Difesa Sergei Shojgu sul ripristino permanente di una flotta navale militare russa nelle acque del Mediterraneo ha provocato una scettica risposta negli organi d’informazione e nella comunità di esperti, in quanto è stata pronunciata sullo sfondo di alcuni comunicati a proposito delle condizioni tecniche insoddisfacenti delle navi e dei problemi con le forniture di nuovi armamenti.
Shojgu ha comunicato la ricostituzione della squadra navale nel Mediterraneo l’11 marzo 2013, durante la seduta dei capi degli organi centrali di comando del Ministero della Difesa e dell’industria bellica. Proprio all’inizio del suo intervento il ministro ha affermato che “è stata presa la decisione di formare un comando di collegamento operativo della Marina militare nella zona del Mediterraneo, le cui forze resteranno su base permanente”. Secondo il parere del ministro la flotta navale russa ne ha le possibilità, mostrate con evidenza dagli studi compiuti a gennaio 2013 nei bacini del Mar Nero e del Mar Mediterraneo.
Alle manovre ha preso parte una squadra congiunta composta da circa 15 navi da battaglia di superficie e sommergibili, insieme a una ventina di navi di supporto. Gli equipaggi delle flotte del Nord, del Baltico e del Mar Nero sono sbarcati sulla costa russa del Mar Nero, hanno attraversato più volte il Bosforo, il Mar di Marmara e lo stretto dei Dardanelli, portando nella parte orientale del Mediterraneo più di 60 attrezzature missilistiche e d’artiglieria per obiettivi aerei, marittimi e sottomarini. Per il rifornimento di carburante, acqua e viveri hanno fatto scalo nei porti di Malta, della Grecia e della Siria.
L’esperienza e l’esito di questi studi hanno convinto la dirigenza del Ministero della Difesa, e beninteso quella del Cremlino (senza il Presidente e il primo ministro non si possono prendere decisioni del genere), che già nel 2015 ci potrà essere una squadra navale operante, composta di navigli come ai tempi dell’Unione Sovietica. È pur vero che il confronto in questo caso non andrebbe a vantaggio della Russia di oggi.
Praticamente per tutti gli anni Ottanta la quinta squadra navale che si trovava nel Mar Mediterraneo, era composta da 70-80 unità (30 navi di superficie, 4-5 atomiche, 10 sottomarini diesel, 2 navi di supporto (i cosiddetti “laboratori galleggianti”, ndr), 3-4 navi cisterne, navi da carico secco, dragamine, navi di manutenzione totale, refrigeratori, navi ospedale e scialuppe di salvataggio, rimorchiatori. Tale armata doveva scongiurare gli attacchi missilistici e atomici sul territorio russo da parte delle navi della sesta flotta statunitense che mantiene fino a oggi una base nel Mediterraneo.
Anche se è improbabile che gli americani stiano pensando a un attacco nucleare sul territorio della Federazione, la nuova squadra operativa non potrà di certo contrastarla alla pari; anche riunendo tutte le navi di superficie e i sottomarini delle quattro flotte russe, a malapena si riuscirebbe a formare una quinta squadra navale. Inoltre, le stesse difficoltà di un tempo attendono gli equipaggi russi: nel Mediterraneo non c’era e non c’è ancora posto per porre una base.
Non si può confrontare il punto di assistenza materiale e tecnica a Tartus con la base navale militare di oggi e non si sa nemmeno quale sarà il suo destino se in Siria ci sarà un cambio ai vertici.
D’altro canto se ci pensiamo, la creazione di una squadra navale nel Mediterraneo è uno stimolo per i marinai e i costruttori navali russi a far crescere la flotta, ad aumentare il prestigio del servizio incentivando la crescita innovativa di una delle più importanti forze armate.
È una sorta di faro da prendere come punto di riferimento sia per la flotta sia per l’industria bellica in vista della fabbricazione di nuove imbarcazioni, per insegnare ai marinai la pratica di lunghe spedizioni e la collaborazione in mare con i marinai di altri Paesi, inclusi la Nato e gli Usa, con i quali la Russia condivide molti obiettivi e minacce comuni, tra cui la lotta ai pirati, al terrorismo internazionale, la proliferazione della tecnologia missilistica e delle armi di distruzione di massa. È di questo che si occupano in particolare i marinai della zona del Corno d’Africa.
C’è ancora un motivo per cui la Russia ha deciso proprio adesso di creare una squadra navale della Marina nel Mediterraneo; si tratta dei soldi, che sono comparsi nelle tasche delle Forze armate per il rimodernamento della tecnologia bellica: 20 mila miliardi di rubli fino al 2020 sono stati stanziati dal bilancio federale a questo scopo. Nuove navi sono in cantiere, le iscrizioni dei cadetti alle accademie militari – i futuri ufficiali, tra cui anche quelli della Marina – sono più che raddoppiate. Sono loro a dover assimilare la specializzazione militare non sulle coste o negli approdi, e nemmeno sui computer, ma con la pratica di mare, preferibilmente nelle spedizioni di lunga distanza, interagendo con le altre flotte del mondo. Il Mediterraneo in questo senso è l’area più comoda.
Il Ministro della Difesa non nasconde che alcune difficoltà nella formazione di una squadra navale nel Mediterraneo sono inevitabili. “La situazione generale nella flotta non si può dire soddisfacente” afferma. “In primo luogo è legata al fatto che nel corso di un lungo periodo nella flotta non hanno fatto il loro ingresso nuove imbarcazioni e non sono stati osservati i tempi dell’assistenza tecnica. Di conseguenza adesso bisogna utilizzare gran parte delle unità navali con tempi prolungati tra due successive riparazioni, molte barche e navi hanno limitazioni sull’uso degli armamenti e della tecnologia bellica”.
Nonostante ciò il ministro della Difesa non nasconde un certo ottimismo. “In seguito alla realizzazione del programma di governo per gli armamenti fino al 2020 dovrebbero arrivare nella flotta 8 sottomarini lanciamissili balistici, 16 sommergibili polifunzionali, 54 navi da combattimento di superficie”, ha dichiarato Sergei Shojgu.
Se questi progetti verranno portati a termine la Federazione Russa potrebbe realmente avere la possibilità di costituire una squadra navale operativa e permanente nel Mar Mediterraneo.
Tuttavia, considerando le reali chance della Marina militare russa di oggi, è difficile ipotizzare che l’intento sia quello di porsi come minaccia. Più probabilmente la squadra navale serve per mettere in bella mostra la bandiera di sant’Andrea. Contribuirebbe infatti ad aumentare il prestigio internazionale della Russia, ma prima di tutto avrebbe un peso importante per lo sviluppo della sua flotta.
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