La nuova bufera su Trump e quelle informazioni segrete svelate alla Russia

Il ministro russo degli Esteri Sergej Lavrov, a sinistra, con il Presidente Usa Donald Trump, al centro.

Il ministro russo degli Esteri Sergej Lavrov, a sinistra, con il Presidente Usa Donald Trump, al centro.

: Aleksandr Shcherbak/TASS
Il Presidente Usa è stato accusato di aver rivelato notizie strettamente riservate al ministro russo degli Esteri. Ma coloro che gli puntano il dito contro ammettono che Trump non ha infranto alcuna legge

Trump di nuovo sotto la bufera. Il 15 maggio scorso diversi giornali americani hanno rivolto una pesante critica nei confronti del Presidente Usa, accusato di aver comunicato al ministro russo degli Esteri Sergej Lavrov informazioni riservate sulla lotta al terrorismo. A puntare per primo il dito contro Trump è stato il Washington Post, che ha riportato una notizia ricevuta da fonti anonime presenti tra le fila di funzionari di Stato dimessi o ancora in servizio. Il giornale ha annunciato che il Presidente degli Stati Uniti, durante un incontro segreto con il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov, avrebbe condiviso informazioni circa le fonti e i metodi operativi dei servizi segreti americani e alleati. Il leader americano però ha il potere di declassificare qualsiasi informazione e deciderne l’impiego, pertanto anche i più feroci critici di Trump parlano di scarsa lungimiranza delle sue azioni e dei rischi che avrebbero comportato, ma non possono attaccarlo dal punto di vista legale visto che non ha infranto alcuna legge.

L’incontro tra Lavrov e Trump è avvenuto il 10 maggio, il giorno dopo il rumoroso licenziamento del capo dell’FBI James Comey, la cui agenzia è responsabile della protezione dei segreti di Stato. Va detto però che le informazioni riguardanti le strategie dei terroristi dell’Isis nell’organizzazione degli attentati sulle linee aeree che, secondo quanto riferito dal Consigliere per la sicurezza nazionale Herbert McMaster, sono state oggetto di discussione dell’incontro russo-americano, erano state probabilmente fornite al capo della Casa Bianca dalla NSA o dalla CIA e non dai federali. E in ogni caso – ribadisce McMaster – non si è parlato di metodi o fonti concrete.

L’ultimo anello della catena

Chi usufruisce in ultima analisi dell’intelligence, il “prodotto” più importante dei servizi segreti? I capi di Stato, non c’è dubbio. Ogni mattina sulle scrivanie dei leader del mondo arrivano i bollettini dei comunicati segreti che i Presidenti leggono come una persona comune legge il giornale la mattina mentre beve il caffè. Naturalmente in caso di eventi straordinari (come gli attentati terroristici, l’aggravarsi di conflitti locali o una possibile aggressione militare), i capi di Stato ricevono dei memorandum a parte. Nella maggior parte dei casi i direttori dell’intelligence presentano di persona ai leader un resoconto periodico delle informazioni rilevanti. È molto più raro invece che i capi del governo vengano informati in merito ai metodi di raccolta delle informazioni e alle loro fonti. A loro serve l’informazione, non il modo in cui è stata ottenuta.

Se invece si tratta di operazioni di intelligence particolarmente importanti li si mette al corrente di tutto. Durante la Seconda guerra mondiale, per esempio, gli inglesi erano riusciti a decodificare la macchina cifrante Enigma e ad avere accesso a un’enorme massa di informazioni sui piani della Germania nazista. Il premier britannico Winston Churchill decise alla fine di utilizzarle e preferì non respingere gli imponenti attacchi aerei diretti contro alcune città britanniche per paura che la riuscita del contrattacco della Royal Air Force insospettisse i tedeschi, svelando che il loro sistema di codificazione era stato decriptato.

A differenza di Churchill il leader sovietico Nikita Khrushchev prestava pochissima attenzione ai segreti di Stato. Nella relazione che portarono alle dimissioni forzate di Khrushchev durante il Congresso del PCUS dell’ottobre 1964 si faceva riferimento diretto al fatto che il leader condividesse apertamente con gli stranieri informazioni segrete sugli armamenti sovietici e il programma spaziale – un caso comunque più unico che raro nella storia dei leader delle superpotenze mondiali.

Un segnale positivo per la Russia

Gli attuali premier russi non sono mai stati tacciati di divulgazione di materiale segreto, mentre gli organi informativi della Federazione Russa preferiscono ricevere da fonti ufficiali dettagli sugli incontri a porte chiuse tra i vertici. Lavrov è quindi un interlocutore affidabile di Trump per uno scambio di informazioni che possa contribuire a fare fronte comune contro il terrorismo.

Dopo il recente attacco alla base aerea di Shayrat lo scambio di informazioni sulle operazioni dell’Isis tra i militari e i servizi segreti si era interrotto. È però palese che Trump cerchi in tutti i modi di ottenere risultati concreti in Medio Oriente e per questo si voglia avvalere del supporto della Russia. Se al momento è l’unica persona in grado di comunicare a Mosca, senza violare la legge, informazioni segrete sui piani dell’Isis, lo fa in prima persona. È quindi molto probabile che Sergej Lavrov abbia ricevuto una gran quantità di materiale informativo da utilizzare in modo efficace per contrastare gli estremisti islamici della Siria. Come è scontato che Trump abbia ricevuto qualcosa in cambio.

Dopo il licenziamento di Comey, la cerchia di oppositori di Trump si è allargata. La campagna denigratoria iniziata il 15 maggio “contro la divulgazione dei segreti dei servizi di intelligence” potrebbe in effetti avere ripercussioni sul suo indice di gradimento. Tuttavia nel quadro generale è forse più importante che il Presidente americano abbia dimostrato la sua disponibilità a continuare lo scambio di informazioni con la Russia sul tema del terrorismo, un passo che potrebbe portare a successi significativi nella lotta all’Isis e di conseguenza all’innalzamento della popolarità del 45esimo Presidente degli Stati Uniti d’America.

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