Il Presidente russo Vladimir Putin, a destra, con il Ministro russo della Difesa Sergej Shojgu.
: Michael Klimentyev/RIA Novosti“La Russia avrebbe segretamente implementato un nuovo missile da crociera”. Inizia così un articolo delNew York Timesdedicato alla presunta violazione, da parte di Mosca, del Trattato INF del 1987. Citando funzionari dell'amministrazione della Casa Bianca ma senza fare nomi, il New York Times scrive che la Russia avrebbe sviluppato e armato un nuovo missile nucleare basato a terra e dotato di una testata nucleare.
A commentare l’articolo, il senatore dell'Arizona John McCain, secondo il quale il presunto missile starebbe minacciando gli alleati Nato e le loro forze in Europa. “È tempo che la nuova amministrazione intraprenda azioni immediate per migliorare la nostra posizione da deterrenti e proteggere i nostri alleati in Europa”, ha affermato McCain. In Russia, però, si è convinti che le paure di McCain siano infondate.
Mosca respinge le accuse
Secondo il portavoce del Presidente russo, Dmitrij Peskov, Mosca sta rispettando i trattati internazionali firmati, compreso il Trattato INF. "Nessuno ha ufficialmente accusato la Russia di violare il Trattato INF", ha ricordato Peskov. Anche il Ministero degli Esteri russo respinge le accuse: il direttore del Dipartimento in materia di non proliferazione e controllo degli armamenti, Mikhail Ulyanov, ha dichiarato che tali affermazioni sono ingiustificate e prive di fondamento.
Timofej Bordachev, direttore del Centro di studi europei e internazionali complessi dell’Alta Scuola di Economia, in un'intervista con Rbth ha fatto notare che è difficile provare le accuse degli Stati Uniti. "Non viene presentata nessuna prova, non vengono nominati nemmeno i funzionari che parlano di queste presunte violazioni – ha detto Bordachev –. Sono informazioni assolutamente non provate".
Un "ariete" contro Trump
Gli esperti intervistati da Rbth fanno notare che la pubblicazione sul New York Times potrebbe essere correlata a un’opposizione politica interna negli Stati Uniti. Una parte significativa dell’establishment teme che il Presidente Donald Trump punti a migliorare le relazioni con la Russia e non lo vuole permettere.
Timofej Bordachev sostiene che l’articolo sul New York Times potrebbe essere una "iniezione" organizzata dai sostenitori della linea dura nei rapporti con la Russia. "Questo tipo di iniezioni è roba pesante", progettata per non stabilire nessuna realtà e creare un clima politico in cui l’intiepidirsi delle relazioni tra Mosca e Washington diventerebbe impossibile", ritiene l'esperto.
Concorda con lui l’analista politico Fedor Lukyanov, caporedattore della rivista Russia in Global Affairs. "Stiamo assistendo allo scontro tra la maggior parte della classe dirigente e Trump nel tentativo, se non di allontanarlo dal potere, di paralizzarlo", ha detto Lukjanov a Rbth.
La Russia, osserva l’esperto, è diventata una sorta di "ariete", usato contro Trump già in campagna elettorale, quando Hillary Clinton lo accusava di essere quasi un fantoccio del Cremlino.
"Di conseguenza, tutto ciò che riguarda le prove di piani russi ostili e infidi sarà ‘incassato’ da chi lotta contro Trump", afferma Lukyanov
Il dibattito sul nucleare
Lukyanov sottolinea anche una nuova tendenza nelle relazioni internazionali: si è iniziato a discutere in maniera molto più attiva rispetto agli anni precedenti delle questioni relative agli arsenali nucleari e alla sicurezza strategica. "Negli Stati Uniti ci si interroga, se non su una nuova corsa agli armamenti, sul riarmo e sull'ammodernamento del potenziale nucleare – ritiene l'esperto –. Di recente si credeva che le armi nucleari fossero quasi un problema di ieri e ora si scopre che non è affatto così".
Ma oltre agli Stati Uniti, secondo Lukyanov anche l’Europa starebbe sollevando questioni sul nucleare: dubbi che scaldano il clima alla vigilia della Conferenza sulla sicurezza in programma a Monaco il 17-19 febbraio. "La conferenza è una sorta di barometro dello stato d'animo della comunità euro-atlantica. Accendere i timori tra gli alleati europei degli Stati Uniti non farà male ai sostenitori di una linea dura contro la Russia", ha concluso Lukjanov.
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