Siria e sanzioni: così Putin e Trump potrebbero trovare un’intesa

Il Presidente Usa Donald Trump, a sinistra, durante la conversazione telefonica con il Presidente russo Vladimir Putin il 28 gennaio 2017.

Il Presidente Usa Donald Trump, a sinistra, durante la conversazione telefonica con il Presidente russo Vladimir Putin il 28 gennaio 2017.

: Reuters
Con l’insediamento del nuovo Presidente Usa alla Casa Bianca, i rapporti tra Mosca e Washington potrebbero distendersi e prendere una nuova piega, a partire proprio da quelle questioni che fino ad ora hanno creato maggiori tensioni

Il Presidente Usa Donald Trump, a sinistra, durante la conversazione telefonica con il Presidente russo Vladimir Putin il 28 gennaio 2017. Fonte: ReutersIl Presidente Usa Donald Trump, a sinistra, durante la conversazione telefonica con il Presidente russo Vladimir Putin il 28 gennaio 2017. Fonte: Reuters

In Russia è in corso un acceso dibattito sugli esiti a cui potrebbe portare la “distensione” nelle relazioni con gli Stati Uniti dopo l’insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump. Rbth ha selezionato cinque questioni dell’agenda internazionale su cui Stati Uniti e Russia potrebbero trovare un accordo. Gli analisti rilevano, tuttavia, che nella maggior parte dei casi non sarà così facile giungere a delle soluzioni.

1. La lotta al terrorismo e la situazione in Medio Oriente

Gli analisti auspicano che Mosca e Washington riprendano a cooperare attivamente nella lotta contro l’islamismo radicale in Medio Oriente. Tanto più, che come ha spiegato nell’intervista concessa a Rbth Igor Rogulev, direttore della Fondazione di Studi sugli Stati Uniti dell’Mgu, le basi in tale ambito sono già state impostate: in Siria operano gruppi di esperti russi e americani per la riconciliazione delle parti, sono state sviluppate delle linee di contatto e si è avviato uno scambio di dati tra i militari.

Inoltre, a detta di Dmitrij Suslov, politologo dell’Alta Scuola di Economia, anche l’approccio di Donald Trump alla crisi siriana fa ben sperare in uno sviluppo delle interrelazioni tra Russia e Stati Uniti in questo contesto. A differenza dell’amministrazione Obama, quella del neoeletto Presidente degli Stati Uniti, secondo l’esperto, non dovrebbe esercitare alcuna pressione a favore di una destituzione di Assad come presupposto necessario della regolamentazione della crisi siriana. Tale atteggiamento dovrebbe portare a una cooperazione più stretta tra i due Paesi e assicurare “una collaborazione concreta sul piano militare”.

Al contempo, Aleksej Fenenko, ricercatore presso l’Istituto dei problemi della sicurezza internazionale, sostiene, che malgrado l’approccio di Trump alla crisi siriana sia alquanto diverso da quello di Obama, “cercherà comunque  di imporre alla Russia un governo senza Assad”. Tuttavia, questo per Mosca risulterebbe inaccettabile poiché “svaluterebbe l’intera operazione” della Federazione Russa in Siria.

2. L’allentamento della tensione nelle aree del Baltico e del Mar Nero

A detta di Suslov, l’amministrazione Trump rallenterà il processo della sua espansione e di quella delle strutture militari della Nato nell’Europa Orientale, inclusi la Polonia e i Paesi Baltici, al fine di “evitare qualunque conflitto” con la Russia. Suslov non esclude che Washington a tale scopo debba raddrizzare il comportamento provocatorio dei suoi alleati dell’Europa Orientale nei confronti di Mosca.

La Russia, dal canto suo, dovrà evitare in futuro di violare lo spazio aereo dei paesi Nato e di ricorrere all’utilizzo di transponder o altri mezzi simili.

“La situazione nell’ambito della sicurezza europea non verrà risolta, ma vi sarà una de-escalation che Trump potrà presentare come una vittoria della sua strategia di politica estera”, ritiene l’esperto

3. La crisi ucraina

Con Trump Russia e Stati Uniti possono trovare insieme una soluzione alla questione ucraina. Trump vede l’Ucraina come un problema e non è responsabile degli avvenimenti del 2014 che hanno portato al cambio di regime a Kiev, rileva Suslov. A detta dell’analista, “l’amministrazione Trump lascia chiaramente trasparire la sua volontà politica di esercitare delle pressioni su Kiev per costringerla ad applicare gli accordi di Minsk-2”.

Tuttavia, è assai difficile che si giunga presto una soluzione sul problema Ucraina. Come osserva Aleksej Chesnakov, direttore del Centro per lo studio delle congiunture politiche, occorrerà del tempo per affrontare la questione. L’amministrazione Trump non ha elaborato finora nessuna dottrina di politica estera.

Il politologo afferma che per una risoluzione della crisi ucraina sarà necessario delineare una visione comune di Mosca e Washington sul futuro assetto del Paese. La Russia appoggia l’idea di una federalizzazione dell’Ucraina, preferendo vederla come uno Stato in cui i diritti delle singole regioni siano nettamente formulati e ben tutelati. Gli Stati Uniti appoggiano, invece, l’attuale governo di Kiev che dichiara la necessità di una decentralizzazione del Paese, accantonando però al contempo il principio dell’unitarietà della struttura statale ucraina.

4. Il controllo delle armi nucleari

A detta di Fenenko, una delle questioni più stringenti nell’agenda dei due Paesi riguarda il controllo delle armi nucleari.

Tuttavia, come ritiene Vasilij Kashin, collaboratore del Centro di ricerca sulle questioni europee e internazionali dell’Alta Scuola di Economia, questo per gli Stati Uniti appare un problema ancora più importante che per la Russia.

Washington ha la necessità di modernizzare l’intera triade nucleare che di fatto non è più stata rinnovata dalla fine della Guerra fredda. I costi di questo imponente progetto si aggirano sulle centinaia di miliardi di dollari. Al contempo, a causa della crescita della potenza militare della Cina, gli Stati Uniti vorrebbero rafforzare la loro presenza militare nell’Oceano Pacifico, obiettivo che risulta assai dispendioso.

Per realizzare entrambi i progetti, come rileva Kashin, Trump dovrebbe da un lato ridurre le basi militari Usa nelle altre regioni del mondo, e dall’altro, cercare di trovare un accordo con Mosca sulla limitazione delle armi nucleari.

Attualmente una riduzione delle armi nucleari non soddisferebbe però Mosca: la Russia ha già avviato da parecchi anni un programma di modernizzazione del suo arsenale nucleare.

“Appare chiaro che questa trattativa sul controllo delle armi nucleari alla Russia non serve, mentre per gli americani è indispensabile. Ciò significa che loro dovrebbero darci moltissimo in cambio”, afferma l’esperto

5. Le sanzioni antirusse

Tuttavia, per il momento Trump, in cambio di una riduzione degli arsenali nucleari russi, ha proposto di attenuare le sanzioni economiche introdotte contro Mosca in seguito della crisi ucraina. A detta degli esperti russi, si tratta, com’è evidente, di una proposta sproporzionata.

In tale contesto, come osserva Rogulev, sebbene Trump abbia mostrato “la generica intenzione” di voler migliorare le relazioni economiche con la Russia e annullare le sanzioni, non conviene aspettarsi una rapida abolizione di tali norme. Trump utilizza e continuerà a utilizzare questo tema per negoziare con la Russia, come mezzo di scambio con Mosca.

Vi è chi ritiene che Washington non sia affatto pronta a compiere tale passo. “Abolire le sanzioni per gli Stati Uniti equivarrebbe a riconoscere il proprio fallimento.  E ciò apparirebbe come una chiara resa da parte americana”, dichiara Fenenko a Rbth.

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