Mosca e Bruxelles sempre più lontane (Foto: Reuters)
I parlamentari europei hanno adottato il 10 giugno una delibera, nella quale si raccomandava di elaborare una nuova strategia di rapporti con Mosca, compreso l'ampliamento del finanziamento dei progetti volti ad “ostacolare la propaganda russa all'interno e fuori dall'Europa”, nonché a sostenere la società civile russa e a creare un meccanismo di “raccolta, monitoraggio e scambio delle informazioni” sui possibili legami fra Mosca, i partiti europei ele ONG.
La partnership persa
Gli esperti russi affermano che fra Russia e Europa qualsiasi tipo di partnership strategica è ormai assente da diversi anni. “Le relazioni russo-europee hanno sempre lasciato il posto alle dichiarazioni politiche. Una partnership strategica esisteva, ma solo nel periodo dell'avvento di Putin al potere fino alla rivoluzione arancione in Ucraina nel 2004 - dice al corrispondente di RBTH il vice direttore del Centro per le ricerche complesse e internazionali della Scuola Superiore di Economia, Dmitrij Suslov -. La Russia svolgeva allora una politica eurocentrica, adottando in pieno l'agenda europea”.
Quando però la Russia ha cominciato ad occuparsi del proprio progetto di integrazione nello spazio post-sovietico e l'Europa, attraverso le “rivoluzioni colorate”, ha cercato di riformare lo spazio politico post-sovietico adattandolo ai propri interessi, i rapporti con l'UE hanno cominciato a deteriorarsi. Sono così iniziate le crisi energetiche, politiche, economiche.
Ha giocato un ruolo importante anche il fatto che “Mosca non fosse particolarmente impegnata ad aggiustare le relazioni con le strutture comuni europee, preferendo piuttosto contatti bilaterali - spiega al corrispondente di RBTH il docente della Scuola Superiore di Economia, Dmitrij Oficerov-Bel'skij -. Ci sono due motivi che giustificano un simile atteggiamento. Innanzitutto, la tendenza a giocare sui contrasti interni fra gli stati europei e in secondo luogo, l'eccessiva burocratizzazione delle strutture europee, per la quale risulta difficile condurre qualsiasi trattativa”.
L'apogeo della crisi nelle relazioni è stato il conflitto ucraino. “La Russia e l'Europa vedono il dispositivo politico ed economico della Grande Europa in due modi diversi. Secondo l'opinione di Bruxelles, tutti i paesi al confine orientale dell'Europa debbono essere con lei, in un modo o nell'altro, associati - sostiene Dmitrij Suslov -. Ciò per la Russia è inaccettabile. Mosca è a supporto di un'integrazione delle integrazioni, affinché UE e UEE costruiscano, a parità di condizioni, la propria collaborazione”.
Nessun miglioramento all’orizzonte
Gli esperti non sanno come uscire dalla crisi attuale. Alcuni sostengono che sia necessario sviluppare i rapporti con i singoli stati europei. “Certamente, i rapporti bilaterali, costruiti direttamente con le capitali europee, sono nell'interesse della Russia. Attualmente, ci stiamo muovendo in questa direzione, senza prestare troppa attenzione a Bruxelles - ritiene Dmitrij Oficerov-Bel'skij -. Solitamente, c'è molta più comprensione reciproca con quei paesi economicamente legati alla Russia, come l'Austria e l'Italia”.
Nel frattempo, al giorno d'oggi, tanto ai rapporti bilaterali, quanto alle possibilità di servirsi delle contraddizioni all'interno dell'Europa, esiste un limite. I paesi “amici” della Russia sono costretti a stare al guinzaglio dei paesi “nemici” per non distruggere il mito della solidarietà europea. Persino le autorità della Grecia, che ancora recentemente dichiaravano la volontà di non prolungare le sanzioni alla Russia, hanno dato ultimamente ad intendere di aver cambiato posizione.
“Le élites europee sono convinte che la Russia si strappi, che la sua politica estera e il suo progetto di integrazione falliscano e che Mosca, fra alcuni anni, ritorni alla “retta via dello sviluppo”. È per questo motivo che le relazioni russo-europee continuano a vivere in una condizione di stagnazione e le parti si estraniano”, conclude Dmitrij Suslov.
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