L’elenco delle persone inserite nella “lista nera” comprende 89 nomi (Foto: Reuters)
Alla fine della settimana scorsa la Russia ha inviato ai paesi dell’Unione Europea la “lista nera” delle personalità a cui sarà vietato l’ingresso nella Federazione Russa. La reazione dei paesi occidentali, che avevano reclamato di essere informati sul provvedimento, è stata di pieno sconcerto: l’azione di Mosca è stata giudicata in contrasto con le norme del diritto internazionale. Come hanno comunicato i media, la “black list” stilata dalla Russia - una risposta alle sanzioni introdotte da parte dell’Ue a danno dei cittadini russi - è stata inviata ai paesi europei lo scorso giovedì 28 maggio. L’elenco, in cui sono stati inclusi i nomi di 89 personalità, è stato reso pubblico dalla stazione radio Yle. A figurare nella lista anche un’italiana: Anna Maria Corazza (europarlamentare svedese, naturalizzata svedese dopo aver sposato l'ex premier nonché ex ministro degli Esteri svedese Carl Bilt). "Le sanzioni - ha dichiarato Corazza all’agenzia Adnkronos -, non vogliono essere 'punitive' o fini a se stesse: sono l'unico strumento che abbiamo per ottenere un vero cessate il fuoco (in Ucraina, ndr). Noi non siamo contro la Russia, ma riteniamo che non è con la politica delle sfere d'influenza e con gli Stati satelliti che si va avanti. Anzi, la Russia così si isola, si mette da sola ai margini dell'Europa".
Nella black list risultano comunque principalmente personalità politiche di Polonia, Germania, Gran Bretagna, dei paesi scandinavi e degli Stati baltici.
Tra costoro figurano l’ex vice primo ministro inglese Nick Clegg, l’ex premier belga Guy Verhofstadt, il leader dei socialisti francesi Bruno Le Roux. Gli appelli alla Russia affinché pubblicasse la sua “lista nera” si erano diffusi dopo che al deputato del Bundestag Karl-Georg Wellmann era stato vietato l’ingresso nella Federazione Russa. Si tratta del primo politico colpito dalla lista sanzionatoria russa, come ha sottolineato il primo ministro olandese Mark Rutte, che accusa Mosca di aver stilato una lista nera “in contrasto con le norme del diritto internazionale, arbitaria, non trasparente e non contestabile sul piano giudiziario”. A sua volta, il Servizio europeo per l’azione esterna ha definito la lista russa una misura “arbitraria e ingiustificata”. A turno le capitali europee hanno espresso il loro sconcerto. Londra ha dichiarato ufficialmente che “la lista non ha alcuna legittima giustificazione”.
“Una controrisposta”
Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, commentando tali accuse, le ha definite assurde e insensate. Ha affermato che nella “lista nera” sono finite quelle personalità politiche che “hanno fornito un intenso appoggio al golpe che ha provocato in Ucraina persecuzioni e discriminazioni antirusse”. A detta di Andrei Suzdaltsev, vice rettore della Facoltà di Economia e politica internazionale dell’Alta Scuola di Economia di Mosca, a sconcertare i paesi occidentali è il fatto che la Federazione Russa abbia reagito alle sanzioni adottate a suo danno. “La Russia non ha alcuna intenzione di ricorrere a una controrisposta”, ha dichiarato l’esperto a Rbth, rilevando che l’Ue ritiene di avere tutti i diritti di introdurre simili misure, senza tuttavia riconoscere alla Federazione Russa la facoltà di fare altrettanto.
Secondo Suzdaltsev, la reazione inattesa e scomposta dell’Ue alla lista stilata come reazione dalla Russia attesta che “l’Europa e gli Stati Uniti sono contrari ad avviare un dialogo alla pari con la Federazione Russa. Non è che non siano pronti o non che non vogliano, sono del tutto contrari. Ritengono che con Mosca si possa dialogare solo usando la lingua degli ultimatum, degli scandali e delle ingiunzioni”. Come osserva l’esperto, la Federazione Russa si scontra con l’evidente imbarazzo dell’Europa che si reputa “la detentrice dei principali valori mondiali” e che all’improvviso scopre di essere stata colpita dalle sanzioni altrui. Come ritiene Andrei Kortunov, direttore del Consiglio russo per gli affari internazionali, l’uso in politica delle black list solleva una serie di interrogativi sulle procedure, i criteri e le misure di delisting e accusare in un simile caso la Russia risulta “alquanto ipocrita” dal momento che non è stata Mosca a introdurre per prima tali liste. Molti degli interrogativi che gli europei rivolgono sotto questo profilo alla Russia, potrebbero indirizzarli a se stessi, aggiunge l’analista.
Un segnale da Mosca
Nelle liste non figurano i rappresentanti di un’intera schiera di paesi quali Cipro, Ungheria, Austria e Grecia che sono famosi per il loro atteggiamento più moderato nei riguardi della politica russa. “Di fatto questo può essere ritenuto un preciso segnale verso quei paesi con i quali la Federazione Russa continua a intrattenere buoni rapporti”, ritiene Kortunov. Al tempo stesso, come osserva il direttore del Centro di studi di tecnologia politica Igor Bunin, la “lista nera” stilata dalla Russia può testimoniare dell’esistenza di un diverso approccio da parte di Mosca verso i singoli paesi dell’Ue. “I paesi che mostrano una grande apertura nei confronti della Russia rischiano meno di essere oggetto di misure sanzionatorie”, rileva l’esperto.
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