Le “liste nere” da parte russa erano state una risposta alle sanzioni introdotte dai paesi occidentali contro una serie di cittadini russi con l’inasprirsi lo scorso anno della crisi ucraina (Foto: Valery Matytsin/TASS)
Al Ministero degli Affari Esteri russo stanno pensando di pubblicare la “lista nera” delle persone soggette a restrizioni di viaggio dopo lo scandalo occorso con un deputato del Bundestag a cui era stato vietato l’ingresso in Russia. Il viceministro degli Esteri russo, Aleksey Meshkov, accennando all’eventualità di pubblicare una “lista nera” di persone soggette a restrizioni di viaggio, ha dichiarato mercoledì che “i conflitti che si stanno verificando inducono a una nuova riflessione su questo tema”. Ha inoltre aggiunto che i cittadini inclusi nella “lista nera” russa “avranno tutte le opportunità di chiarire la propria posizione, rivolgendosi a qualunque ufficio consolare russo all’estero”.
Karl-Georg Wellman non è l’unico parlamentare europeo a cui è stato vietato l’ingresso in Russia. Di recente, nel marzo di quest’anno, l’ingresso nella Federazione Russa era stato interdetto anche all’europarlamentare lettone Sandra Kalniete e allo speaker del Senato polacco Bogdan Borusewicz
“Una posizione più corretta”
Di recente, il 24 maggio, a un deputato del Bundestag e al presidente del gruppo parlamentare tedesco-ucraino Karl-Georg Wellman, era stato vietato l’ingresso in Russia senza addurre motivazioni, dopo che era atterrato all’aeroporto Sheremetevo di Mosca. Dopo l’episodio il vicepresidente del Bundestag Johannes Singhammer aveva annullato la sua visita in Russia e aveva chiesto che la Russia pubblicasse la sua “lista nera” affinché le persone a cui è stato vietato l’ingresso in Russia non siano costrette a venirne a conoscenza all’estero. Secondo le informazioni diffuse dai media, Wellman avrebbe ripetutamente criticato la politica russa, definendo una “guerra russa” il conflitto nel Donbass e i sostenitori delle repubbliche autoproclamate uno “strumento nelle mani della Russia”.
Le “liste nere”, compilate dalla parte russa, erano state una risposta alle sanzioni introdotte dai paesi occidentali contro una serie di cittadini russi con l’inasprirsi lo scorso anno della crisi ucraina. Le liste delle persone, colpite dalle sanzioni occidentali, erano state pubblicate. Meshkov ha affermato, difendendo la volontà russa di non pubblicare la “stop list”, che “la linea da noi condivisa di tutelare i dati personali dei cittadini a cui è stato vietato l’ingresso in Russia… è più corretta di quella dei nostri partner occidentali che ne hanno strombazzato in giro i nomi”.
“Come a poker”
Viktor Mizin,vicedirettore dell’Istituto di studi strategici, ha dichiarato in un’intervista a Rbth come anche sullo sfondo degli elenchi pubblicati dagli occidentali, la richiesta di rendere noti quelli russi possa apparire logica e motivata e che “la leadership russa non è affatto tenuta a rendere di pubblico dominio gli elenchi”, esprimendo la convinzione che non accadrà. A detta di Mizin, si tratta di una mossa difficile “come nel gioco del poker quando non si sa in quali rischi ci si può imbattere”, che sarebbe stata effettuata, come si ritiene a Mosca, per “costringere le persone a riflettere sulle dichiarazioni espresse”. A proposito di come vengono adottate le “stop list”, l’analista ha rilevato che si tratta di una decisione collegiale presa da un gruppo di dicasteri, strutture della sicurezza, organi della polizia politica e dal Consiglio per la sicurezza e dal Ministero degli Affari Esteri.
Pubblicare adducendo le motivazioni
Tuttavia, alcuni esperti ritengono che la pubblicazione delle “liste nere” da parte della Russia sarebbe un passo nella direzione giusta. Secondo l’opinione di un docente del Mgimo, l’Università statale di Mosca per le relazioni internazionali, condivisa dal vicedirettore della filiale moscovita della Fondazione MacArthur, Mikhail Troitsky, questa situazione non avvantaggerebbe la Russia poiché il protagonista della vicenda è un politico piuttosto in vista. Anche Aleksandr Konovalov, presidente dell’Istituto di studi strategici, ha dichiarato a Rbth che è necessario pubblicare le “liste nere”, indicando al contempo la motivazione del divieto d’ingresso.
Tuttavia, la posizione della Russia che preferisce per il momento non rendere note le “stop list”, non sarebbe monopolio di quest’unico paese. Quando nell’aprile del 2013, fu pubblicata negli Stati Uniti la cosiddetta “lista Magnitsky”, che comprendeva i nomi di 18 persone coinvolte, secondo le autorità americane, nella morte di Sergey Magnitsky – il legale della Fondazione Hermitage detenuto nel 2009 nel Centro di detenzione preventiva – i media avevano diffuso la notizia dell’esistenza di un’altra lista, segreta, compilata dagli Stati Uniti, in cui erano state incluse persone colpevoli, secondo Washington, di violazione dei diritti umani.
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