Mosca sospende il transito terrestre della Nato in Afghanistan

Nel 2012 il governo russo aveva autorizzato il transito aereo dei carichi della Nato. Come punto di transito era stata scelta la città di Ulyanovsk (Foto: AP)

Nel 2012 il governo russo aveva autorizzato il transito aereo dei carichi della Nato. Come punto di transito era stata scelta la città di Ulyanovsk (Foto: AP)

Il governo russo ha approvato un provvedimento per fermare i carichi militari in Afghanistan. Il decreto è stato firmato dal primo ministro russo Dmitri Medvedev

Il governo russo ha deciso di sospendere il transito dei carichi militari in Afghanistan. Come si legge nel decreto firmato dal primo ministro Dmitri Medvedev, la decisione è stata approvata in seguito all’abrogazione della risoluzione 1368 del 2001 del Consiglio di Sicurerezza dell’Onu che ratificava la missione della Forza internazionale di assistenza per la sicurezza (Isaf) in Afghanistan. Il mandato della missione Onu aveva cessato di essere effettivo già dal dicembre 2014.

La ricostruzione storica

Come si legge nel sito della Nato, l’alleanza aveva rivolto nella primavera del 2008 un appello alla Federazione Russa per risolvere il problema del transito terrestre dei carichi militari in Afghanistan. Due anni dopo la Russia aveva autorizzato il transito di carichi militari anche dall’Afghanistan.

Nel 2012 il governo russo aveva autorizzato il transito aereo dei carichi della Nato. Come punto di transito era stato scelto l’aeroporto di una città sul Volga, Ulyanovsk. Come scrissero allora alcuni media, la dislocazione delle “basi Nato” a Ulyanovsk aveva suscitato un grande clamore sociale e le proteste dell’opposizione.

Il peso del transito attraverso la Russia era significativamente aumentato a causa delle complicazioni determinate dal suo tragitto principale: da Karachi in Pakistan lungo il territorio dell’intero paese verso Nord fino in Afghanistan. Questa pista era scarsamente sorvegliata dai reparti dei servizi segreti pakistani e le colonne di attrezzatture tecnologiche della Nato erano spesso il bersaglio delle aggressioni dei combattenti talebani

Un passo politico

Gli esperti sottolineano il carattere politico di questo passo delle autorità russe. A detta di Aleksandr Khramchikin, vice direttore dell'Istituto di Scienze politiche e belliche, “in questa risoluzione di Mosca contiene più valutazioni di tipo politico” che considerazioni legate alla cessazione della validità della risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu.

Come rileva l’analista, a entrare qui in gioco sono alcuni fattori. In primo luogo, con il ritiro del contingente principale dele forze internazionali è venuto a ridursi drasticamente il volume dei transiti e Mosca quindi non subisce perdite economiche così rilevanti dalla cessazione del trasporto dei carichi Nato. In secondo luogo, la Russia non gradisce la nuova missione “Sostegno risoluto” voluta dai paesi occidentali in Afghanistan dal momento che non è stata ratificata dall’Onu. L’analista ritiene inoltre che il decreto del premier russo potrebbe essere una “sorta di risposta” di Mosca alle sanzioni.

Sul fatto che la decisione di Mosca di sospendere il transito afghano possa avere un motivo politico recondito l’esperto militare Viktor Murakhovsky, direttore del giornale Arsenal otechestva (L’Arsenale della patria) non ha dubbi.

Murakhovsky ritiene che sia questa risposta alle azioni della Nato - la costituzione di un’alleanza unilaterale che data all’anno scorso – abbia di fatto interrotto ogni forma di cooperazione in Afghanistan. Spiegando come mai questa decisione, che l’analista definisce un “passo dimostrativo” sia stata adottata proprio ora, l’esperto sottolinea che la Federazione Russa fino all’ultimo ha sperato di “organizzare una lotta congiunta contro il terrorismo” e i talebani afghani. “Ma la Nato si è spinta così lontano che non intende neppure più cooperare in questa direzione” ha spiegato l’esperto militare a Rbth.

Nel 2014 erano state ritirate dall’Afghanistan le forze della coalizione internazionale. Al tempo stesso all’interno del paese, per la nuova missione “Sostegno risoluto” restano ancora oltre 12.500 militari, di cui la maggior parte, circa 10.000, sono militari americani. Il loro compito principale è quello di addestrare gli uomini dei servizi segreti afghani e le forze della sicurezza delle rappresentanze diplomatiche. 

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