Ucraina, via le armi pesanti dal Donbass

L’incontro a Berlino tra i ministri degli Affari Esteri di Russia, Germania, Francia e Ucraina (Foto: AP)

L’incontro a Berlino tra i ministri degli Affari Esteri di Russia, Germania, Francia e Ucraina (Foto: AP)

I ministri degli Affari Esteri di Russia, Germania, Francia, Ucraina hanno invitato le parti coinvolte nel conflitto al ritiro dal fronte di tutte le armi di calibro inferiore a 100 mm e dei carri armati

Uno dei risultati della riunione di Berlino, secondo il ministro degli affari esteri russo Sergey Lavrov, è costituito dal sostegno alle proposte dell'OSCE relative alla questione del ritiro di armi di calibro inferiore a 100 mm, così come dei carri armati, in aggiunta ad altri tipi di armi il cui ritiro era già previsto in base agli accordi di Minsk. "La controparte russa, attraverso i nostri rappresentanti nel centro di monitoraggio e coordinamento congiunto, aveva già proposto un mese e mezzo fa la stessa cosa; ritengo che sia un risultato importante il fatto che il "formato della Normandia” sia andato nella stessa direzione”, ha detto Lavrov.

È interessante notare come i ministri abbiano appoggiato la proposta russa nel contesto di una escalation significativa del numero di violazioni al cessate il fuoco, in particolare nella regione dell'aeroporto di Donetsk. Nel suo report, l'ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento e per le questioni umanitarie, ha osservato che le notizie di conflitti armati "continuano ad arrivare quotidianamente da varie regioni dell'Ucraina orientale, in particolare dalle zona di Donetsk e Lugansk e Mariupol". Denis Pušilin, rappresentante permanente della Repubblica Popolare del Donetsk del gruppo di contatto, ha dichiarato in un’intervista rilasciata a RIA Novosti che la Repubblica autoproclamata sarebbe pronta a ritirare dal fronte i carri armati e le armi di calibro inferiore a 100 mm.

Nuovo step verso la stabilizzazione

Sergey Utkin (membro del centro per lo sviluppo dell’integrazione europea del dipartimento di ricerca politica europea dell’ Institute of World Economy and International Relations (IMEMO) della Russian Academy of Sciences) ha spiegato durante un’intervista rilasciata a RBTH che nel Donbass adesso non c’è il rispetto totale del cessate il fuoco a causa del fatto che un numero significativo di armi pesanti, non citate negli accordi di Minsk, sono rimaste al fronte. "L’appello del quartetto non è un gesto di disperazione. Si tratta di quello che sarà il prossimo passo tecnico. L'obiettivo è il ritiro di tutte le armi pesanti dalla linea del fronte”, ha affermato.

 
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Il professore associato Alexander Gushin ha dichiarato a RBTH che la situazione nel Donbass non si è ancora stabilizzata e che il conflitto potrebbe divampare con rinnovato vigore. "Siamo in un momento critico. C'è la sensazione che la controparte ucraina non sia interessata al mantenimento della tregua. Anche da parte delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk si avvertono certe ambizioni", ha constatato l'esperto. Tuttavia, la riunione di Berlino, secondo Gushchin, è stato un momento positivo: “Non sono state prese decisioni drastiche. L'Europa ha mantenuto il ruolo di mediatore e non ha inequivocabilmente preso le parti dell’Ucraina.

È ancora presto per parlare di forze di pace

A Berlino, Pavel Klimkin - ministro degli Affari Esteri dell'Ucraina - ha nuovamente sollevato la questione dell’ingresso nel Donbass delle forze di pace internazionali. Tuttavia, l'argomento non ha avuto un’evoluzione concreta. La Russia, ricordiamo, considera la discussione sulle forze di pace prematura. "L'idea di una missione di pace non coincide con gli accordi di Minsk" ha detto Sergey Utkin. Questi avevano l’obiettivo di stabilire un dialogo tra Kiev e le repubbliche auto-proclamate, nell’ottica di una discussione su temi come la nuova costituzione e il ripristino della pace civile. L’ingresso di un contingente di pace significherebbe intrappolare un soggetto e non integrato nella struttura politica dell'Ucraina.

Secondo l'esperto, adesso si è ad un bivio: o il rispetto degli accordi di Minsk o l'escalation di violenza, che potrebbe anche portare ad un cambiamento delle posizioni della Russia. "Adesso la posizione di Mosca si basa sulla speranza di un regime basato sugli accordi di Minsk e, quindi, ciò significa che è prematuro parlare dell’ingresso di un contingente di pace interazionale”, sostiene Utkin. Alexander Gushin ha un punto di vista simile sulla questione delle forze di pace. Secondo il suo parere infatti Mosca vuole che il Donbass rimanga all’interno dell'Ucraina, a patto che venga però fatta una riforma costituzionale; l’ingresso di un contingente di pace internazionale condurrebbe invece ad un congelamento del conflitto

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