Strade e case distrutte a Mariupol dopo la tragedia (Foto: AP)
Gli scontri nell’Ucraina dell’Est ancora una volta sono terminati in tragedia. Con conseguenti accuse reciproche. Il bombardamento nei quartieri residenziali di Mariupol ha causato decine di morti, e gli osservatori dell'OSCE hanno immediatamente attribuito la responsabilità ai miliziani. Ancora prima della tragedia, il rappresentante della Repubblica Popolare di Donetsk, Aleksandr Zakharchenko, aveva dichiarato l'inizio dell'offensiva a Mariupol. In un secondo momento aveva smentito l'intenzione di prendere d'assalto la città, definendo l'operazione una risposta alle provocazioni dei siloviki, volto a “far pressione sulle posizioni delle truppe ucraine”. Nonostante le accuse contro i miliziani e la Russia, la posizione russa rimane finora indefinita.
Il silenzio della Russia
Il presidente del Centro di Sicurezza Internazionale IMEMO RAN, il politologo Alexei Arbatov, propone di interpretare il silenzio della Russia come segno di consenso con le valutazioni degli esperti OSCE. Del fatto che la Russia preveda di definire la propria posizione, l'esperto è poco convinto. “Comunque sia, da noi viene riconosciuta l'obiettività dell'OSCE e molto spesso gli esiti a cui giungono vengono presentati come prova, soprattutto quando le sparatorie vengono attribuite all'esercito ucraino”, dice. Secondo le sue parole l'approvazione, in alcuni casi, unita alla disapprovazione, in altri, porterebbe alla comparsa di un “doppio standard”.
Un altro interlocutore di RBTH, il direttore dell'Istituto Internazionale di ricerche politiche, Vjacheslav Irgunov, ritiene che il “doppio standard” attorno ai fatti di Mariupol sia comunque inevitabile. Quando vennero bruciate vive le persone nella Casa dei Sindacati ad Odessa, “di fatto non seguì alcuna reazione da parte dei sostenitori internazionali del Maidan”, riporta come esempio Irgunov. Gli avversari continuano a muoversi in maniera simmetrica, mette in evidenza lui. E nonostante tutto, le bombe di Mariupol verranno comunque usate contro la Russia.
Un'indagine indipendente
Sul fatto che la Russia reagirà alla tragedia, ne è convinto il direttore del Centro ricerche integrate europee e internazionali della Scuola Superiore di Economia, Timofej Bordachev. La reazione ci sarà e sarà, come sempre, contenuta, senza alcuna allusione all'una o all'altra parte, sostiene l’esperto.
“La Russia, come è solita fare, insisterà sulla conduzione di un'indagine indipendente. Quanto hanno dichiarato subito dopo la tragedia gli osservatori OSCE non può essere considerato risultato di un'indagine. Non è stato applicato alcun serio procedimento qui”, dice lui.
Le sanzioni
Se il caso di Mariupol non sarà isolato e inizierà il completo assalto di questa o di un'altra città, la reazione dell'Occidente sarà molto dura, suppone l'esperto Alexei Arbatov. “Sarà allora impossibile evitare una nuova ondata di sanzioni cui seguiranno altre azioni, come il rifornimento di armi all'Ucraina e il rafforzamento della presenza militare NATO nei paesi dell'Europa orientale, Bulgaria e Romania comprese”, considera Arbatov. Tuttavia comprendere i piani dei miliziani, come ritiene l'esperto, non è semplice: “Oggi dicono una cosa, domani l'esatto opposto”.
Vjacheslav Irgunov non esclude che al seguito del passaggio dei miliziani all'offensiva, verranno introdotte nuove sanzioni. Nondimeno, egli suppone che le nuove misure saranno piuttosto “morbide”, dal momento che in Europa sono comparsi problemi propri: l'uscita della Grecia che potrebbe distruggere l'euro. Il deterioramento delle relazioni con la Russia abbassa di poco i coefficienti economici europei. Vero è che un nuovo colpo ce lo si potrebbe attendere più dagli USA che non dall'UE. Come ha scritto il quotidiano economico Kommersant con riferimento a fonti del Dipartimento di Stato americano, non è da scartare l'ipotesi che gli Stati Uniti arrivino ad escludere la Russia dal sistema bancario SWIFT, quand'anche gli europei non siano pronti ad andare in questa direzione. Nondimeno, gli esperti russi al momento restano più inclini alla variante in cui dopo l'ennesimo “spasmo militare” si insedi un nuovo periodo di tregua accompagnato dalle trattative.
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