Il ministro russo degli Esteri Sergei Lavrov durante la conferenza stampa (Foto: Ilia Petalev / Tass)
Le relazioni con l’Occidente e la crisi ucraina. Sono stati questi i temi principali affrontati dal ministro russo degli Esteri Sergei Lavrov durante la conferenza stampa tenutasi ieri, 21 gennaio, per tirare le somme dell’anno appena conclusosi. Un discorso durante il quale ha definito “competitivi” i rapporti tra Usa, Nato e Ue, esprimendo al contempo la speranza che ciò non impedisca di porre fine al conflitto tra Kiev e i ribelli delle regioni orientali. Lavrov ha poi dichiarato che Mosca ha convinto i miliziani a scendere a compromessi.
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Lavrov ha quindi constatato che “i rapporti fra Mosca e Washington si sono seriamente aggravati”. Secondo lui, gli americani hanno imboccato la via del confronto ad ogni costo, senza neppure voler ponderare i propri passi.
“L'intervento del Presidente Barak Obama mette in evidenza che il fulcro della loro filosofia è uno: noi siamo i numeri uno e tutti gli altri devono riconoscere questo fatto, la qual cosa è piuttosto antiquata e non corrisponde ai realia attuali”, ha affermato lui.
Secondo l'opinione di Lavrov la politica estera statunitense è aggressiva: “Non solo vogliono essere primi fra i pari, ma addirittura dominare il mondo”.
“L'idea di essere i numeri uno gli americani ce l'hanno nel sangue, ed essa non si è consolidata nel giro di un anno e neppure di dieci”, ha aggiunto.
Nonostante tutto, egli ritiene che i cambiamenti siano inevitabili, per il semplice motivo che gli Stati Uniti non hanno abbastanza forze. “Già ora si vedono costretti a chiedere aiuto, poiché non sono in condizioni di risolvere autonomamente l'uno o l'altro problema”, ha dichiarato il capo degli Esteri. Un altro fattore che comprometterà la posizione degli USA è la “comparsa di potenti centri di crescita economica e influenza finanziaria, oltre a quella dei centri di influenza politica”.
Lavrov ha richiamato le dichiarazioni delle autorità prime degli Stati Uniti su come sia stata proprio Washington a costringere l'Unione Europea ad assumere (nonostante gli interessi economici) una posizione forte nei confronti della Russia e ad introdurre le sanzioni. “Il vice Presidente degli Stati Uniti, Joseph Biden, aveva dichiarato che erano stati proprio gli USA a “piegare” l'Europa affinché adottasse provvedimenti anti-russi, mentre il Presidente Obama in un'intervista aveva classificato come uno dei maggiori raggiungimenti della politica estera americana l'aver costretto l'Europa ad agire secondo la loro volontà nei riguardi del nostro paese. Io, personalmente, riterrei tutto questo molto poco dignitoso per una superpotenza”, ha messo in evidenza il ministro.
Il capo del Ministero degli Affari Esteri ha anche accusato gli USA di aver applicato un doppio standard a proposito degli eventi in Ucraina, che la Russia interpreta come presa di potere da parte di nazionalisti. Come esempio, il ministro ha riportato la reazione di Washington al tentativo di colpo di stato in Gambia, quando gli americani hanno dichiarato di “condannare ogni tentativo di presa illegale del potere”. “Per quanto riguarda l'Ucraina, nulla di simile è stato detto. È stato invece affermato che il popolo si è sollevato contro l'odiato governo”, ha evidenziato Lavrov.
I miliziani e le concessioni a Kiev
Lavrov ha dato a intendere che Mosca è molto preoccupata per la ripresa delle operazioni militari nell'Ucraina dell'est e che vorrà ottenere “un immediato cessate il fuoco” affinché Germania e Francia “alzino la loro voce e richiamino le autorità ucraine a non consentire, a loro volta, il delinearsi di uno scenario bellico”.
Secondo le parole del ministro, la Russia ha utilizzato la propria influenza sui miliziani affidando loro il compito di deporre le armi pesanti (l'artiglieria e i lanciarazzi innanzitutto) nella zona tracciata da Kiev. Si tratta della linea di demarcazione della zona cuscinetto fra le posizioni degli autonomisti e delle forze ucraine fissata nel memorandum di Minsk del 19 settembre 2014. Sono state proprio le polemiche circa questo passaggio ad impedire la de-escalation.
“Tutto il resto è stato accordato: di quanti chilometri bisogna allontanare l'artiglieria, i sistemi lanciarazzo e così via. Naturalmente, non si parla solo dei concreti aspetti militari della questione, ma anche dell'indispensabilità da parte di Kiev di prendere una decisione politica rispetto il sostegno o meno a questo approccio”, ha spiegato il ministro.
Il cessate il fuoco non è tuttavia sufficiente a regolare la crisi. “L'Ucraina necessita di una riforma costituzionale che plachi i sentimenti nazionalisti della sua parte occidentale, centrale e sud-orientale”, ha concluso Lavrov.
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