Il capo del Cremlino Vladimir Putin (Foto: Reuters)
A novembre il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin è intervenuto a due importanti eventi internazionali: il summit Apec in Cina e il G20 in Australia. Mentre a Pechino tutto si è svolto in modo tranquillo, da Brisbane il leader russo è volato in patria un giorno prima della fine degli incontri. La sua partenza anticipata ha dato adito ai media internazionali di ventilare un rafforzamento dell’isolamento della Russia e una scissione all’interno dei Venti.
Tuttavia, lo stesso Presidente russo ha poi dichiarato alla conferenza stampa finale che i giornalisti avevano enfatizzato il clima incandescente al summit. “Ho esaminato la stampa locale e gli altri media e ho notato una certa enfatizzazione nel descrivere la situazione dell’evento. In questo caso tra la realtà e la vita virtuale dei media si è verificato un profondo divario”, ha detto il Presidente. Del resto, a detta dei giornalisti del pool del Cremlino, l’ipotesi di una partenza anticipata del leader russo sarebbe stata già nota prima del summit.
Il primo giorno Putin ha partecipato a tutti gli incontri e ai colloqui d’obbligo, dopo di che ha dichiarato che “avrebbe avuto un lunedì di lavoro” ed è partito, saltando solo le iniziative protocollari e alcuni incontri, a cui tra l’altro non sarebbe stato con ogni probabilità invitato a partecipare come, per esempio, la discussione sull’Ucraina.
Malgrado la promessa del leader australiano Tony Abbott sbandierata dai media di “prendere di petto” il Presidente russo, Putin ha commentato il summit di Brisbane con toni positivi, rilevando “il clima estremamente favorevole ai lavori”.
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“Abbiamo discusso in modo molto costruttivo non soltanto sui temi in agenda, ma anche su problemi assai spinosi legati alla tragedia del Boeing malese, in modo oggettivo, produttivo. Vi assicuro che tutto si è svolto nel rispetto della correttezza, ma anche in un clima estremamente amichevole”, ha dichiarato all’agenzia Ria Novosti Putin dopo il suo ritorno a Mosca.
Non è stato possibile evitare la discussione sull’Ucraina
A Brisbane Putin ha intrattenuto nell’ambito del summit una serie di incontri con i leader occidentali, in particolare con la cancelliera tedesca Angela Merkel. Dell’andamento e del contenuto di tali colloqui si sa poco, tuttavia la loro efficacia è testimoniata dai toni più pacifici adottati da due leader europei di rilievo come il Presidente francese François Hollande e la cancelliera tedesca Angela Merkel, e anche dal commissario Ue agli Esteri Federica Mogherini i quali hanno affermato che è giunto il momento di riavviare dei negoziati normali con la Russia sul futuro dell’Ucraina e ripristinare le relazioni russo-europee. È emblematico che anche il Consiglio dell’Unione Europea abbia rinunciato a inasprire le sanzioni contro la Russia, limitandosi a inserire nella sua lista nera i leader delle repubbliche non riconosciute del Sud-Est dell’Ucraina.
Inoltre, subito dopo il summit, è volato a Mosca il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier che ha assicurato il rispetto degli accordi di Minsk da parte di Berlino, avanzando la proposta di contatti diretti coi separatisti. Anche il Cremlino, a detta del ministro russo degli Esteri Sergei Lavrov, punterebbe a questa piattaforma di regolamentazione della crisi.
Gli esperti rilevano anche da parte di Bruxelles una posizione più flessibile. “Gli europei non hanno smesso di considerare la Russia parte in causa nel conflitto ucraino. Tuttavia, la loro posizione in merito alle responsabilità dell’Ucraina nei fatti in corso nel Donbass, nella catastrofe umanitaria in atto e nell’interruzione del processo di negoziazione con Mosca sta diventando più flessibile”, afferma il responsabile dell’Agenzia di ricerca e analisi “Politica estera” Andrei Sushentsov.
Prosegue la svolta della Russia verso Oriente
Tuttavia Mosca continua ad avvertire il peso delle sanzioni e cerca di compensare il deterioramento delle relazioni coi paesi occidentali con il rafforzamento delle sue relazioni con le nazioni asiatiche e i paesi partner dei Brics. Con essi a Brisbane Putin ha discusso del fatto che la riforma del Fondo monetario internazionale sbandierata dai Venti già nel 2010 è fallita in quanto il Congresso americano non intende ratificarla. I leader dei Brics hanno ribadito una volta di più che già dal 2016 diventerà operativa la nuova Banca di sviluppo dei Brics.
Secondo un membro del gruppo di esperti del club Valdai, Dmitri Suslov, le sanzioni adottate contro la Russia vengono viste nei paesi in via di sviluppo come un cattivo uso da parte dell’Occidente dei suoi poteri che stimola la creazione di strutture e istituti alternativi.
Nel corso dei summit di Pechino e Brisbane Putin ha parlato dell’avvio di rapporti radicalmente nuovi nell’arena mondiale, innanzi tutto nell’ambito del governo globale. “L’attuale summit G20 era stato pensato come una piattaforma di responsabilità collettiva per un istituto di governo dell’economia globale, il Fmi. E su tale piano non ha trovato attuazione. Di conseguenza sono comparse due entità alternative di governo globale: l’Apec, la cui costruzione sta avvenendo per opera della Cina, e i Brics. La Russia è parte attiva in entrambe”, dice al corrispondente di Rbth Kirill Koktysh, docente presso la cattedra di teoria politica dell’Università statale di Mosca per le Relazioni internazionali.
Ai summit in Asia Vladimir Putin ha indicato prospettive e vantaggi che deriverebbero da una svolta verso Oriente della politica estera russa. Un evento significativo in tal senso è la stata la firma di un importante accordo a Pechino sulle forniture di gas russo alla Cina.
“Entro la fine dell’anno il governo presenterà un programma di sviluppo economico e infrastrutturale della Russia”, dichiara Andrei Sushentsov. “Il programma prevede la realizzazione di una serie di progetti infrastrutturali finalizzati a estendere le possibilità di transito delle merci attraverso la Transiberiana e la Bam, e lo sviluppo di infrastrutture portuali. È più che comprensibile che Vladimir Putin a Pechino si sia interessato alle prospettive di sviluppo dell’economia asiatica”.
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