Il primo ministro cinese Wen Li Keqiang insieme al premier russo Dmitri Medvedev (Foto: AP)
I rapporti tra Mosca e Pechino si fanno ancora più stretti. Le banche russe hanno ottenuto nuovi crediti dalla Cina e si è inoltre delineata una prospettiva di espansione nella collaborazione energetica. Secondo la stima di Bloomberg, la Russia conta di attirare in Cina gli investimenti necessari per evitare la recessione. Anche se alcuni esperti non danno così per scontato l'effetto dei nuovi accordi.
In totale sono stati firmati 38 accordi bilaterali a livello intergovernativo, interdipartimentale e aziendale. Si tratta, secondo le parole del premier russo Dmitri Medvedev, di un numero record. La firma del considerevole pacchetto è avvenuta in occasione della visita del primo ministro cinese Wen Li Keqiang a Mosca.
Finanza
Uno dei principali blocchi dell'accordo è stato quello delle finanze. Le banche russe colpite dalle sanzioni americane ed europee hanno ottenuto crediti dalla Export-Import Bank cinese. VTB e Vneshekonombank hanno concluso accordi sui crediti pari a 2 miliardi dollari ciascuno. I fondi possono essere utilizzati per il finanziamento delle importazioni dalla Cina.
“Per le banche russe, private dei fondi occidentali si tratta certamente di un elemento molto positivo - ritiene l'analista di “Investcafe” Michail Kuzmin -. Sul conto di questi fondi le banche certamente non saranno in grado di effettuare prestiti, nondimeno potranno indirizzare i propri fondi (rimpiazzati dai crediti cinesi) per coprire altri obiettivi, nuovi progetti. Si può insomma affermare in parte che sia avvenuta una sostituzione dei fondi”.
“I crediti da 4 miliardi di dollari non diventeranno l'alternativa al finanziamento dell'economia russa da parte dell'occidente, dato che questi soldi verranno destinati innanzitutto all'acquisto di merci cinesi”, sostiene Aleksandr Abramov, ricercatore capo del Centro di analisi del sistema finanziario RANCHiGS.
Ancora un altro schema di accordo di finanziamento con la Eksimbank cinese è stato raggiunto dalla russa Rosselchozbank, anch'essa bersaglio delle sanzioni occidentali.
Allo stesso modo anche la Banca Centrale della Russia e la Banca Popolare Cinese hanno firmato un'intesa della durata di tre anni sugli swap valutari. Il volume della linea di swap è di 150 miliardi di yuan. Come dichiarato in un messaggio della Banca Centrale russa, ciò è stato fatto “con lo scopo di creare le condizioni per un ulteriore sviluppo del commercio bilaterale e degli investimenti reciproci fra Federazione Russa e Repubblica Popolare Cinese”. Fondamentale è comprendere che non si tratta di un credito. Ma solo di condizioni di cambio di valuta. In sostanza, le banche centrali dei due paesi hanno convenuto di cambiare le valute nazionali secondo un corso fisso per la somma totale di 150 miliardi di yuan per i prossimi tre anni.
Ciò avviene per evitare in primo luogo un'eccessiva volatilità dello yuan. In secondo luogo per garantire la stabilità per il business. “Il contratto con la Cina consente alle grandi imprese di funzionare normalmente. Gli imprenditori ora sanno di poter fare chiaramente i conti con la Cina e che tra un mese non ci saranno sbalzi”, spiega l'analista Anna Kokoreva della compagnia broker ALPARI.
Gas
Nel settore del gas non ci sono stati accordi d'alto profilo. Nel corso della visita si è riusciti a firmare solamente il tanto atteso accordo intergovernativo sul gas, indispensabile per l'entrata in vigore del contratto stipulato fra Gazprom e CNPC riguardante il percorso orientale (gasdotto Forza della Siberia, 38 miliardi di metri cubi di gas all'anno per 30 anni).
In compenso, la Cina ha menzionato la creazione, insieme alla Russia, di una joint venture per la fornitura di Gas Naturale Liquefatto. Come era stato detto in un comunicato della compagnia petrolifera Rosneft, “Rosneft e la cinese CNPC valuteranno la possibilità di progetti riguardanti il GNL, comprese potenziali forniture di gas naturale liquefatto russo alla Cina”. Nessuno si è preso l'impegno di spiegare ulteriormente la situazione, né i funzionari, né gli agenti del mercato. “Non saprei, forse si sta parlando della volontà della Cina di partecipare alla costruzione di uno stabilimento di rigassificazione di GNL. Con molta probabilità il discorso riguarda gli approvvigionamenti di GNL dallo stabilimento a Sakhalin, sul quale stanno lavorando ora insieme Rorneft e Exxon Mobile”, ritiene l'analista di “Investcafe” Grigorij Birg. Secondo le sue parole, per la Cina questa sarebbe la prima diversificazione di fornitori. Vale a dire che al fianco di Gazprom che venderà il gas dalle condutture, la Cina avrà un secondo fornitore, con variazione inoltre del metodo di trasporto.
Le Ferrovie Russe
Ancora un altro passo importante della futura cooperazione riguarda la costruzione di autostrade ad alta velocità. Le due parti hanno sottoscritto un memorandum sulla collaborazione. I partner cinesi delle Ferrovie Russe sono pronti a cofinanziare un progetto di costruzione di linee ad lata velocità Mosca – Kazan dal costo di più di un trilione di rubli e a localizzare in Russia la produzione del materiale necessario alla realizzazione del progetto.
Alla partecipazione al progetto spingono anche la tedesca Siemens e la francese Alstom. In Cina ci sono due grosse compagnie specializzate nella produzione di treni: la China CNR Corporation (CNR) e la China South Locomotive & Rolling Stock Corporation (CSR). Il progetto alta velocità prevede un alto livello di localizzazione della produzione (più del 50%). “La base produttiva per i cinesi potrebbe essere la fabbrica dove Siemens, insieme con Sinaroj, producono le “Rondini” (Lastochki), i treni ad alta velocità”, riferisce RBK con riferimento ad una fonte delle Ferrovie Russe.
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