La Russia e il nuovo corso della Nato

Il nuovo segretario generale della Nato Jens Stoltenberg (Foto: Reuters)

Il nuovo segretario generale della Nato Jens Stoltenberg (Foto: Reuters)

Scenari, possibilità, ipotesi: ecco il parere di alcuni esperti sul futuro delle relazioni tra la Federazione e il mondo occidentale

Le relazioni diplomatiche in futuro dipenderanno da come Mosca e Bruxelles usciranno dal ginepraio della crisi ucraina. Il nuovo segretario generale della Nato Jens Stoltenberg entrerà in carica il primo ottobre. Secondo molti esperti russi, l’arrivo di un nuovo dirigente non migliorerà le relazioni con la Russia, e la politica dell’Alleanza Nord-Atlantica resterà immutata perché la strategia del blocco dipende dagli interessi dei suoi membri principali.

Alexei Arbatov, dirigente del Centro di sicurezza internazionale presso l’Istituto dell’economia mondiale e delle relazioni internazionali dell’Accademia russa delle Scienze

"La cooperazione tra la Russia e la Nato dipende molto poco dalla personalità del nuovo segretario generale. Al momento le nostre relazioni sono entrate in una crisi profonda, dalle cause oggettive. Queste ultime sono complesse e molteplici, sono influenzate dalla storia delle relazioni internazionali negli ultimi vent’anni, dall’espansione della Nato a Est, e dall’aggressione dell’Alleanza contro la Jugoslavia che respinse la Russia. Altra fonte di tensione è la politica interna ed estera di Mosca, che ha allontanato la Russia dalla strada europea in direzione della quale si era impegnata ad andare da vent’anni. La nostra reciproca diffidenza si è andata sempre più aggravando, fino agli avvenimenti in Ucraina, l’ultimo “pomo della discordia” in ordine di tempo, che ci ha divisi al punto tale che a tutti è tornata in mente addirittura l’epoca della “Guerra Fredda”. A prescindere da chi sarà il nuovo segretario generale, avrà poco margine d’azione: le relazioni tra la Russia e la Nato dipendono dalla maniera con la quale usciremo dalla crisi ucraina, da come Mosca riuscirà a far fronte ai suoi problemi economici e di politica interna, e dalla sua capacità di ritornare sulla strada europea. Sottolineo che la Russia è una potenza europea. Milioni di parole e di libri non fanno che affermarlo, perfino ai livelli più alti. Il futuro della nostra cooperazione dipende anche dal modo col quale l’Occidente si assumerà i propri errori e i propri fallimenti per ciò che concerne le relazioni con Mosca, e soprattutto dalla capacità delle leadership internazionali di costringerli ad allacciare rapporti con la Russia su nuove premesse".

Aleksandr Konovalov, presidente dell’Istituto di valutazione strategica

"La Nato ha scelto di accrescere le sue capacità difensive e di creare un gruppo di rapido intervento alla frontiera della Russia. Il nuovo segretario generale continuerà lungo questa linea, che risponde agli interessi politici dei paesi membri. Egli non apporterà alcun cambiamento di rilievo. L’alleanza continuerà a dimostrare ai paesi dell’Europa centrale e orientale la sua volontà di far fronte ai propri obblighi nell’ambito del quinto articolo della convenzione di Washington, che afferma che “ogni attacco contro uno di noi equivale a un attacco contro tutti”. Per i membri dell’alleanza sono arrivati i giorni dorati: da molti anni tentavano di dimostrare di aver bisogno di più mezzi per difenderli, e che sarebbe necessario agire con maggiore fermezza perché la Russia è molto più pericolosa di quanto non sembri a una prima occhiata. Il momento è ormai favorevole : i paesi dell’Europa centrale e orientale lo sfruttano al 100 per cento e ottengono dalla Vecchia Europa e dagli Stati Uniti quante più possibili promesse e interventi concreti per garantirsi la propria sicurezza. Il futuro delle relazioni tra la Russia e la Nato dipenderà molto anche dall’atteggiamento di Mosca".

Viktor Litovkin, esperto militare indipendente

"L’ultimo summit della Nato a Cardiff è entrato nella storia dell’Alleanza Nord-Atlantica come il vertice più anti-russo degli ultimi vent’anni. La situazione in Ucraina e i progetti per contrastare la politica russa, giudicata aggressiva, hanno avuto la priorità durante l’incontro. L’ex primo segretario della Nato, Fogh Rasmussen, ha definito “nemici principali” dell’Alleanza la Russia e lo Stato Islamico. La situazione a questo punto è molto chiara: il periodo nel quale l’Alleanza Nord-Atlantica se la intendeva con la Federazione Russia è ormai alle spalle. L’arrivo del nuovo segretario generale Jens Stoltenberg non cambierà il corso già fissato delle cose, per cercare un “nemico” e dare al blocco degli obbiettivi. Bruxelles ha per così dire gettato la maschera, dunque: il timbro della nascita della Nato, organizzazione creata per contenere l’Unione Sovietica e ormai la Russia, è apparso in tutta la sua evidenza".

"L’Alleanza aveva bisogno di una Russia debole e obbediente, che seguisse i “consigli-ordini” dati dalla Casa Bianca e dal Dipartimento di Stato e dallo Stato Maggiore dell’Alleanza a Bruxelles, e non da un governo sovrano forte, capace di difendere i propri interessi nazionali con mezzi tanto politici quanto militari. È per questo motivo che Mosca è stata accusata di tutti i crimini possibili e immaginabili, perfino di aver abbattuto il Boeing 777 della Malaysia Airlines sopra i cieli dell’Ucraina. La politica indipendente della Russia ha comportato l’adozione da parte della Nato, in occasione del summit di Cardiff, di un nuovo Piano di pronto intervento (Readiness Action Plan – RAP), che sarebbe impossibile non prendere sul serio. In base a tale piano si prevede di installare sul territorio dei membri orientali dell’Alleanza forze di rapido intervento, vale a dire le forze speciali (Joint Expeditionary Force – JEF) e le infrastrutture militari aggiuntive. Altro motivo di inquietudine sono le esercitazioni regolari delle forze dell’Alleanza e il sorvolo da parte dei suoi aerei delle frontiere russe, come pure la presenza delle navi della Nato nel Mar Nero e nel Mar Baltico".

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