A Donetsk, dove si sogna la pace

Foto: Reuters

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I colpi di mortaio non tuonano più. La tregua temporanea sembra aver portato un po’ di silenzio in città: gli spari si sentono solo in lontananza e le auto hanno ripreso a circolare. Ma in centro alcuni prodotti continuano a scarseggiare. E regna la paura che gli scontri possano riprendere

Nei quartieri residenziali di Donetsk i lanciarazzi e i colpi di artiglieria hanno smesso di tuonare. Uno dei risultati della tregua temporanea è stato il cessate il fuoco. Anche se parlare di tregua vera e propria è del tutto prematuro: nella zona dell’aeroporto e della stazione ferroviaria continuano infatti a sentirsi spari di armi leggere, specialmente durante la notte. Dall'altra parte della città, nel quartiere Petrovskij, continuano a sentirsi i colpi dei fucili. E i proiettili qui arrivano sino alle abitazioni. Non ci sono state vittime, ma i cittadini di questa lontana periferia trascorrono ormai per abitudine le notti negli scantinati e nei rifugi.

Tuttavia, nonostante le ricorrenti violazioni della tregua, la situazione sta cambiando in meglio. Solo una settimana prima, nei quartieri centrali, le pareti delle case tremavano per le esplosioni e le munizioni sgretolavano letteralmente interi piani di edifici. Oggi la situazione è insolitamente tranquilla. Anche se la gente rimane molto tesa.

Vista dall’esterno, la città presenta pochi cambiamenti. Per le strade si vede più gente, perlomeno nelle zone centrali. Ha ripreso lentamente il traffico cittadino: negli ultimi due giorni sono comparsi più mezzi di trasporto, tanto pubblici, quanto privati. Per le strade sono riapparse le automobili. 

 
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A Donetsk hanno reagito alla tregua con un malcelato, cauto ottimismo. “Siamo stanchi ormai. Semplicemente stanchi. Ogni giorno una sparatoria. Ma chi è in grado di sopportare tutto questo? Che si mettano d'accordo, noi vogliamo la pace, a noi questa guerra non serve. Io non posso più guardare i feriti, mi viene da piangere, mi trattengo a malapena. Ci serve la pace subito”, racconta Elena, infermiera.

“Ma perché non si poteva parlare con noi sin dall'inizio, perché il nostro paese ha voluto annientare i suoi stessi cittadini? - dice Svetlana Nikolaevna, pensionata -. Per invadere e solo poi mettersi d'accordo? E quanta gente hanno ammazzato. E perché? A chi serve un paese così? E se poi qualcosa non dovesse piacergli, cosa faranno, torneranno a bombardare?”

I generi alimentari sono aumentati, ma i soldi non ci sono più

Qualche segnale di speranza si è manifestasto anche in merito ai prodotti alimentari. Nei supermercati e nei negozi sono riapparse merci la cui fornitura era stata del tutto interrotta nell'ultimo mese. Ciò vale in particolare per l'intera gamma di prodotti caseari, alimentazione per bambini, verdura fresca di stagione. L'elenco si estende inoltre ad acqua, succhi e bevande. Per quanto riguarda il rifornimento di carne e prodotti da forno, invece, la situazione resta tesa.

Andrei, autista di autobus: “Beh, almeno con il cibo va meglio. Io ho una bambina piccola e trovare gli alimenti per lei era semplicemente impossibile. Ora sono ricomparsi. Bisogna andare in centro per comprarli, però almeno ci sono”.

La questione finanziaria rimane scottante come prima. Il problema principale è che la gente non ha soldi. Il sistema bancario è di fatto paralizzato, i bancomat non funzionano. Nondimeno gli abitanti possono effettuare compere con le carte di credito, quando il negozio è munito di terminale. La gente però non ha alcuna chance di incassare i contanti. Se ricevono la pensione o lo stipendio, per prelevarli dal proprio conto possono rivolgersi solo a due filiali di Sberbank, ma anche qui con enormi difficoltà. I soldi non ci sono tutti i giorni e per ritirarli bisogna stare in fila diverse ore.

Oleg Nikolaevich, pensionato, racconta: “Ho ricevuto la pensione di luglio e sono in fila già da cinque ore. Anche ieri sono stato in fila, e proprio quando è venuto il mio turno hanno detto che i soldi erano finiti. Resterò finché non me li danno. Ora che pare abbiano smesso di bombardare, non c'è più paura”.

Ugualmente paralizzata è la vita commerciale di Donetsk. La maggior parte dei negozi di abbigliamento ed elettrodomestici, i saloni di bellezza e le concessionarie auto al momento sono chiusi. A causa delle operazioni militari, per via della grande emigrazione e della mancanza di soldi per la gente rimasta in città, condurre affari è ora pericoloso e svantaggioso. Non lavorano la maggior parte dei caffè e dei ristoranti, chiusi sono i cinema e i club sportivi.

Albina, istruttrice di ftmess, spiega: “È in corso una guerra, con la vita tranquilla abbiamo chiuso! Al caffè con l'amica non si può andare, ai concerti non si può andare, la mia attività ora è chiusa. Sono però sicura che da noi tutto tornerà presto alla normalità. Serve soltanto che la smettano con i bombardamenti, la guerra deve finire. Io ho paura di credere in questa tregua, vorrei che trovino un accordo e che tutto finisca. Abbiamo tanto bisogno di pace”. 

C'è ancora un altro problema, che presto si farà sentire pesantemente. In seguito ai massicci colpi di artiglieria alcune migliaia di appartamenti sono rimasti senza finestre. Con l'arrivo del freddo autunnale la vita in questi locali sarà semplicemente insopportabile. 

“Io vivo sulla Prospettiva Partizanskij. Accanto a noi c'è stata un'esplosione, sono morte due persone. I vetri del nostro appartamento sono saltati. Io e mio marito li avevamo messi nuovi quest'estate. Adesso abbiamo chiuso con pannelli di compensato e ce ne stiamo qui seduti come topi. Chi pagherà per questo?”, dice Ol'ga, abitante del quartiere Kievskij.

Domande simili se ne sono raccolte tante, al momento però la gente è in attesa della cosa più importante: un periodo di pace durevole.

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