In fuga dalla paura

Rifugiati in fuga dalle zone degli scontri (Foto: Reuters)

Rifugiati in fuga dalle zone degli scontri (Foto: Reuters)

La situazione sul confine russo-ucraino continua a essere tesa. Molte famiglie si sono messe in viaggio per lasciare la zona interessata dalle tensioni. Il reportage di Rbth

Alcuni di loro non resistono. Abbandonano le proprie case nei villaggi di frontiera e si avviano verso Rostov. Qualcuno si spinge fino a Krasnodar. La situazione sul confine russo-ucraino è tesa. Gli abitanti sono allarmati. Dopo il primo attacco alla dogana di Novoshakhtinsk, la colonna di automobili bloccate sembra infinita. “Abbiamo lasciato i bambini alla suocera. Per fortuna ora ci sono le vacanze. Siamo tornati, abbiamo deciso di vendere la casa. Ma i prezzi sono scesi - racconta Natalia Pechenaya di Novoshakhtinsk -. Se in un momento normale l’avremmo venduta a 60mila dollari, adesso riusciremo a venderla a 30mila. La casa dei vicini è stata acquistata da ucraini, magari anche noi saremo fortunati. Dall’altra parte, cosa possiamo comprare invece? Il nostro problema non riguarda le principali città, lì il prezzo degli immobili non è sceso".

La situazione al confine russo-ucraino si è aggravata dopo che gli scontri dall’Ucraina hanno coinvolto il territorio russo. Al momento sono stati coinvolti solo i checkpoint di frontiera, attraverso i quali ultimamente sta avanzando il principale flusso di rifugiati. L’interruzione della loro attività riduce le possibilità per i civili del Donbass di rifugiarsi nel territorio russo.

Il momento più terribile per i residenti è stato quando alcuni proiettili hanno raggiunto il punto di passaggio delle automobili di Novoshakhtinsk. Si sono sentiti colpi di mortaio. 

 
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“Al momento del bombardamento al valico di frontiera c’era il personale di turno. Non ci sono state vittime né feriti. Il personale è stato evacuato in un luogo sicuro. Nella corsia di passaggio delle piccole vetture si è aperta una buca di circa mezzo metro di diametro e profonda più di 30 centimetri. Al checkpoint potrebbero esserci ancora mine inesplose”. A parlare è il rappresentante ufficiale di frontiera dei servizi di sicurezza federale della Federazione Russa e portavoce della regione di Rostov, Vasily Malaev.

Al checkpoint sono quindi arrivati i rappresentanti del comitato investigativo della Russia. “Durante il sopralluogo nel vicino territorio ucraino è stato sentito uno sparo presumibilmente di pistole, ma anche di mitragliatrici più pesanti. Per ragioni di sicurezza il personale è stato dotato di caschi e giubbotti antiproiettile”, ha detto Malaev. Dal Dipartimento doganale sud hanno precisato: sono stati danneggiati l’edificio del posteggio nel quale si effettua il controllo doganale dei passeggeri degli autobus e un terminale per il disbrigo delle pratiche doganali del trasporto merci.

Il checkpoint russo di Novoshakhtinsk confina con il checkpoint ucraino di Dolzhansky. A un chilometro e mezzo dal confine c’è il podere Comintern. I suoi residenti sono stati testimoni già due volte di inquietanti eventi. Al momento non c'è panico, ma in molti ammettono di avere paura. Quando alla fine di giugno nel territorio russo sono esplosi colpi di mortaio, 80 uomini di Dolzhansky sono stati trasferiti nei vicini campi della Protezione Civile. In quello stesso periodo durante gli scontri tra l'esercito e le milizie nella regione del checkpoint di “Dolzhansky” (Ucraina) un ufficiale della dogana russa è stato ferito, e diversi edifici della dogana sono stati danneggiati dai colpi.

Anche in altri posti di frontiera la situazione è critica. Il 28 giugno a Gukovo delle esplosioni hanno distrutto l'edificio del checkpoint, anche due munizioni sono esplose in due masserie russe.

Il servizio stampa della dogana sud segnala che sul territorio dell'Ucraina nelle immediate vicinanze dei checkpoint sono state sentite delle esplosioni. Il servizio stampa dell'ufficio doganale del sud comunica che alle 10 del 4 luglio 2013 nei posti di blocco della frontiera russo-ucraina della regione le attività doganali si svolgono in maniera regolare.

In generale, la situazione lungo il confine resta difficile. Periodicamente si sentono spari sul territorio ucraino in prossimità della dogana. Gli ufficiali che erano in servizio la sera dell’attacco del 3 luglio sono tornati a lavorare. Anche se l'attraversamento doganale ha subito gravi danni.

Secondo il Ministero per le emergenze russo, il flusso di profughi ucraini ha già superato le 18.000 persone al giorno.

In base ai dati dell'amministrazione ufficiale della regione di Rostov, sul territorio della regione ci sono oltre 21mila rifugiati ucraini. Dai punti di accoglienza temporanei vengono smistati e trasferiti in case di cura, campi d’infanzia, case di riposo. Alcuni rifugiati vengono ospitati dai residenti locali nelle loro case.

Un imprenditore di Rostov, Igor Grekov, ha messo a disposizione degli ucraini in fuga con i figli il proprio palazzo di tre piani, che è diventata la nuova casa di 41 persone, 29 delle quali bambini.

Il proprietario della riserva idrica di Tsimljansk, Dmitri Yushkovsky, ha dato asilo a quasi trecento ucraini. Non solo ha dato loro riparo ma ha sposato la loro causa: "Io vivo secondo coscienza. Nulla me lo impedisce e ho tutto il necessario. La mia felicità è vedere che i bambini ridono”, dice Dmitri.

“Molti cittadini ucraini che hanno attraversato il confine hanno dei parenti sul territorio russo, e sono in viaggio per raggiungerli. Per questo loro non si registrano, sperando di tornare dopo a casa. Possono essere trattati come ospiti ordinari, che normalmente vanno in Russia. Anche se è evidente che questi cittadini stanno fuggendo dalla guerra. Questo fa sì che i risultati delle statistiche ufficiali sui rifugiati dovrebbero essere moltiplicate almeno per tre”, afferma il governatore della regione di Rostov, Vasily Golubev.

Tra i rifugiati c’è una famiglia con 13 bambini. Aspettano il quattordicesimo. È interessante notare come vengono ospitati da altrettante famiglie russe così numerose. “Abbiamo preso il necessario – dice il padre, Aleksandr –. Dove possiamo andare? Rimanere in Ucraina è molto pericoloso, le strade sono bloccate, le azioni militari non cessano. Abbiamo deciso di non rischiare e di trasferirci dai parenti in Russia. Fortunatamente abbiamo il nostro minibus. Con questo siamo arrivati fino al checkpoint ucraino di Izvarino, alle dieci di sera eravamo lì. L'ufficio doganale non era operativo. Abbiamo chiesto ai funzionari di farci passare. Hanno visto quanti figli abbiamo e ci hanno aperto la strada”.

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