Nasce l’Unione economica eurasiatica

I presidenti di Russia, Kazakhstan e Bielorussia, Vladimir Putin, Nursultan Nazarbayev e Alyaksandr Lukashenko, hanno firmato l’accordo definito di portata storica (Foto: Konstantin Zavrazhin / RG)

I presidenti di Russia, Kazakhstan e Bielorussia, Vladimir Putin, Nursultan Nazarbayev e Alyaksandr Lukashenko, hanno firmato l’accordo definito di portata storica (Foto: Konstantin Zavrazhin / RG)

Russia, Bielorussia e Kazakhstan unite da un nuovo modello di integrazione, con misure mirate a garantire la libera circolazione di merci, servizi, capitali e manodopera

Durante una cerimonia tenuta ad Astana, i presidenti di Russia, Kazakhstan e Bielorussia – Vladimir Putin, Nursultan Nazarbayev e Alyaksandr Lukashenko – hanno firmato un accordo di portata storica che sancisce la nascita dell’Unione economica eurasiatica. L’Uee sarà operativa a partire dal primo gennaio del 2015. Pur vedendo di buon occhio un ottimizzazione dell’efficienza economica, gli esperti russi sconsigliano di procedere frettolosamente verso un mercato unico dell’energia.

Stando a Vladimir Putin, l’accordo permetterà ai tre Paesi di raggiungere un livello di integrazione assolutamente inedito. “Pur conservando intatta la nostra sovranità statale - ha dichiarato -, assicuriamo una cooperazione economica più profonda e coordinata”. Come ha spiegato a Vzglyad il direttore del laboratorio di commercio internazionale dell’Istituto Gaidar Aleksandr Knobel, dal punto di vista economico il trattato non introduce alcuna novità: ogni aspetto previsto dal documento era infatti già stabilito da altri accordi stretti dai tre Paesi. Ecco perché la nascita dell’Unione non avrà, nel breve periodo, un impatto significativo sugli scambi commerciali tra i tre Paesi. Tanto più, aggiunge Knobel, che le imposte doganali tra loro erano già state abolite nel 1992. Tuttavia, come si legge nella quarta parte del documento, la nuova unione getta le basi per la ricerca di ulteriori accordi e l’eliminazione dei rimanenti ostacoli.

I tre Stati adotteranno delle misure mirate a garantire la libera circolazione di merci, servizi, capitali e manodopera, mentre nei settori chiave dell’economia - energia, produzione industriale, agricoltura e trasporti - si atterranno a delle linee di condotta comune. La quarta parte del documento, aggiunge Knobel, stabilisce ulteriori accordi riguardo alle materie prime, ai mercati finanziari e ai tempi di implementazione. Entro il 2025, ad esempio, è prevista la creazione di un regolatore finanziario comune che dovrebbe portare i firmatari dell’accordo a una politica macroeconomica, antimonopolisitica e finanziaria comune.

Di qui a undici anni gli Stati membri dovrebbero inoltre dare vita a un mercato comune del petrolio e del gas, mentre un mercato comune dell’elettricità dovrebbe vedere la luce entro il 2019, e un mercato unico farmaceutico unico dovrebbe essere operativo a partire dal primo gennaio del 2016.

Un mercato energetico unico

La creazione di mercati comuni in diversi settori dell’economia non faciliterà solo la libera circolazione delle merci all’interno dell’Uee, ma produrrà anche l’armonizzazione delle norme e delle tariffe doganali dei tre Paesi. Quanto all’elettricità, che la Russia attualmente esporta in Bielorussia e in Kazakhstan e importa dal Kazakhstan, “i membri dell’Uee vorrebbero che si applicassero loro delle tariffe doganali agevolate, come già avviene per i produttori nazionali. È comprensibile, è nel loro interesse”, spiega Knobel.

Kazakhstan e Bielorussia stanno cercando inoltre di accedere al petrolio e al gas russi, benché in questo caso i loro interessi divergano, ha dichiarato a Vzglyad Aleksei Grivach, vicedirettore del Fondo nazionale per la sicurezza energetica. Infatti, mentre le forniture di petrolio russo verso la Bielorussia sono esenti da dazi, Minsk è tenuta a pagare a Mosca una tassa sulla vendita di prodotti derivati dal petrolio (russo) all’Europa (e ai Paesi esterni all’Unione doganale).

Anche il Kazakhstan, spiega Grivach, vorrebbe acquistare il petrolio russo allo stesso prezzo a cui questo è venduto in Russia, usufruire delle infrastrutture presenti sul territorio russo e esportare indipendentemente il gas in Europa. Per non rinunciare a profitti ed opportunità, e non dover competere con un nuovo concorrente sul mercato europeo, la Russia ha insistito affinché l’unificazione del mercato energetico fosse preceduta da un lungo periodo di transizione. Tra undici anni infatti il divario tra il prezzo dell’energia all’interno della Russia e quello stabilito per le esportazioni potrebbe essere diminuito, il mercato europeo forse non rivestirà più una grande importanza per la Gazprom, e il Kazakhstan potrebbe non disporre più di eccedenze di gas da esportare verso l’Ue.

La potenziale crescita del Pil

I reciproci vantaggi del processo di integrazione tra Russia, Bielorussia e Kazakhstan si stanno già palesando. I rapporti economici tra i tre Paesi infatti si sono ampliati, la struttura commerciale è in via di miglioramento, la condivisione di beni ad alta tecnologia è in crescita e le capacità concorrenziali dei Paesi si stanno affinando. Nel corso degli ultimi tre anni il commercio all’interno dell’Unione doganale è aumentato quasi del cinquanta percento, ovvero di ventitré miliardi di dollari (una cifra che, se si prendono in considerazione anche i dati relativi al 2013, raggiunge i 66,2 miliardi di dollari). Presi nell’insieme, Bielorussia e Kazakhstan rappresentano ormai il terzo partner commerciale della Russia dopo l’Ue e la Cina.

Stando ad Aleksandr Knobel, dell’Istituto Gaidar, l’eliminazione delle restrizioni non doganali dovrebbe garantire adesso una maggiore efficienza economica. L’Uee è aperta anche all’integrazione di Paesi esterni all’Unione. Come ha fatto notare il presidente Putin, i membri della nuova unione hanno deciso di accelerare i negoziati con il Vietnam riguardo alla creazione di una zona di libero scambio, di rafforzare la cooperazione con la Cina - anche per quanto riguarda lo scambio di informazioni relative a beni e servizi - e di formare dei gruppi di esperti per sviluppare dei regimi commerciali preferenziali con Israele e India.

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